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La “guerra” dei grafici contro l’ ipocrisia Olimpica di Pechino


La vicenda Olimpiadi a Pechino ha offerto ai grafici di tutto il mondo l’ occasione per mettere alla prova la propria creatività nella denuncia delle violazioni dei diritti dell’ uomo da parte della Cina.

Ne sta nascendo una martellante cacofonia che, insieme alle proteste di piazza, potrebbe mettere in serio imbarazzo le autorità di Pechino.

Oltre a Rsf – che ha realizzato una delle interpretazioni più significative, trasformando in manette i cerchi olimpici, diventata ormai un “classico” -, oltre ad Amnesty e agli altri gruppi impegnati nel campo della difesa dei diritti e della libertà di espressione, molti singoli artisti hanno ingaggiato una personale “guerra” contro l’ ipocrisia del regime, mettendo in campo e diffondendo sul web le proprie creazioni.

In molti casi – come documenta un articolo su Agoravox di un grafico freelance che vive e lavora a Tokio – si tratta di veri e propri “editoriali” grafici che colpiscono allo stomaco più di qualsiasi invocazione verbale.

Come questo qui sotto:

O come quest’ altro, diventato ben presto famosissimo in rete:

Dove il corpo e il sangue del fucilato servono solo a disegnare i contorni del logo cinese delle Olimpiadi, capovolgendone in maniera brutale il “messaggio” di speranza e di pace e trasformandolo in un sigillo di violenza e di morte.

(da Agoravox: http://www.agoravox.fr/article.php3?id_article=38547)

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