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E’ dunque pronto e lo pubblicheremo tosto, proprio dentro a questo medesimo post, il programma completo e definitivo del prossimo digit, denominato #digit19 che si svolgerà il 14 e 15 marzo a Prato presso il polo universitario meglio conosciuto in città con l’acronimo PIN. In tutti questi anni di manifestazioni abbiamo cercato di scrivere una storia che fosse coerente a quello che vediamo accadere intorno a noi. E anche nel prossimo appuntamento digit vorremmo proseguire su questa strada. Ancora meglio e visto che sappiamo già che di appuntamenti con digit ce ne saranno quest’anno almeno quattro, ci piacerebbe sin d’ora tracciare un percorso compatibile e coerente non solo ai nostri appuntamenti pregressi ma già in accordo anche con quelli futuri.

 

Per questo siamo in grado già oggi di dire che il 5g sarà il tratto distintivo di tutti i nostri eventi dell’anno in corso, perché riteniamo che questo nuovo e potente upgrade tecnologico possa essere molto di più che solo una velocizzazione nei tempi di trasmissione dei dati. Siamo convinti che dietro alla tecnologia stavolta ci sia così fortemente presente anche l’aspetto culturale da non poter fare a meno di considerarlo parte integrante del processo. Siamo convinti che non si possa e né si potrà anche in futuro parlare di 5g senza parlare anche di adeguamento del pensiero, della logica. Pensate ad esempio al significato del concetto di slicing. Uno dei passaggi forti contenuti nel 5g. Non vogliamo certo provare a spiegarVi tecnicamente cosa significa, ci basta introdurre una riflessione di  semplice e facile comprensione,  insita nell’applicazione di questo nuovo protocollo: le reti saranno “tagliabili” e rimodulabili in tante piccole reti “aziendali”, “interne”  secondo le specifiche esigenze della particolare industria –  ma viene spontaneo pensare che ben presto lo stesso processo potrà coinvolgere ogni singolo utente – e quindi viene ad essere riformato il rapporto esistente fra infrastrutture di rete e aziende di software che attraverso la rete hanno conquistato la propria posizione dominante offrendo servizi agli utenti. In altri termini il monopolio degli Over the top è destinato a tramontare o meglio, visto che come le Telco anche le OTT staranno certamente pensando a come uniformarsi a  questo cambiamento, questa leadership assoluta delle OTT sarà molto probabilmente rimessa in discussione. Ma gli scenari che si prefigurano soprattutto nel mondo del lavoro sono molteplici e tutti assai interessanti e certamente  forieri di novità  positive. Di 5g ce ne parleranno a #digit19 in molti ma noi vorremmo segnalarvi qui e ora due specifici speaker che saliranno sul nostro palco il 14 marzo prossimo: i professori Lorenzo Mucchi e Mauro Lombardi dell’Università di Firenze. Queste due persone sono fra le più avanti, fra le più informate sui fatti, in questo momento in Italia, forse nel mondo,  sulle tematiche del 5g e sulle sue applicazioni nel lavoro e in particolare in quel segmento avveniristico che denominato “industria 4.0”. Entrambi non solo studiano il fenomeno ma lavorano alla realizzazione di modelli e prototipi di attuazione del nuovo protocollo di trasmissione dati di quinta generazione: meglio conosciuto, appunto, come 5g.

 

 

Ci piace a questo proposito estrarre un piccolo passo da un articolo scritto recentemente dal professor Lombardi che si intitola “un nuovo contratto sociale per superare l’era della grande incertezza”. Lombardi verso la conclusione della narrazione inserisce quelli che definisce “I quattro pilastri del nuovo contratto sociale”:

 

 

“In definitiva, questioni di trasparenza e di eccessivo potere di mercato, divenute sempre più rilevanti in molte attività economiche (tecnologie dell’informazione, energia, infrastrutture, attività finanziarie) pongono all’ordine del giorno della teoria economica e politica un insieme di questioni, che possiamo definire come quadrilatero basilare di un nuovo contratto sociale:

 

