Venezuela: giro di vite per i “reati d’informazione”?

Venezuela La libertà d’informazione, online come offline, continua ad essere a rischio in vari Paesi del mondo. Stavolta è il caso del Venezuela, dove la scorsa settimana — informa un articolo di Global Voices Online — Luisa Ortega Díaz, Ministro della Giustizia venezuelano, ha proposto una “Legge contro i reati d’informazione” (il testo integrale in spagnolo è disponibile qui) che diversi blogger e giornalisti considerano una grave minaccia.

I media sono stati spesso al centro degli scontri politici nazionali. Il presidente Hugo Chávez ha criticato duramente diverse testate, accusandole di destabilizzare il Paese e diffondere notizie false. Come conseguenza, afferma Ortega Díaz, “È necessario che lo Stato venezuelano disciplini la libertà d’espressione”, sottolineando che non è intenzione del governo limitarla, bensì solo regolarla.

L’attuale Costituzione garantisce la libertà d’espressione, pur precisando che ci sono limiti e responsabilità da rispettare. Tuttavia questo disegno di legge aumenta il numero di reati in cui potrebbero incorrere quanti operano nel mondo dell’informazione. Il testo comprende infatti 17 articoli in base ai quali editori, giornalisti, fonti e chiunque partecipi in qualsiasi mezzo di comunicazione potrebbero subire condanne fino a 4 anni di carcere se la notizia pubblicata provoca il panico fra la popolazione o mette a repentaglio la quiete pubblica, la sicurezza o l’indipendenza dello Stato venezuelano. La stessa pena può essere comminata a coloro che manipolano le informazioni o “disturbano la salute mentale o la morale pubblica”.

L’articolo di Global Voices Online prosegue citando proteste e interventi — soprattutto online — contro la proposta governativa. Un rilancio su Twitter incalza: “Insieme alla legge sui reati d’informazione dovrebbero pure costruire un mega carcere dove mettere tutti noi, giusto?”. E il giornalista Carlos Correa, direttore della ONG Espacio Público, spiega: “Data l’importanza della libertà d’espressione in una società democratica, lo Stato dovrebbe garantirne e promuoverne l’esercizio, non limitarlo tramite leggi volte a far tacere i mezzi di comunicazione o qualunque forma d’espressione libera e critica.”