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La satira non è ufficiale (sarà forse gentiluomo?)

” Sono l’autore della pagina. Questo è un post serio, poi torneremo a cazzeggiare come prima 😉.

 

Ho creato questa pagina un mese fa per mettere in evidenza in chiave satirica le caratteristiche di questo governo.

 

Ho dichiarato sin da subito che la pagina non fosse del vero Di Maio, e l’ho fatto in tre diversi modi:

1) la J nel cognome

2) l’indirizzo della pagina (https://m.facebook.com/dimaioparodypage/)

3) la descrizione della pagina, cliccando su informazioni pagina (parody account ufficiale, aperto dal lunedì al sabato, chiuso la domenica).

 

Nonostante questi avvisi, il 90% delle persone non si è resa conto che la pagina non appartenesse al vero Luigi Di Maio, e questo nonostante l’assurdità e la surrealità dei post (Gratta e Vinci nelle scuole, tagli alle pensioni d’oro da 700 €, la love-story con Virginia (anzi, Verginia 😀) Raggi, etc. etc.

In un mese ho ricevuto migliaia di messaggi di complimenti ma anche tantissime segnalazioni (oltre 10mila) di persone che ritenevano fosse opportuno far chiudere la pagina, poiché sbeffeggiava il Movimento 5 Stelle.

In realtà l’intento non è mai stato quello di sbeffeggiare il Movimento 5 Stelle, ma solo di mettere in evidenza alcune loro caratteristiche e alcune loro debolezze, che diventavano sempre più evidenti dal momento in cui sono saliti al potere.

Tutto ciò usando le loro stesse armi, ovvero i social, e un linguaggio piuttosto informale.

Stanotte Facebook all’improvviso mi ha comunicato che il nome della pagina sarebbe stato modificato in modo arbitrario, con l’aggiunta della dicitura “Non ufficiale” affiancata al nome “Di Majo”.

Avrei potuto rinunciare alla modifica perdendo però così la pagina e tutti i contenuti.

Volevo rendere pubblico questo fatto, perché è la prima volta che Facebook adotta una soluzione del genere nei confronti di una pagina fake che già si era premunita di specificare (nei 3 modi che ho scritto più su) che non fosse l’originale.

Io continuerò comunque a pubblicare, questa pagina ovviamente è materia viva e potrebbe rimanere così com’è oppure apportare delle piccole modifiche, ma l’importante non è questo.

La cosa fondamentale è che bisogna tenere sempre bene in mente che le persone che hanno scambiato questa pagina come reale (nonostante i 3 diversi avvisi) posseggono il diritto di voto, e il loro voto conta quanto il mio e quanto il vostro.

Un abbraccio a tutti coloro che hanno fatto crescere la pagina e che decideranno di continuare a seguirla.

Io da parte mia non smettessi mai (ops, deformazione professionale 😀) di ringraziarvi.

SG “

 

 

Quando la realtà supera qualunque fantasia i duri cominciano a giocare, e mentre si aspetta che arrivi l’arcobaleno ci tremano le ginocchia: nonostante le botte che abbiamo preso, fortunatamente continuiamo ad avere una bella cera, ottima direi. Potrei continuare a scrivere così, sciocchezza dopo sciocchezza evocando proverbi, detti, slogan pubblicitari del passato, luoghi comuni e retorica spicciola, riga dopo riga, pagina dopo pagina per ore, giorni e mesi. Ma con grande gioia da parte di chiunque abbia avuto il coraggio di continuare a leggere fino a qui, mi fermo e smetto, provando a tornare serio, se mai ne sarò capace visto il contenuto della testimonianza che abbiamo deciso di riportarVi. Dunque cosa è successo? Lo scenario è quello del social più potente del pianeta: quasi 2 miliardi e mezzo di iscritti. La pagina presa in esame è quella che ha per tema una dichiarata parodia, un tentativo di satira militante di un noto personaggio politico nonché ministro dello Stato sovrano detto anche Italia amate sponde. Come spiega nel post lo stesso autore del marchingegno: “non c’è trucco non c’è inganno”, il profilo creato sul social è sicuramente un fake, l’intento è certamente satirico, il risultato dell’operazione è lì sotto gli occhi di tutti. E quindi dove sta l’arcano? Come mai il caso riportato ci appare così emblematico? Perché improvvisamente uno degli attori in gioco – quello che per sua stessa ammissione di partenza, per sua regola d’ordine generale, per suo principio costitutivo non dovrebbe in alcun modo entrare nel merito dei contenuti (salvo non violino il suo stesso regolamento) –  entra improvvisamente con i piedi nel piatto e agisce in deroga – o forse violando – qualunque regola, pure le sue?

 

 

Stanotte Facebook all’improvviso mi ha comunicato che il nome della pagina sarebbe stato modificato in modo arbitrario, con l’aggiunta della dicitura “Non ufficiale” affiancata al nome “Di Majo”.

 

 

Ops, volete vedere che improvvisamente gli spettri sulla libera circolazione delle informazioni che da più parti sono stati evocati nelle ultime settimane, si sono improvvisamente materializzati? Del resto il post che abbiamo copiaincollato sottolinea in modo preciso un altro passaggio a nostro avviso ugualmente importante:

 

è la prima volta che Facebook adotta una soluzione del genere nei confronti di una pagina fake

 

Il dato potrebbe anche essere inesatto, magari non si tratta della prima volta, ma non è la primogenitura che costituisce a nostro avviso il vero problema, bensì il tipo di azione intrapresa dai nostri amici di Menlo park. Come la vogliamo definire? Lasciamo a ciascuno di Voi la scelta del termine giusto. Se poi un’azione di tal fatta i responsabili del social l’avessero già realizzata prima,  magari in America o in Grecia, poco importa. Certamente la risoluzione adottata dai vertici di facebook viola tutto e tutti. Viola regole interne allo stesso social che in questo modo  contraddice se stesso, e viola principi basilari degli Stati in cui viene applicata. Principi di libertà. Nel caso specifico nel Belpaese si violano principi che stanno dentro all’art.21 della nostra bellissima Costituzione.

 

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.

Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.

 

Troppo?  Esageriamo? Può darsi e per questo caso chiediamo anticipatamente scusa agli esperti di diritto. Non saltateci addosso dicendoci che “a rigor di codice” non ci sono specifiche violazioni. Avrete sicuramente ragione,  siete Voi gli esperti. Ma quello che ci preme segnalare è l’accaduto. E ciò  che è successo fa indubbiamente preoccupare. Anche perché, come ci è già capitato di dover sottolineare in altri tempi e modi, oltre all’entrata a gamba tesa dei titolari del social nella libertà di espressione, poteva, e potrà capitare all’autore di questa specifica pagina ma anche a ciascuno di noi ovunque e dovunque nello spazio “algoritmicamente” preordinato di un qualunque network sociale online pure questa altra cosetta:

 

Avrei potuto rinunciare alla modifica perdendo però così la pagina e tutti i contenuti.

 

La modifica in oggetto è quella suggerita proditoriamente e in modo univoco e non trattabile da Facebook riguardo l’inserimento in pagina delle paroline: “non ufficiale”.

Come dice quella pubblicità:  “o così o pomì”.  Con buona pace per tutti coloro che ancora pensano che i servizi online offerti dagli Over the Top siano gratuiti e che gli spazi che utilizziamo siano nostri anche se gentilmente offerti da terzi.

 

(Noi nel frattempo salutandoVi cordialmente speriamo che i signori produttori di salsa di pomodoro abbiano gradito la citazione e decidano  al più presto di sponsorizzarci).

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