Le dinamiche in atto, come conferma in modo inequivocabile anche il pensiero del prof. Lombardi, non sono soltanto legate all’evoluzione delle tecnologie, siamo di fronte ad una vera e propria evoluzione sociale e dobbiamo comportarci di conseguenza per trovare una nuova e coerente via per la crescita del genere umano. Perdonate la pomposità, ma di questo in fondo stiamo parlando. Tornando al sistema di trasmissione di quinta generazione e ai suoi imminenti impieghi lo stesso Lombardi dice: “I prodotti di oggi sono multi-tecnologici, frutto di processi combinatori di conoscenze condivise” e ancora: “hardware, software e connettività: di questo è fatto oggi il prodotto finale”. E cita alcuni esempi di questo tipo di produzione, già allo studio, in molti casi già realizzati, almeno come prototipi, come ad esempio la cabina di controllo di un trattore agricolo che mentre la macchina lavora riesce ad analizzare il terreno su cui il trattore sta transitando fornendo molte utili informazioni all’agricoltore per la coltura in corso e per le coltivazioni future su quel medesimo terreno. O ancora dei sistemi di  nanorobot intelligenti per la pulitura di  tappeti che mentre eseguono il lavoro sono anche in grado di riconoscere le varie sostanze di cui è impregnato il tappeto, le separano le une dalle altre, per facilitare il loro riciclo. Proprio la tecnologia 5g permette di realizzare progetti di questo tipo alcuni dei quali sono già in fase di studio o prototipazione al PIN di Prato, come ci confermerà nella sua relazione il professor Lorenzo Mucchi che su molti di questi progetti sta personalmente lavorando fianco a fianco con le industrie e gli imprenditori dell’area pratese. Solo una piccola anticipazione all’intervento di Mucchi lasciatecela fare. Un sistema utile per lo nostra stessa sopravvivenza basato sui sensori e sulla trasmissione in tempo reale del segnale – quella assicurata dal 5g – che prevede il monitoraggio ambientale tramite sensori. Questo speciale tipo di sensori, piccoli, molto efficienti e quasi indistruttibili, viene come “seminato” in un determinato ambiente. Pensate ad uno smottamento, una frana, una valanga. Centinaia, migliaia di questi sensori, sparsi con un aereo o un elicottero nell’area specifica, sono in grado di mappare il luogo con un dettaglio e una precisione impossibili da realizzare al momento con altri sistemi in tempo reale. Si tratta di sensori usa e getta, dal costo irrisorio, che nel tempo in cui vengono “seminati” si auto-localizzano e dialogano fra di loro in tempo reale inviando agli operatori una molteplicità di dati sulla natura del terreno e sullo spostamento in corso permettendo nel medesimo momento in cui vengono attivati di realizzare un’analisi estremamente dettagliata del luogo in cui si svolge la loro azione. Per realizzare un sistema, forse anche più accurato, e certamente molto più costoso e complicato da montare,  attualmente la Protezione civile impiega giorni, per un sistema come questo il tempo si riduce a qualche ora,  forse meno.

 

 

Ma a #digit19 non si parlerà solo di 5g, molti altri saranno gli argomenti trattati. In particolare oggi vorremmo segnalarvi un panel condotto da Vera Gheno e Bruno Mastroianni. Un panel dedicato ai problemi che si incontrano quando si comunica oggi online nell’era della disintermediazione. Non a caso a condurlo sono due esperti di parole, ognuno a modo suo: una linguista esperta di social, non a caso gestisce l’account twitter dell’Accademia della Crusca, un lavoro non esattamente alla portata di chiunque, che studia la lingua e conosce molte lingue. E un filosofo social media manager con competenze professionali da giornalista e comunicatore esperto che gestisce gli account social di alcune prestigiose trasmissioni televisive: Superquark e La grande storia tanto per non far nomi. Insieme hanno scritto un libro di grande successo soprattutto considerato il fatto che di un saggio si tratta e non di  un romanzo giallo. Il libro  si intitola “Tienilo acceso: posta, commenta, condividi, senza spegnere il cervello”. Un titolo davvero ben studiato che racconta in modo chiaro uno dei fenomeni più comuni online quando ci si trova di fronte a commenti malevoli.  Quel tipo di comportamento oramai universalmente conosciuto come “hate speech”, e di cui anche qui a bottega ci siamo occupati più e più volte. Ma vediamo, estraendo un breve passo dal libro dei nostri prossimi relatori a #digit19, come vengono  definiti proprio il discorso d’odio e i suoi fautori:

 

“Il termine hate in inglese significa “odio”, mentre speech sta per  “discorso”. La locuzione hate speech viene spesso usata per definire globalmente un fenomeno: quello dei discorsi e delle interazioni che mostrano, al loro interno, una prevalenza di negatività e di odio, e che incitano a loro volta all’odio. È un’espressione molto generica, sotto il cui cappello hanno finito per ricadere tutte le interazioni ostili online nel loro complesso, con il risultato di aver perso nel tempo un po’ della sua pregnanza, come accade a tutte le parole che usiamo in modo impreciso e che si trasformano in tormentoni.

