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I GIORNALISTI USA? TUTTI DI SINISTRA


Secondo un’indagine condotta dalla rete televisiva MsNBC, quasi nove giornalisti su dieci che hanno fatto donazioni politiche hanno arricchito le casse del partito democratico

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di Matteo Bosco Bortolaso

New York – I giornalisti Usa? Tutti di sinistra.

Secondo un’indagine condotta dalla rete televisiva MsNBC, quasi nove giornalisti su dieci che hanno fatto donazioni politiche hanno arricchito le casse del partito democratico. Il reporter investigativo della MsNBC Bill Dedman ha fatto i nomi di 144 dipendenti di testate giornalistiche tra reporter, redattori e produttori, rivelando quale candidato avevano appoggiato nella scorsa campagna per le presidenziali, nel 2004.
E la stampa, secondo i risultati, sarebbe tutta a sinistra: l’87% degli intervistati ha finanziato i democratici, mentre il 17% ha appoggiato i repubblicani. La somma delle due percentuali supera il 100 perché due reporter avevano donato fondi ad entrambe le formazioni politiche.

Negli Stati Uniti la commissione federale per le elezioni obbliga tutti i candidati alla presidenza a preparare una lista dei loro finanziatori e dei loro datori di lavoro. Questi moduli sono stati lo spunto che ha fatto partire l’indagine della MsNBC. La maggior parte dei contributi è arrivata da chi lavora in grandi quotidiani o agenzie di stampa. Altri sono giunti da televisioni come ABC, CBS, NBC, Fox News e da canali affiliati alla Fox, l’unica azienda che permette di fare queste donazioni, vietate dalle altre testate.
Chi ha detto che un giornalista della Fox deve votare repubblicano, come vorrebbe lo stereotipo? Codie Brooks, per esempio, che lavora al programma Special Report condotto da Brit Hume, ha raccolto assieme ad amici 2.600 dollari e li ha offerti al senatore democratico Harold Ford Junior, del Tennessee.

Ma anche due giornalisti del Wall Street Journal, un quotidiano notoriamente conservatore, hanno finanziato i democratici. Krishnan Anantharaman, che si occupa della sezione Classroom, ha dato 500 dollari al senatore Barack Obama quest’anno, mentre Henry Sender, prestigiosa firma del giornale, ha offerto 300 dollari per la campagna di John Kerry nel 2004.

Corey Flintoff della National Public Radio, invece, ha donato 538 dollari per la campagna presidenziale di Howard Dean, sempre nel 2004.
E il giornalista del New York Times Randy Cohen, che cura la rubrica The Ethicist, ha regalato 585 dollari al sito progressista MoveOn.Org. Lo ha fatto come avrebbe fatto una donazione “per i boy scout o per la chiesa cattolica” ha detto alla MsNBC, sottolineando che “pochi quotidiani se la prenderebbero con un giornalista che dà i soldi ai boy scout o che entra nella chiesa cattolica, ma i primi hanno una politica discriminatoria contro i ragazzini omosessuali e la seconda ha una visione sui diritti alla riproduzione molto più restrittiva dei normali standard americani”. “I reporter – argomenta l’autore della rubrica – dovrebbe essere invitati a non appoggiare questi gruppi? Direi di no”. Ma dopo questa dichiarazione, Cohen, in un secondo contatto con la MsNBC, ha aggiunto: “Detto questo, la politica del Times mi impedisce di fare questo tipo di donazioni e non le farò più”.

L’autore di The Ethicist è uno dei tre giornalisti del New York Times ad aver offerto denaro ai democratici. Secongo le indagini di Dedman, dal giornale della Grande Mela sono arrivate sette donazioni distinte e solamente una è andata ai repubblicani.
E molti altri giornalisti di Manhattan hanno appoggiato il partito che dovrà scegliere se candidare il nero Barack Obama o l’ex first lady Hillary Clinton. Due giornalisti del Daily News hanno finanziato i democratici: Celia McGee ha dato mille dollari alla Clinton nel 2005 e altrettanto ha fatto quest’anno, anche se come reporter freelance per il New York Times. Un altro impiegato del Daily News, invece, ha finanziato John Kerry, il candidato sconfitto da George W. Bush nella campagna del 2004.

Il settimanale New Yorker, infine, è un vero e proprio “covo di comunisti”: i giornalisti della prestigiosa rivista della Grande Mela, che non nasconde la sua ferma e spesso feroce opposizione all’amministrazione Bush, hanno donato tutti insieme più di 13 mila dollari. Soldi che sono andati, naturalmente, a sinistra.

Dare soldi ad un politico può suscitare l’accusa di essere affetti da bias, di non difendere un baluardo del giornalismo anglosassone, l’imparzialità. Come distinguere i fatti dalle opinioni se si apre il portafoglio ad un candidato? Che accadrà nella campagna per le prossime presidenziali, previste per l’anno venturo? Obama e Clinton attirano consensi e anche soldi, da pubblico e giornalisti. Nel campo avverso, però, due repubblicani anomali che si sono formati al municipio di New York, Rudy Giuliani e Michael Bloomberg, potrebbero sparigliare le carte.

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