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PARTE ‘ASSIGNMENT ZERO’, GIORNALISMO INVESTIGATIVO APERTO A TUTTI

Ispirato al modello open source, l’ esperimento di Jay Rosen è appena cominciato e in una lettera aperta l’ ideatore del progetto spiega gli obbiettivi – Il lavoro investigativo si svolgerà all’ aperto e al di fuori delle redazioni e tutti gli internauti che vorranno collaborare saranno i benvenuti – La scommessa sul modello ‘’pro-am’’ (professionale/amatoriale) – Il primo progetto riguarda il crowdsourcing.
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L’ esperimento di giornalismo open source che Jay Rosen aveva annunciato qualche mese fa realizzando �NewAssignement.net è partito in questi giorni (un po’ prima della scadenza prevista) con un primo progetto. Si chiama Assignment Zero e rappresenta il più maturo tentativo di declinare insieme giornalismo professionale e giornalismo dei cittadini, secondo un modello che Rosen definisce ‘’pro-am’’ (professional-amatoriale).

Il primo tema che verrà analizzato riguarda molto direttamente il mondo della rete è il crowdsourcing., un’ analisi delle possibilità di sfruttare l’intelligenza collettiva attraverso gli strumenti del web.

AssignmentZero
– spiega Raffaele Mastrolonardo su Mastroblog – offre già qualche indicazione su come è stato impostato il lavoro. Un blog, gestito dall’editor, aggiorna sull’evoluzione del progetto. Un’area riguarda agli assignment, i compiti che chi collabora può prendersi in carico. Per esempio: un’analisi del funzionamento di Threadless, sito di design che sfrutta l’immaginazione delle masse virtuali per disegnare t-shirt, oppure la ricerca di persone da intervistare per ottenere informazioni sui siti di social news, o ancora un’intervista a Lawrence Lessig. Un forum, infine, permette ai collaboratori di discutere e sviluppare idee.

La partecipazione, visto che il progetto è appena partito, ovviamente ancora manca. Ma non può non stupire favorevolmente il gran lavoro che già è stato fatto per sviscerare i vari aspetti del tema e trovare i possibili interlocutori. Senza contare che, anche così com’è, l’area di lavoro offre una serie di preziosissime indicazioni per chiunque voglia interessarsi all’argomento.

Detto questo, conclude Mastrolonardo, la riuscita del progetto si giocherà proprio sulla capacità di richiamare e gestire la partecipazione conducendola verso un esito creativo e informativo. E per questo bisognerà aspettare un paio di mesi.

Le linee che Assignement zero seguirà sono esposte con molta chiarezza da Rosen in una lettera aperta a tutti i partecipanti, che trovate qui sotto in traduzione italiana.

Lettera ai partecipanti

di Jay Rosen

Benvenuti su Assignment Zero.
Ispirato al movimento open source, questo è un tentativo di legare giornalisti e cittadini per fare giornalismo investigativo insieme. E’ una collaborazione fra  NewAssignment.Net, Wired e coloro che scelgono di parteciparvi.

Il lavoro investigativo si svolgerà all’ aperto e non dentro le mura di una redazione. La partecipazione è volontaria: tutti gli internauti che vogliono collaborare sono i benvenuti. La gente che raccoglierà, racconterà e analizzerà le storie sarà un misto di giornalisti professionali e cittadini, i cosiddetti citizen journalists. Questo modello lo chiamo ‘’pro-am’’

Gli ‘’am’’ sono solo persone che desiderano contribuire a un progetto giornalistico che esse, per i loro motivi, sostengono. I ‘’pro’’ sono giornalisti che coordinano ed editano la storia, mettono a fuoco gli standard, controllano tutti i dati e pubblicano la versione finale.

In questo progetto, cerchiamo di costruire inchieste e servizi giornalistici attraverso il crowdosourcing, ma non sappiamo ancora se questo sito e questo metodo funzioneranno. Le nostre idee sono vergini perché non sono state testate. Partecipando voi potrete aiutarci a immaginare questo puzzle. 