 

Gli hater sono gli “odiatori “, ossia coloro che odiano, normalmente in riferimento all’online. Non sono certo un fenomeno recente: sono sempre esistite persone che esprimono più o meno volgarmente il loro risentimento verso qualcosa o qualcuno. È senz’altro vero, però, che nel corso del tempo il fenomeno degli hater ha cambiato forma. Fino a quando la rete non era aperta all’uso di massa, più che hater si incontravano, per l’appunto, i troll, che nella loro opera di

disturbo mettevano sempre un pizzico di divertimento. Oggi invece sembra che molti siano hater “loro malgrado”: persone che esprimono pubblicamente, in maniera scomposta e spesso inconsapevole, i propri malesseri sotto forma di odio rivolto a qualche personaggio pubblico (come gli hater di Laura Boldrini o di altri personaggi di rilievo, che di solito vengono difesi da uno stuolo di fanboy e fangirl ). Guardandoli da vicino, spesso si scopre che gli odiatori non sono altro che persone con scarse competenze cognitive e argomentative, che commettono atti pubblici di odio senza del tutto rendersi conto della portata delle loro azioni”.

 

 

 

L’appuntamento a #digit19 con Vera Gheno e Bruno Mastroianni è per il 15 marzo dalle  9,30 e le 11,30  presso l’aula magna del PIN Polo Universitario di Prato con “Fare la differenza online: scegliere le parole, affrontare le discussioni” dove i nostri relatori affronteranno  i delicatissimi equilibri odierni del comunicare nella disintermediazione. Nell’incontro sarà spiegato come affrontare il dissenso polarizzato e aggressivo che emerge dal caos informativo, per trasformare litigi e crisi online in occasioni di comunicazione efficace.

 

 

 

Terzo e ultimo fra gli appuntamenti del nostro prossimo #digit19 che vorremmo segnalarVi oggi è quello dedicato alla “disobbedienza agli algoritmi”. Un appuntamento doppiamente ghiotto per noi e speriamo anche per tutti Voi. In prima battuta perchè ci permette di tornare con nuovi argomenti e un nuovo relatore sulle tematiche  che da oltre un anno alimentano tutti i nostri appuntamenti digit. Come sapete in epoca non sospetta la nostra manifestazione, forse per prima nel BelPaese, e grazie all’ottimo apporto del collega e amico Michele Mezza, ha segnalato le tematiche della cosiddetta “società degli algoritmi”. Il primo nostro monito “sull’usare e non essere usati dalle OTT” partì  quasi due anni fa proprio dalle aule del PIN di Prato. E nell’aula magna del PIN venerdì 15 marzo a partire dalle 11,30 il giornalista Nicola Zamperini, produrrà nuove, interessanti, e sommamente utili tesi per portarci ad affrontare in modo critico e attento la nostra attuale “way of life”, dentro sempre più in profondità alla già ampiamente citata “società degli algoritmi”. Del resto Nicola su questi argomenti ci ha scritto un libro, da noi già recensito, che si chiama: “Manuale di disobbedienza digitale”.  E proprio da questo manuale, nell’invitarvi nuovamente a prenotare su Sigef, se siete giornalisti, il vostro posto allo speech condotto da Zamperini al prossimo #digit19, vorremmo estrarre alcuni significativi passaggi dedicati proprio al concetto di “disobbedienza agli algoritmi”:

 

 

Non esiste alcun posto dove nascondersi e stare al riparo dalla sorveglianza globale, ci ha raccontato Glenn Greenwald, e occorre ascoltarlo e ricordare i suoi avvertimenti con grande premura. Il tentativo di fuggire è ridicolo, e dobbiamo fare i conti con un ambiente e con la natura del mondo ricco di dati in cui viviamo. Dove tutti siamo vittime potenziali ………. Questo libro, però, pur condividendo la stessa considerazione della centralità del web nelle nostre esistenze e, soprattutto, del web come spazio originariamente libero e aperto, ha un’ulteriore prospettiva: vuole mettere in guardia su un  altro rischio non connesso ai governi e al loro potere di sorveglianza, ma al potere che le stesse persone – in tutto il mondo – stanno cedendo ad alcune aziende dotate di macchine molto efficienti ……….  L’obiettivo è mettere sull’avviso il lettore circa alcune conseguenze della cessione continua di sovranità personale che si realizza senza utilizzo della forza, senza artifici segreti, senza agenti e repressione,    ma grazie alla nostra sciocca arrendevolezza

