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Petizioni e attivismo globali per garantire la libertà di internet

La settimana prossima prende avvio la conferenza dell’Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), dove verrà discussa la proposta di estendere l’autorità dell’agenzia ONU nota come Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU), fino a occuparsi della governance di Internet, attualmente in parte riservata all’ICANN, con il potere di aumentare i costi di accesso e intervenire sui diritti umani online.

Motivo per cui è stata lanciata una petizione globale che chiede di preservare in primis l’apertura e la libertà di Internet.

 

Il testo del documento dichiara fra l’altro:

Il 3 dicembre i governi mondiali si riuniranno per aggiornare un trattato importante di un’agenzia dell’ONU, chiamata Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (ITU). Alcuni governi proporranno di estendere l’autorità dell’ITU alla governance di Internet, aumentando i costi di accesso e intervenendo sui diritti umani online. In questo modo l’apertura e l’innovazione della rete saranno minacciate. Ci appelliamo pertanto ai cittadini, alle organizzazioni e associazioni della società civile di tutte le nazioni affinché firmino la Dichiarazione per la tutelare la libertà di Internet.

Le decisioni sulla governance di Internet dovrebbero essere prese in trasparenza con la partecipazione della società civile, dei governi e dei privati. Invitiamo l’ITU e i suoi membri a far propri i principi comuni alla Rete, quali trasparenza e libertà, e a rifiutare le proposte che potrebbero minacciare l’esercizio dei diritti umani online.

 

Per firmare la petizione, basta visitare il sito Protect Global Internet Freedom e seguire le semplici istruzioni. Altri dettagli sono reperibili sul sito-progetto OpenMedia, gruppo a sostegno dei diritti digitali con sede in Canada. Il quale informa su un utile sviluppo alla vigilia dell’evento di Dubai: l’ITU ha deciso di rendere pubbliche le proposte che verranno discusse alla conferenza. Intanto, quasi 32.000 persone e 1.000 organizzazioni, per un totale di 164 Paesi, hanno firmato la petizione, che rimane aperta a tutti. Anche Google ha lanciato un apposito spazio per l’attivismo e l’informazione sul tema, mentre cresce l’ondata di cyber-attivismo e l’hashtag da seguire su Twitter è #freeandopen.

 

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