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Franco Basaglia, il ‘’dottore dei matti’’ sottratto agli stereotipi dei media

Sottrarre Basaglia all’immagine televisiva del medico buono che si commuove davanti alla sofferenza dei ricoverati (reclusi) nei manicomi e decide di liberarli. E’ questo l’ obbiettivo che ha ispirato Oreste Pivetta, inviato ‘’storico’’ dell’ Unità,  a scrivere un saggio-biografia su Franco Basaglia appena pubblicato da Dalai.

‘’Il dottore dei matti’’, come lo definisce il titolo (Basaglia. Il dottore dei matti. La biografia. Dalai editore, pagine 290, euro 17), era infatti un personaggio molto complesso e il lavoro di Pivetta punta a ricostruire questa complessità contro gli stereotipi (in buona parte mediatici) che spesso hanno finito per fare velo al suo impegno scientifico e sociale.

 

 

‘’Basaglia – spiega l’ autore – è un intellettuale con una profonda formazione, tra Heidegger, Sartre, Binswanger, è un lettore di Gramsci, è un intellettuale critico, non certo piegato ai poteri, capace di “fare”. E’ un autentico “riformista” (anche nel senso della politica) che sa procedere con gradualità, non certo sulla base di una ideologia (rifiuta tutto ciò che sa di ideologia), costruendo alleanze attorno ad un progetto, concepisce la sua stessa riforma come un lavoro progressivo e mette in guardia i suoi dal rischio di ideologizzare, e quindi di “congelare”, anche questa riforma, tra le più avanzate al mondo, che si deve invece sperimentare di giorno in giorno di fronte alla concretezza dei problemi’’.

 

Questa biografia di Basaglia – racconta ancora Pivetta – sottolinea in particolare alcuni momenti della sua vita: la giovinezza spensierata a Venezia (apparteneva a una famiglia molto ricca, concessionaria della riscossione dei tributi in quasi tutta l’Italia del Nord), il fascismo, il carcere (fu arrestato alla fine del 1944 perché distribuiva materiale di propaganda antifascista), l’esperienza nella clinica psichiatrica di Padova, l’arrivo a Gorizia dove costruisce sull’esempio inglese la “comunità terapeutica”, Colorno, l’incontro con il presidente della provincia di Trieste Zanetti, l’ingresso al san Giovanni, la chiusura dell’ospedale psichiatrico, l’approvazione della legge 180 qualche giorno dopo la morte di Moro e un paio di giorni prima dell’approvazione della legge sull’aborto.

 

Il ventennio di Basaglia, tra Gorizia e la 180, è quello delle grandi lotte, studentesche e operaie, del primo centrosinistra fino alla prova della solidarietà nazionale, del terrorismo di destra e di sinistra, ma anche delle grandi riforme, dal diritto di famiglia, allo statuto dei lavoratori, alla legge 180 appunto.

 

Ho cercato di scrivere non tanto una biografia “psichiatrica” – conclude l’ autore -, quanto la biografia di un paese in un ventennio tormentato ma sicuramente ricco di tensioni ideali e di risultati. Poi verranno gli “anni ottanta”.

 

Già.

 

 

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