 

 

La tesi di Mayer-Schonberger e Cukier è che la base del potere delle techno-corporation risieda nei giacimenti di dati ceduti nel corso di un’intera esistenza mentre si fanno altre cose. Per essere ancora più precisi la raccolta dei dati degli uomini si realizza da prima che nascano a dopo che sono morti, in ogni azione e reazione della stessa vita. Questi dati vengono connessi fra loro e, sulla base di questa connessione che si chiama correlazione estraggono risultati che vendono o che servono a vendere

 

 

Scrive Cory Doctorow: Ogni volta che accendiamo il computer ci tuffiamo in un ecosistema di tecnologie dell’interruzione. Ecco perchè assistiamo quotidianamente a una ricerca spasmodica e vorace dell’attenzione da parte delle aziende per far utilizzare i propri servizi e quindi per guadagnare, e degli utenti per farsi notare, apprezzare, commentare e condividere

 

 

Leggere Facebook da tecnologi è riduttivo oltre che sciocco. E così leggerla come media company. Allo stesso modo interpretare la cultura aziendale di Google con i soli occhi della politica è altrettanto fuorviante. Sono meta-nazioni digitali senza territorio fisico, con cittadini, regole, territori e vessilli, interessi nazionali e dunque anche commerciali, politiche di sviluppo, rappresentanti non eletti

 

 

Google è partita cercando di misurare quello che le persone pensano ed è finito per diventare quello che le persone pensano. Facebook è partito cercando di disegnare la mappa del tracciato sociale ed è diventato il tracciato sociale. La vita fuori dagli spazi regolati dagli algoritmi è ovviamente differente. E la colossale opera di filtraggio che essi realizzano è un modo di censurare tutto ciò che di scomodo, controverso, politicamente scorretto esiste nel pianeta”.

 

ps. E come annunciato eccoVi  qui di seguito il programma completo  del prossimo #digit19 e buon divertimento a tutti ;)

 

 

#digit19 Prato Polo Universitario 14-15 marzo

 

In attesa di diventare dei (chi comanda noi o le macchine?)

 

14 marzo

9,00 apertura (registrazione)

Saluti delle autorità  Presidente del Consiglio Regionale Eugenio Giani Presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo Verna Presidente del Corecom della Toscana Enzo Brogi Sindaco di Prato Matteo Biffoni

 

9,30-13,30 – La rivoluzione digitale della Quinta Generazione (re-imparare a fare le cose dentro le smart cities e l’internet delle cose)

con : L’assessore all’innovazione digitale del Comune di Prato Benedetta Squittieri

Alessio Beltrame della Fondazione Ugo Bordoni

Stefano Ciuoffo Assessore regionale alle attività produttive

prof. Lorenzo Mucchi e prof. Mauro Lombardi Università di Firenze

 

modera  Marco Renzi presidente Lsdi

 

Pausa pranzo 13,30-14,30

 

14,30-16,30 – Google Digital news iniziative: nuovi capitali dal motore di ricerca per editori,  giornali e giornalisti digitali. Come fare ad ottenerli? Quali progetti presentare? Come presentarli?  (domande e risposte con i responsabili dell’iniziativa)

Riccardo Terzi Google Europa

Saverio Zeni  Anso

Lazzaro Pappagallo Stampa Romana

Mario Tedeschini Lalli (progetto off shore journalist)

Alice Corona (progetto Bitjo bits atoms and journalism)

Vincenzo Smaldore (progetto Tici tracking italian conflict of interest)

 

modera Marco Renzi  presidente Lsdi

 

16,30-18,30 – Un contratto per la stampa online (Uspi per tutti)

 

con: Raffaele Lorusso Fnsi

Enrico Anghilante Uspi

Luigi Cobisi Commercialista esperto di editoria

Guido Ferradini avvocato del lavoro

Saverio Zeni Anso

Daniele Reali IlGiunco.net

Davide De Crescenzo In Toscana

 

modera  Sergio Ferraris giornalista ed esperto di editoria

 

15 marzo

apertura ore 9,00 (registrazione)

 

Ore 9,30-11,30 – Fare la differenza online: scegliere le parole, affrontare le discussioni

La sociolinguista Vera Gheno e il “disputatore felice” Bruno Mastroianni affrontano i delicatissimi equilibri odierni del comunicare nella disintermediazione. Nell’incontro sarà spiegato come affrontare il dissenso polarizzato e aggressivo che emerge dal caos informativo, per trasformare litigi e crisi online in occasioni di comunicazione efficace.

con Vera Gheno (Unifi/Accademia della Crusca) e Bruno Mastroianni (Rai)

 

Ore 11,30-12,30 – Mentire agli algoritmi con coscienza e strategia serve?

