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Quando Time scoprì Internet…

Al di là delle solite lodi, la “persona dell’anno” scelta dal settimanale Time appare faccenda scontata e poco utile—particolarmente per chi segue da vicino simili dinamiche. Buona parte del contenuto è noto (non solo a navigatori incalliti), si dà ampio spazio ai soliti nomi arricchendoli con qualche sconosciuto a caso, sottovalutando e dimenticando però altri aspetti meno eclatanti eppur cruciali. Ad esempio, l’ascesa del citizien journalism nelle sue varie forme. È quanto fanno notare parecchi nella blogosfera USA, da JD Lasica a John Eckman, con un post significativamente intitolato La persona dell’anno sarebbe.. chi?, dove ricorda che «Time sembra aver perso una buona occasione per parlare di quale sarà l’impatto concreto dei media creati dagli utenti. Dove sono i link a progetti quali OurMedia, NewAssignment, The Independent Media Center e Center for Citizen Media?» Aggiungendo come il fondatore di quest’ultimo, Dan Gillmor, suggerisce che il soggetto più azzeccato dovrebbe essere «’Noi’, anzichè creare differenze con ‘Voi’ o ‘Tu’». Ancora più duro il sito del mensile libertario Reason: «Basta con Time magazine. Ecco piuttosto un elenco su cui riflettere». Snocciolando poi alcune possibili “persone dell’anno” e spiegando che la scelta di Time indica «spossatezza editoriale… annuale mancanza d’immaginazione…bisogno disperato di vendite (l’attuale circolazione è sui 4 milioni, il 18% in meno di quella del 1988)». Radley Balko, senior editor della rivista, non manca di aggiungere che recentemente lo stesso Time ha depurato alla grande l’ufficio marketing, mentre l’affermato scrittore Dave Barry ironicamente assegna la palma di persona dell’anno proprio agli «editor di Time, per aver scoperto Internet».

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