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QUEI PERVERTITI DEI CYBERNAUTI. COME I ‘GRANDI MEDIA’ MANIPOLANO LA BLOGOSFERA


In un racconto per Lsdi, Gregorj e Loska, i due blogger che hanno messo in moto la vicenda del video schock di Torino, denunciano l’ atteggiamento manipolatorio dei grandi media e la ‘’censura’’ nei confronti della blogosfera. ——————–

‘’Il fatto che sia stato un blog a denunciare il video è stato sistematicamente taciuto fin quando non ne ha fatto menzione il tg3 (l’unico a citarci e ad intervistarci per conoscere anche la nostra campana). Siamo riusciti ad avere un riconoscimento da Ma, al di là della scontata constatazione dello strabismo dei ‘’grandi media’’ nei confronti di blog e web, nel racconto fatto per Lsdi, Gregorj e Loska – i due bloger che avevano scoperto il video segnalandolo a ‘’Vividown’’ – denunciano un atteggiamento fortemente manipolatorio della macchina mediatica, sottolineando che, ‘’addirittura, in molti hanno additato a mostri i cybernauti che avevano visto il video, come se fossero dei ‘pervertiti’. Senza dire, invece, che gran parte delle persone che lo aveva visto lo aveva condannato e denunciato. E anche grazie a loro è diventato il fenomeno che sappiamo e ha permesso che i colpevoli fossero puniti’’.

Il mondo dei blog – chiariscono Grogorj e Loska – ha reagito al video subito, con durissime prese di posizione, ma i media ufficiali non se ne sono accorti. O forse ‘’era giornalisticamente molto più facile raccontare la storia di una serie di avventori che ridevano del ragazzo. Faceva figo, insomma…’’.

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di Gregorj e Loska

(di giornalettismo militante )

Sono passati ormai più di 15 giorni da quando abbiamo trovato in rete il video che testimoniava una serie di violenze psicologiche nei confronti di un ragazzo disabile. Quindici giorni nei quali è accaduto di tutto: è cominciata una campagna governativa e di stampa contro il bullismo, una serie di tv nazionali si è occupata del caso, molti politici si sono mobilitati contro l’accaduto. E…

Ma andiamo con ordine.

L’inizio della storia

Tutto è iniziato in una domenica di quelle un po’ noiose, nelle quali il brutto tempo ti impedisce di uscire. Era il 5 novembre: Loska e io ci mettiamo a guardare i video divertenti di Google, e ci imbattiamo nel filmato. Lo guardiamo e lo riguardiamo per quattro-cinque volte, assolutamente indecisi sul da farsi. Capiamo che non è certo il caso di far finta di nulla, ma immaginiamo che una segnalazione alla Polizia Postale rischia di essere sottovalutata o di finire nel dimenticatoio.
Passano due ore di dibattito, nelle quali scartiamo anche altre ipotesi. Alla fine decidiamo di mettere il video nel blog, e di corredarlo con una spiegazione ed un commento. Chissà perché, ci viene in mente che in questo modo è possibile che qualcuno riconosca la classe, o i ragazzi, oppure che finisca tra le mani di qualche autorità.
Insomma, crediamo che tramite un blog possiamo riuscire a fare qualcosa di utile.

Il post rimane online una settimana, durante la quale abbiamo registrato numerosissime prese di posizione contro l’atto vergognoso, ma nessun riconoscimento degli autori o della vittima. Intanto, però, riascoltiamo più volte la registrazione per carpire un particolare che riuscisse a farci venire a capo della vicenda, e così sentiamo la parola “Vividown”. La pronuncia un ragazzo facendo riferimento a un’associazione che si doveva venire a prendere “il loro handicappato”, e abbiamo pensato che il nome fosse pronunciato perché magari l’associazione stessa faceva assistenza in quella scuola.
Contattiamo immediatamente la sede milanese di Vividown, mettendoli al corrente di ciò che avevamo visto e del fatto che sono citati: da qui in poi, il resto è cronaca: la denuncia, l’ oscuramento del video, l’interessamento della Senatrice Baio. A quel punto, sappiamo che le cose stanno succedendo, ma pensiamo anche che il nostro ruolo nella vicenda sia finito.

L’ “irruzione” dei media tradizionali

Domenica 12, poi, sfogliando Repubblica, troviamo la notizia. Da come è scritto il pezzo, ci rendiamo conto che la fonte dovrebbe essere la procura di Milano, dove Vividown è andata a sporgere denuncia. Scriviamo un post , facendo notare una serie di stranezze nell’articolo (e cioè che c’è ripetuto un errore che avevamo fatto anche noi nel primo post: il particolare dei libri tirati al ragazzo), ma in generale ci sentiamo sollevati da una responsabilità: quella di dover essere gli unici a custodire una storia del genere.