Il giornalista Nicola Zamperini autore di Manuale di disobbedienza digitale ci proporrà una lettura critica della società degli algoritmi in cui evitare di assecondare le macchine e la cultura che propongono, a partire dal racconto che arriva ogni giorno dalla Silicon Valley

con Nicola Zamperini (giornalista e scrittore)

 

Ore 12,30-13,30 – Dentro la società degli algoritmi  (conoscere e usare i dati non essere usati come dati)

Gli algoritmi e l’intelligenza artificiale sono attorno a noi e fra pochissimo non potremmo più farne a meno. Proviamo a capire come comprendere questi meccanismi che già governano il nostro mondo.

con Gian Luigi Ferrari (direttore dipartimento di informatica e professore ordinario di informatica Università di Pisa)

 

Pausa pranzo 13,30-14,30

 

Ore 14,30-15,30 – E’ finito l’ossigeno (una legge per la libertà di stampa, un art.51 per i giornalisti)

Nel nostro Paese i giornalisti, categoria da sempre più a rischio di querela per diffamazione, non hanno un tutela giuridica per adempiere al meglio al proprio mandato senza correre inutili rischi. In merito esiste solo una sentenza della Corte di Cassazione. Praticamente tutte le altre categorie professionali sono tutelate dalla legge. Come mai proprio noi no? Ce lo spiegheranno  i responsabili dell’osservatorio della Fnsi e dell’Ordine sui giornalisti minacciati Ossigeno per l’informazione.

con Alberto Spampinato e Giuseppe Mennella (direttore e presidente di Ossigeno per l’informazione)

 

Ore 15,30-16,30 – Offshore journalism

Il diritto all’oblio sia dal punto di vista della permanenza di una determinata notizia online sia dal punto di vista della gestione corretta degli archivi da parte degli organi di informazione. Siamo dentro alla rivoluzione digitale ma non possiamo dimenticarci che in epoca analogica non si è mai visto che per applicare il diritto all’oblio un giudice abbia disposto il sequestro e la distruzione di migliaia o milioni di copie di giornali. Mario Tedeschini Lalli assieme a Nicolas Kayser-Bril hanno realizzato un sistema che aiuta i giornalisti ad affrontare questa delicata ed intricata problematica ancora tutta da dirimere

con Mario Tedeschini Lalli (giornalista)

 

Ore 16,30-17,30 – Depistaggi un libro a tante mani ma soprattutto un modello di lavoro giornalistico praticato (lezione laboratorio su come si lavorano gli archivi per produrre notizie)

Sei autori diversi per realizzare un libro di cronaca. Il racconto di alcune delle cosiddette stragi di Stato: da Piazza Fontana alla Stazione di Bologna. Gli autori del libro che non sono giornalisti e non vengono a parlarci delle loro scoperte; realizzeranno un laboratorio in cui comprendere come sia possibile dare vita ad un ottimo prodotto giornalistico attraverso il lavoro digitale e analogico di analisi degli archivi e degli atti processuali

con Amalia Maia Vergari, Luna Beggi, Paolo Cianci, Maria Giovanna Drudi, Luca Palestini, Flavio Romani (autori)

 

Ore 17,30-18,30 – Gig economy capiamoci e aggiorniamoci: questo è il mondo del lavoro, finché dura

Definire e spiegare i principi dell’economia del lavoro all’epoca della rivoluzione digitale detta anche gig economy. Marco Dal Pozzo, autore del libro 1 news 2 cents un modello sociale per l’editoria, ingegnere studioso di giornalismo e politica ci introduce e ci spiega le regole, perlopiù non scritte, di questo nuovo mondo del lavoro fatto di autisti non professionisti o forse differentemente professionali (Uber), di fattorini a cottimo o anche peggio,  senza diritti e con doveri a dir poco stressanti per non dire umilianti (Badoo, Amazon, Google).

con Marco Dal Pozzo ( Lsdi)

 

SPECIAL GUEST

il post post post giornalista e

guastatore delle notizie

Davide Rossi

 

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