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L’ addio amaro di un direttore in difesa dei diritti dei precari e della dignità dei giornalisti

Avviene in diretta tv, in apertura del sommario, alle 20:20, il 26 settembre. Gaetano Gorgoni, direttore  di Canale8,  annuncia, senza se e senza ma, le sue dimissioni a causa di una situazione organizzativa ed economica insostenibile che la redazione del Tg8 si trascina da più di un anno.

La sua denuncia è forte: non tanto per i toni con cui il giornalista racconta l’ amara realtà, quanto per la gravità dei fatti e dei comportamenti adottati della proprietà (Tv ItaliaS.r.l. – Otto Communication) culminati in una impressionante negligenza nel trattamento economico corrisposto negli ultimi mesi ai lavoratori.

 

 

di Francesca Ferrara

 

«La proprietà ha deciso di far pagare a noi il prezzo di una gestione fallimentare» afferma Gorgoni nel suo video-comunicato  e aggiunge: «un anno fa abbiamo avuto la possibilità di vendere ad imprenditori importanti e li abbiamo mandati a casa a mani vuote. Il risultato è “tutti a casa” in una struttura svuotata di contenuti e professionalità. Gli stipendi arretrati, ben otto, non sono stati pagati».

 

Dal 12 settembre Gorgoni aveva lanciato l’ allarme, ma sino ad ieri non è stato formulato un piano editoriale e industriale per il rilancio.

 

«In redazione si continua a lavorare con sole due redattrici, non iscritte all’ Ordine e pagate 300 euro con ritenuta d’ acconto. La rassegna stampa, la mattina, viene fatta da lavoratori che hanno la loro dignità ma che non sono stati scelti dal sottoscritto e non sono giornalisti». È giunto il momento di dire la verità e il neo dimesso direttore del Tg8, lo fa a testa alta dando l’esempio in nome della Carta di Firenze.

 

La lista delle cose che non vanno è un esempio  di forte irresponsabilità dalla parte dell’ editore e provoca una  profonda tristezza. «Inoltre, – aggiunge Gorgoni – da anni svolgo il mio lavoro senza un vicedirettore. Il risultato è che i telespettatori e inserzionisti hanno percepito il calo di qualità dei contenuti».

 

Il giornalista ricorda che «per tutto luglio e agosto sono andate in onda repliche di mie trasmissioni  e l’ unico Tg prodotto era in differita a causa di un guasto tecnico. Solo un anno fa avevamo una redazione che funzionava e che riusciva a confrontarsi con la concorrenza in maniera dignitosa. La proprietà non è stata in grado di mettere in campo una strategia commerciale degna di una televisione di grande tradizione come Canale 8. Si è scelta la via di tagli al personale e dei contenuti senza pensare ai danni che avrebbero prodotto».

 

 

Nel suo comunicato ai telespettatori l’ ex direttore sottolinea:  «È  un  addio amaro il mio, ma sono costretto a farlo per difendere la mia dignità di giornalista e per dire no alla precarizzazione del lavoro e alle ingiustizie che, da un anno a questa parte, hanno dovuto subire tutti i lavoratori di Canale Otto. C’è chi è stato sfrattato da casa, perché qualcuno ha deciso di arretrarsi con gli stipendi di ben 8 mesi: la proprietà ha deciso di far pagare a noi il prezzo di una gestione fallimentare.

 

Se il fatturato di una televisione cala, non riesce più a funzionare l’ufficio commerciale e non ci sono nuovi capitali per gli investimenti, bisogna vendere: è la dura legge del mercato. É successo anche al Quotidiano di Puglia: entrò in crisi, ma il suo primo editore capì che bisognava vendere a imprenditori forti: oggi, i lavoratori che hanno vissuto quel periodo difficile nel più venduto quotidiano del Salento, sono vicini alla pensione, grazie all’acquisto di Caltagirone».  Queste le parole che si diffondo viralmente da un account di Facebook all’ altro e rimbalzano sul web.

 

E, allora, la domanda che sorge spontanea è: «se la ‘malattia’ da curare era simile  a quella del Quotidiano di Puglia perché allora non iniettare la stessa medicina per salvare posti di lavoro e profitti?»

 

Ora,  mentre gli editori dello stivale italiano, nella loro mancata attenzione a valori come etica e rischio d’impresa, mietono “vittime” tra precari e precarizzati, licenziati, dimessi e prepensionati, il gesto dell’ex direttore del Tg8 appare come un segnale di speranza, di forza,  coraggio e trasparenza in tempi di risveglio dalla lunga tradizione di omertà che da sempre ha dominato le redazioni di tutta Italia, dinanzi agli abusi attuati sul posto di lavoro negli ambienti giornalistici o nelle stanze della Comunicazione istituzionale con la mancata applicazione della Legge 150/2000.

 

Gaetano Gorgoni, dopo oltre cinque anni alla direzione del telegiornale di Canale 8 e ben otto anni di conduzione di approfondimenti televisivi, è costretto a rassegnare le dimissioni per giusta causa allo scopo di tutelare la sua dignità professionale e la sua storia di operatore dell’informazione.

 

Esempio che andrebbe, in massa, seguito da tutti i direttori di una testata giornalistica in simili condizioni.

 

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