Appelli, petizioni, denunce: a tre settimane dall’ avvio dei Giochi, si moltiplicano a livello internazionale le iniziative di mobilitazione e di sensibilizzazione dei 30.000 giornalisti che confluiranno a Pechino
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Cento giornalisti e ciber-dissidenti in prigione, giornalisti stranieri bloccati e minacciati nonostante le ripetute promesse di Pechino di dar loro la “massima libertà” prima delle Olimpiadi – sia nel Tibet che nelle zone del Sichuan colpite dal terremoto.
Censura costante, online e altrove. Mancano tre settimane all’ apertura dei Giochi e l’ Ifex lancia un appello per accrescere la pressione per la difesa della libera espressione in Cina.
Mentre RSF (Reporters sans frontiers) insiste sul suo invito ai capi di Stato a boicottare le cerimonie di aperture – sembra che il presidente francese Nicolas Sarkozy sia ritornato sulla sua decisione e abbia rinunciato all’ impegno preso di assistere alle Olimpiadi solo se le autorità cinesi avessero avviato un vero dialogo con il Dalai Lama – e lancia un appello ai cittadini a manifestare, alla vigilia dell’ aperture dei Giochi, davanti alle ambasciate della Repubblica popolare cinese.