Quale modo migliore di raccontare l'ultima opera editoriale di Raffaele Fiengo, maestro di giornalismo, professore universitario e co-fondatore assieme a Pino Rea di questo luogo della rete, da alcuni chiamato blog, dove proviamo a studiare il giornalismo e le sue molteplici forme, che affidare a lui stesso l'introduzione alla sua opera. Raffaele, non senza grandi difficoltà, è riuscito in un'impresa davvero preziosa per tutti noi, nessuno escluso, giornalisti e non, persone soprattutto, cittadini di un Paese, l'Italia, in cui la memoria fa difetto alla maggior parte di noi, e invece la generosità e la buona volontà ci contraddistingue. Ecco in questo luogo, in cui senza tema di retorica, viviamo tutti assai bene, in questo posto denso di contraddizioni e luoghi, troppo spesso, "comuni", sul potere e il controllo del medesimo, le parole di un testimone d'eccezione come Raffaele Fiengo servono a rimettere al centro la barra, riformulare i propri propositi e riprendere in mano le fila di matasse sin troppo complicate e dense di fatti e accadimenti, già dimenticati dai più sebbene ancora insoluti e grondanti sangue. I cosiddetti "misteri italiani" dalla P2,
Il cuore del potere
Giornalismo investigativo: un team italo-tedesco ricostruisce nuove vicende di infiltrazione della mafia in Germania

A 20 anni dalla chiusura una grande fotogiornalista racconta un grande quotidiano

L’ ombra di Cosa Nostra dietro l’uccisione del giornalista de L’ Ora Giovanni Spampinato

di Giovanna Corradini
Sin dal febbraio 1972, quando venne ritrovato in una lontana contrada ragusana il cadavere di un noto palazzinaro, è stata una girandola di depistaggi, di mancati adempimenti, di silenzi irriducibili. Su tale uccisione Giovanni Spampinato si trovò subito a investigare. E per tale suo impegno, nell’ottobre del medesimo anno venne ucciso. Gli esiti lungo i decenni sono stati emblematici. La morte del costruttore, rimasta insoluta sul piano giudiziario, viene evocata dalle cronache come un delitto misterioso, forse per rapina, forse per donne, forse per una controversia nel mondo dell’antiquariato. La morte del giornalista è stata raccontata nei tribunali come un delitto di provincia, compiuto dal figlio di un alto magistrato roso dal rancore.
In realtà, come viene argomentato in questo rapporto di Carlo Ruta*, i due delitti costituirono un affare complesso, che assunse un preciso rilievo nella vita
Quando non si è “solo” giornalisti

Una lotta tra la potente criminalità organizzata croata e lo Stato è in corso in Croazia e il dibattito pubblico si incentra sulla figura del controverso giornalista ed editore della rivista Nacional, Ivo Pukanić, ucciso dall'esplosione di un'auto-bomba nel pieno centro di Zagabria, davanti alla redazione del settimanale di politica Nacional, insieme al responsabile del marketing della testata.
La sua rete di relazioni aveva collegamenti in ogni direzione. Secondo la scrittrice Slavenka Drakulić, i due principali terminali di questa rete erano collegati uno con la mafia, l'altro con lo Stato.
Ma - osserva in un articolo sull’ Osservatorio dei Balcani Drago Hedl –
la dichiarazione del presidente croato