Leggiamo con un sorriso il commento di Paolo Garimberti che Repubblica accompagna all’articolo: nel pezzo si stigmatizza, oltre al comportamento dei ragazzi, anche quello degli internauti che, secondo il professore, avrebbero visto il video senza dire nulla, anzi commentando in maniera scherzosa lo stesso. Noi sappiamo che non era vero: dal momento che il filmato è stato postato nel nostro blog, sia da noi che nella sezione “commenti” di Google c’erano centinaia di insulti ai ragazzi e a quello che facevano al ragazzo disabile.

Chiaro quindi che quei commenti indignati non erano stati letti, anche perché era giornalisticamente molto più facile raccontare la storia di una serie di avventori che ridevano del ragazzo. Faceva figo, insomma.

Semmai, e questo è secondo noi un particolare sociologicamente rilevante, nei commenti c’erano delle analogie preoccupanti: dicevano tutti “E’ una vergogna, vi segnaleremo a Beppe Grillo, Le Iene, Striscia la notizia”… come se il blog di Grillo e le trasmissioni televisive rappresentassero, nell’immaginario di chi scriveva, un surrogato delle forze dell’ordine. Ma noi non siamo sociologi, e quindi lasciamo a chi fa questo mestiere l’onore e l’onere di trarre delle conclusioni da ciò.

Un’altra cosa ci sembra strana: che nell’articolo si continuasse a parlare di un solo video (in realtà erano 2), e non si parlasse della presenza dell’insegnante in uno di essi. Per questo scriviamo questo post la sera di domenica. Il giorno dopo Repubblica rivela il particolare dell’insegnante. Nel frattempo, veniamo contattati dal Tg3 e da La7, che citano il nostro come il blog degli “scopritori” del video. Anche il Tg5 fa vedere alcune nostre foto. Il giorno dopo l’edizione on line della Repubblica ci cita (così come il Corriere), mentre il mercoledì arriva il finale della vicenda, che noi apprendiamo dalle agenzie .

Di come cambiammo l’agenda setting

Per noi la storia finisce in quel momento. Il giorno dopo non scriviamo nulla nella vicenda, e così ci stiamo impegnando a fare in questi giorni. Perché pensiamo che non appartiene a noi la ricerca dell’inchiesta a tutti i costi, delle notizie ricorsive, delle storie a puntate che fanno tanto fogliettone. Non ne sentiamo la necessità. Aver fatto parlare due ministri della questione è stata una cosa che ci ha colpito: come dice sempre Loska, abbiamo cambiato l’agenda setting del paese, senza nemmeno accorgercene. E di questo, se contribuirà a far sì che situazioni del genere non si ripetano, siamo felici.

Ci avete chiesto una riflessione sul rapporto tra giornalismo e media: ci viene da dire che è stato incredibile il comportamento del giornalismo tradizionale: il fatto che sia stato un blog a denunciare il video è stato sistematicamente taciuto fin quando non ne ha fatto menzione il tg3 (l’unico a citarci e ad intervistarci per conoscere anche la nostra campana). Siamo riusciti ad avere un riconoscimento da ‘’Repubblica’’ solo per vie traverse ed in un trafiletto che è scomparso quasi subito. Lo stesso vale per il Corriere, e bisogna puntualizzare che la citazione è stata inserita solo nella versione web, come se non fossimo degni –noi bloggers – di una menzione ufficiale.
Addirittura in molti hanno additato a mostri i cybernauti che avevano visto il video, come se fossero dei “pervertiti”. Senza dire, invece, che gran parte delle persone che lo aveva visto lo aveva condannato e denunciato. E anche grazie a loro è diventato il fenomeno che sappiamo e ha permesso che i colpevoli fossero puniti. E’ solo grazie al lavoro della redazione del Tg3 che abbiamo potuto vedere menzionato anche il blog, in altri servizi che ne riprendevano il girato.

Abbiamo anche raccontato quanto stava accadendo a molti blogger autorevoli e importanti, di quelli che compaiono ai primi posti nelle classifiche. Soltanto in tre (Mario Adinolfi, Paolo Attivissimo e Luca di Pandemia) ci hanno risposto e si sono interessati alla cosa, e li ringraziamo. Sugli altri stendiamo un velo. Siamo sopravvissuti lo stesso.

In conclusione

La storia ci ha cambiato, ovviamente, ma anche oggi, ragionando a mente fredda, non riusciamo a dirvi precisamente quanto e in che modo. Di un particolare però ci siamo accorti subito. Da quel giorno, dal 5 novembre, né Loska né io (Gregorj), siamo più andati a spulciare la sezione “video divertenti” di Google. Qualcosa ci blocca. Ma non chiedeteci cosa.

Gregorj (Alessandro)
Loska (Maddalena)

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