
Recovery Plan – Piccole lezioni dal passato

5G – questione complessa
“Il patto della modernità è il fondamento delle nazioni contemporanee, che poggiano su una condivisione da parte dei cittadini della narrazione di storie e valori che identificano quella nazione. Questo patto oggi va rinegoziato e riformulato sulla base di una nuova identificazione dei soggetti e degli oggetti che riflettono il carattere e la struttura di una comunità di poteri mutualistici, come è lo Stato.”
Così Michele Mezza esordiva nel Capitolo II della sua opera “Algoritmi di Libertà”, pubblicato due anni fa. Quell’esordio proseguiva così:
La governance dell’innovazione digitale non ha nulla di automaticamente tecnico ed è invece un concentrato di politica; esattamente come McLuhan sosteneva che l’elettricità non era una tecnicalità ma un perverso potere che se concentrato in poche mani avrebbe creato una situazione in cui “con la velocità dei movimenti di contenuti e persone introdotti dall’energia elettrica è possibile giocare alla roulette russa con intere economie, interi sistemi educativi, con tutti i regimi politici.”
Argomenti fondamentali, necessari. Ma forse non ancora sufficienti per potersi sedere ai tavoli di negoziato, dove quei patti si devono firmare, dalle comunità e per le comunità, perché l’infrastruttura (intesa non soltanto
Per favore non chiamiamolo Smart Working

Smart working (lavoro ‘agile’): la possibilità di rompere grazie alla tecnologia e a una nuova mentalità l’unità di spazio e di tempo nel processo lavorativo. Orari flessibili e possibilità di lavorare in luoghi diversi sono esigenze che trovano attenzione non disinteressata delle aziende ma anche nella politica, posta di fronte al compito di dotare l’innovatività delle forme produttive di
Stati e strati dell’informazione (appunti per non dimenticare) pt.3

Parliamo di noi e di Inpgi e di elezioni