Un fatto straordinario dell’ era della rete è che i costi per le persone per trovarsi, condividere le informazioni e lavorare insieme sono in rapida diminuzione. Ciò potrebbe avere delle importanti ripercussioni sul giornalismo investigativo in grande, consentendo la realizzazione di inchieste lì dove la verità è disseminata un po’ dovunque. Mettendo in pool la propria intelligenza e dividendosi il lavoro, un network di giornalisti e di volontari potrebbero essere in grado di trovare quei fatti che l’ opinione pubblica ha bisogno di sapere.

James Surowiecki, che ha scritto un libro su queste cose, dice che ‘’nei gruppi intelligenti le persone collaborano e lavorano insieme anche quando sarebbe più razionale per loro lasciare che altri facessero quel lavoro’’. Quello che il giornalismo professionale dice ai suoi lettori, per lo meno negli Usa, è: ‘’voi non avete il tempo o l’ inclinazione per scarpinare nei corridoi del governo o per andare dove una notizia sta avvenendo. E’ più razionale lasciare che noi, la stampa, lo facciamo per voi. Uscite e fate la vostra vita, noi vi terremo informati’’.

Il fatto però è che non sempre le cose vanno così, vero?

Noi sappiamo che il giornalismo pro-am può funzionare solo se le persone sono convinte a dare il proprio tempo, prestare la loro conoscenza, mettere in comune la propria intelligenza. Sono delle donazioni, ma non di danaro.

Per riuscirci, dobbiamo persuadere diverse centinaia di persone a donare il loro lavoro per una grande storia – e a ronzarci attorno per farne davvero una cosa buona. Prevediamo naturalmente di modificare questo sito per delle storie future, più complicate e difficili. Forse sull’ambiente. O sulla scuola. O — chi lo sa? — sulla guerra.

Una redazione professionale non può fare facilmente questo genere di lavoro; è un sistema chiuso. Poiché soltanto gli addetti operano al suo interno, ci sono controlli stretti. Quella è la resistenza del sistema. La debolezza è che la ‘’macchina’’ conosce soltanto quello che la sua gente conosce. Che  non era una grande debolezza fino a quando Internet non ha reso possibile alle persone  che prima venivano definite solo ‘’audience’’ costruire la propria forza informativa.

Il nostro sito è stato progettato per “aprire„ il modo di produzione delle notizie. Questo significa che chiunque può girarci dentro e verificare che cosa stiamo facendo. E se lo stiamo facendo bene, chiunque sia interessato può trovare qualche minuto per fare qualche cosa di utile. Stiamo scommettendo sull’ ipotesi che un’ apertura di questo tipo presenterebbe dei vantaggi editoriali più grandi dei relativi, risaputi, punti deboli.

Ma il progetto non è solo open, è anche ‘’pro-am’’. Alcune cose saranno decise dai redattori, altre saranno lasciate ai partecipanti. Non sappiamo ancora quale sia la miscela ottimale, ma nel corso del lavoro la scopriremo. Una cosa che probabilmente si verificherà sarà lo Scambio, attraverso il forum di Assignment Zero. E’ il luogo dove potrete parlare del progetto, fare galleggiare le idee e dirci che cosa sta funzionando, oppure no. Chiunque può iniziare una trama. I redattori guardano il forum e naturalmente partecipano. Un giorno una storia con migliaia di persone che collaborano potrà diventare routine, e sapremo come fare. Per ora abbiamo bisogno soltanto delle centinaia, persone che agiscono in spirito di cooperazione per aiutarci a smontare e a rimettere insieme una singola storia che sembra molto complicata.
Assignment Zero è un punto di partenza, una linea di base. Chi lo sa dove andremo a finire… Ma se fare giornalismo in stile open comincerà a diventare usuale – nella nostra come in altre testate – tutto questo potrà veramente cambiare il giornalismo ed espandere per quanto è umanamente possibile lo strumento della stampa libera.

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