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Emergenza, un centro di raccolta della disinformazione

L’ informazione d’emergenza è un servizio pubblico e come tale può e deve essere verificata in tempo reale. Lo sottolinea Craig Silverman, giornalista e collaboratore della Columbia Journalism Revue,  in un articolo su Poynter.org che prende spunto da quanto è accaduto in questo campo durante l’ uragano Sandy.

 

In particolare, Silverman,  suggerisce collaborazione, coordinamento e l’ individuazione di un punto di raccolta delle notizie – una sorta di ‘’borsa’’ dell’informazione -, come soluzione alla gestione delle informazioni false che si diffondono in situazioni di emergenza.

 

L’ autore elenca gli interventi attuati dalle testate per individuare e combattere la disinformazione e le immagini false circolate in occasione di Sandy e articola una riflessione per trovare una soluzione al problema dell’enorme flusso di informazioni che si verificano in occasioni come questa.

 

Ecco alcune sue indicazioni:

 

– “Sì, Twitter può diffondere disinformazione, ma è, anche, una potente rete per verificare i fatti. Qualsiasi strumento o rete in grado di diffondere informazione può diffondere notizie vere e false. Questo perché gli esseri umani offrono una grande varietà di falsità e verità, soprattutto in occasione di flussi continui di informazioni in eventi come questo.

Credo che parte della risposta stia, per redazioni, giornalisti, agenzie governative e altri soggetti nel coordinare il flusso collaborando fra di loro…

 

– …l’idea è quella di mettere le testate giornalistiche e gli altri attori chiave insieme durante le catastrofi…coordinando la creazione e la condivisione del lavoro di debunking (smascheramento) e la diffusione di informazioni di qualità…abbiamo bisogno di formalizzare questo processo.

 

– Ne ho parlato in una nota su Truth Trend…e ho rinominato il progetto chiamandolo WarningWire e focalizzandolo sull’ uso della tecnologia per identificare la disinformazione e sulla creazione di un network di redazioni, giornalisti e altri soggetti interessati per inserire anche il fattore umano nel lavoro di smascheramento

 

– …queste verifiche, che da sempre vanno fatte dalle redazioni, con l’informazione che passa sul web comportano un impegno raddoppiato… WarningWire riunirebbe il lavoro di smascheramento con l’ indicazione chiara delle fonti e dei link e facilitando la diffusione su twitter. Sarebbe utile coordinare gli sforzi di debunking… Questo sarebbe servizio pubblico.

 

– …Quello che serve è un luogo dove trovare le smentite, soprattutto durante un evento con continua copertura.

…in questo senso, WarningWire è come una stanza di compensazione o un servizio di controllo del traffico aereo…si tratta di una piattaforma in cui si possa condividere le cose fatte e in cui è possibile vedere chi ha smascherato cosa…

 

(a cura di Claudia Dani)

 

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