
Cosa c'entra il giornalismo con la discussione principale su ogni bacheca social italica in corso in questo momento? Sappiamo tutti, o almeno dovremmo, cosa sia la cosiddetta
"fase due". Ognuno di noi, più o meno, si è espresso a piacimento sul tema, in attesa che diventi la
"nostra" realtà di vita,
a partire dal fatidico discorso del premier Conte in diretta televisiva qualche giorno fa. Da allora
"fase due" e
"giornalismo", a nostro giudizio, sono divenuti letteralmente sinonimi. Ogni particolare, detto, e ancora da dire, dell'emergenza
"virus", e della seconda parte della gestione amministrativo/economico/politica della medesima, da parte del Governo del nostro Paese: starà proprio dentro la narrazione che di esso sarà fatta dagli organi di informazione. O almeno una parte di essa. Mentre l'altra, invece, la troveremo e la troviamo, nel racconto
"disintermediato" e
"liberamente" redatto e composto da ciascuno di noi, dentro i media sociali, le piattaforme, i siti, i blog - che secondo il disclaimer non sono testate giornalistiche - eccetera, eccetera, e che si trovano online. Due mondi, e due facce della stessa medaglia?
May be, or may be not. La medaglia è unica e la faccia è