I sindacati vogliono Alain Minc fuori da Le Monde

La rete Intersindacale dei giornalisti francesi denuncia ‘’manovre’’ di Minc per arrivare a una ricapitalizzazione che favorirebbe i gruppi Lagardère e Prisa e ne chiede l’ allontanamento immediato – Circa 10 milioni di euro di perdite nel 2007 – Una situazione di stallo

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I sindacati SNJ e CGT della Société éditrice du Monde (SEM), che edita il quotidiano parigjno, hanno chiesto ieri ”l’ allontanamento immediato” dal Consiglio di sorveglianza del gruppo Le Monde di Alain Minc, accusato di ”orchestrare” l’ attuale crisi di gestione del giornale, e che in ogni caso dovrebbe lasciare il suo incarico il 31 marzo.

Lo rende noto la rete Intersindacale dei giornalisti , che si è formata in Francia da alcuni mesi, aggiungendo che Minc, presidente del consiglio di sorveglianza, “non fa mistero del suo ruolo di consigliere del presidente della Repubblica” e starebbe dietro ”l’ attuale disordine alla direzione del giornale”.

Questo “caos istituzionale” punta, secondo i sindacati, a “facilitare una ricapitalizzazione del giornale” in cui Alain Minc “ha riservato la parte migliore al gruppo Lagardère di cui è, ancora una volta, consigliere”.

Anche la CFDT di Le Monde accusa Alain Minc, di “alimentare” il “blocco”.

L’ “ipotesi” di una ricapitalizzazione del quotidiano da parte dei gruppi Lagardère e Prisa, “per il suo carattere prematuro e casuale”, avrebbe “contribuito ad accrescerfe la confusione, e quindi ad aggravare la tensione attuale”, denunciano i giornalisti che fanno capo alla CFDT in un comunicato.

La strategia del gruppo dovrebbe “ridefinire i principi di collaborazione fra le Monde cartaceo e la sua versione online”, rileva la CFDT.
Jean-Michel Dumay, il presidente della Società dei redattori del giornale, aveva rivelato alla fine di dicembre, in una mail ai dipendenti, che la forte reddititività del sito di Le Monde (5,2 milioni di euro in due a nni di ricavi) si è tradotta in un contributo negativo per il giornale (-1,4 milioni di euro).

Promotora de Informaciones, o ‘’Prisa’’, come la holding editoriale è meglio conosciuta in Spagna, ha detto nei gioorni scorsi che punta ad aumentare la sua presenza nell’ azienda a partire dall’ attuale 15%, insieme con Lagardère, che controlla il 17% del capitale.
Lagardère sarebbe assolutamente inadatta a controllare Le Monde, in quanto Arnaud Lagardère, amministratore delegate del maggiore gruppo editoriale francese, è molto vicino al presidente Nicholas Sarkozy, ha sottolineato la Società dei redattori, che ha il potere di veto sulle decisioni chiave che riguardano il giornale.

A dicembre 300 dipendenti del quotidiano avevano compiuto una manifestazione di protesta davanti all’ ingresso della redazione, dopo l’ annuncio che il giornale aveva debiti per 150 milioni di euro.

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Lagardère e Prisa avevano proposto nei giorni scorsi un piano di ricapitalizzazione per 75 milioni di euro, ma esso – spiega Philip M. Stone su followthemedia.com – comporta per la redazione, che attualmente controlla il 60,4% del giornale, una posizione di minoranza. Per conservare l’ integrità editoriale, entrambi i soci di minoranza hanno risposto che i dipendenti potrebbero continuare a nominare il loro direttore: Prisa assicurerebbe il rispetto dell’ indipendenza editoriale, mentre Lagardère si occuperebbe esclusivamente della parte manageriale.

Ma i giornalisti di Le Monde – commenta Stone- non sembrano assolutamente convinti che l’ amico strettissimo di Sarkozy, Arnaud Lagardère, voglia realmente tenere le mani fuori dalla linea editoriale. Lagardère non ha certo avuto alcun ritegno in passato nel proteggere editorialmente Sarkozy (a Paris Match il direttore perse il posto due anni fa in un attimo) e i giornalisti temono pressioni analoghi su Le Monde se dovessero perderne il controllo.

Ci sono però – osserva ancora Stone – reali problemi economici in gioco che i giornalisti non possono ingorare. Il giornale spende più di quanto incassa e ha perso circa 10 milioni di euro l’ anno scorso. E aveva debiti per circa 150 milioni di euro prima di vendere un giornale regionale controllato per 91 milioni di euro.

Le Monde aveva avuto un ultimo aumento di capitale – assolutamente vitale – per circa 65 milioni di euro – nel 2005, 50 dei qali erano stati versati in parti uguali da Lagardère e Prisa. Il giornale aveva dovuto subire anche una grave ferita con il taglio di 200 posti di lavoro, ma ha vissuto lo stesso un periodo di rilancio, nonostante il valzer delle poltrone e le dimissioni del presidente alla fine del 2007.

I giornalisti hanno votato contro due proposte finanziarie – ridurre i costi di 10 milioni conservando I posti di lavoro, e ricapitalizzare la società, che significa però perdere il controllo del giornale – e nessuna delle due li convince.

Allora, che fare?

Il problema per Lagardère e Prisa – continua Followthemedia – è semplice: perché investire dei soldi senza avere il controllo finanziario dell’ azienda? Mentre la maggioranza degli azionisti (i dipendenti) credono che cedendo questo controllo l’ integrità editoriale sarebbe in pericolo (così come una parte dei loro posti di lavoro). Di qui la situazione di stallo.