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Idee “digit”ali

Il 2 e 3 ottobre scorso si è svolta presso la Camera di Commercio di Prato la quarta edizione di digit, il festival nazionale dedicato al giornalismo digitale di cui noi di Lsdi siamo ideatori, curatori e realizzatori. Nei prossimi giorni proveremo a tirare le somme dell’edizione 2015 della manifestazione, oggi intanto, approfittando della pubblicazione di tutti i video degli eventi della prima giornata dei lavori proviamo a scrivere, farVi vedere/sentire, alcuni estratti, indicazioni, sussurri e grida, estratte dai 10 workshop di 2 ore ciascuno e dal panel “generalista” di 3 ore che componevano la prima parte della manifestazione.


Il tema di #digit15 era  quest’anno: << digitale è cultura >> e nei 20 workshop della due giorni e i due panel generalisti più di 100 ospiti/relatori hanno provato a declinare questo paradigma.
Ore 9 parliamo di << Livebloggin >> con David Mammano, uno dei pochissimi “liveblogger” italiani e Marco Giovannelli, direttore di Varese News, una delle pochissime realtà editoriali native digitali che possono dire di << avercela fatta >>.


Stessa ora, stesso posto, ma sala diversa, troviamo un altro appuntamento dedicato alla cultura digitale e frutto della collaborazione fra Lsdi e Forum PA, da qualche mese Fpa, azienda privata specializzata in << cose del pubblico >> intesa come pubblica amministrazione, che da alcuni decenni si occupa, fra le molte attività che svolge, di introdurre i processi digitali nella funzione pubblica. Il wrkshp che inaugurava digit15 realizzato in collaborazione con Fpa aveva questo titolo : << L’amministrazione digitale come è e come dovrebbe essere >>, a raccontare l’auspicata e auspicabile rivoluzione digitale anche nella PA c’erano il direttore di Fpa Gianni Dominici e due dirigenti della Corte dei Conti Luca Attias e Michele Melchionda. Dal loro osservatorio privilegiato i due esperti di << conti pubblici >> hanno suggerito una serie di percorsi semplici e virtuosi per ristrutturare il ristrutturabile nella PA, ma soprattutto, realizzare in modo efficiente e ragionato, qualcuno potrebbe dire << con pochi colpi di mouse >>, la rivoluzione digitale nella pubblica amministrazione. Mentre nelle due sale laboratorio didattico della Camera di Commercio di Prato si studiavano gli effetti del << cambiamento >> nel grande auditorium situato in un’altra ala del complesso camerale si apriva alle ore 10 il primo panel ” generalista ” dell’edizione 2015 di digit, intitolato : << Hate speech: gestire le comunità non l’odio >>. Un problema quello dei commenti malevoli in calce ai post sulle pagine dei giornali online o sulle bacheche dei social media di grande complessità e di difficile soluzione. Lsdi insieme al Cospe sta lavorando ad una ricerca europea, il progetto si chiama “Bricks“, per studiare il comportamento di media e lettori/utenti rispetto a questa problematica. In apertura del panel Letizia Materassi, ricercatrice dell’Università di Firenze e Alessia Giannoni del Cospe hanno presentato i primi risultati della ricerca, in seguito Daniele Chieffi, responsabile della comunicazione digitale di Eni ha moderato il dibattito sul tema a cui hanno partecipato fra gli altri il giornalista Brahim Maarad, l’esperta di web marketing Valentina Vellucci e Marco Pratellesi capo redattore responsabile del sito dell’Espresso.

I due wrkshp iniziati alle 11,00 erano dedicati rispettivamente al << Giornalismo del futuro >> e ai << Giornalismi e libertà di espressione >>. Nel primo Paolo Piacenza, Marianna Bruschi Danilo Fastelli, tre giornalisti digitali a 360°,  hanno raccontato le ultimissime novità del giornalismo digitale appena portate a casa da ONA15 la più importante manifestazione internazionale dedicata alla materia e che si svolge ogni anno in America. I temi caldi della manifestazione dell’Online News Association svoltasi quest’anno a Los Angeles sono stati:
1) Engagement, 2)Mobile strumento prevalente per informarsi, 3) Media organizations non giornali.

Nel corso della kermess losangelina sono stati premiati i giornalisti di reported.ly una testata globale che vive solo sui social diretta da Andy Carvin per la copertura dell’evento Charlie Hebdo, fra i giornalisti della redazione di reported.ly e prima italiana premiata agli Ona awards  ,  va segnalata e sottolineata con “tricolore orgoglio” la presenza di Marina Petrillo. Mario Tedeschini Lalli vice responsabile innovazione e sviluppo del Gruppo Editoriale L’Espresso, e responbabile italico di Ona, insieme a Benedetto Ponti, docente di Diritto dell’Informazione e Diritto dei Media Digitali all’Università di Perugia hanno provato ad approfondire le delicate tematiche della libertà di espressione in un universo globale come quello prodotto dalla rivoluzione digitale facendo particolare attenzione al ruolo dei professionisti dell’informazione.

 

 

Alle 13,30 dopo una doverosa pausa pranzo i lavori di #digit15 sono proseguiti con altri due wrkshp dedicati a: << App for journalism >> e << Social giornalismo >>. Nel primo laboratorio formativo Alessandro Cappai e Vittorio Pasteris hanno provato a collegare il mondo del giornalismo ad una serie di applicazioni nate appositamente per facilitare il ruolo di chi fa informazione nell’ecosistema digitale. Nell’altra sala Pierluca Santoro e Marco Renzi hanno affrontato uno dei temi che più alimenta il dibattito in rete a livello planetario: << Se le notizie si trovano sui social >>. Eccovi il video integrale del dibattito dove particolare interesse e divertimento ha suscitato proprio all’inizio del wrkshp la proiezione di una breve clip introduttiva al tema realizzata dallo stesso Pierluca Santoro e da Francesca Clementoni.

 

 

Nell’universo digitale globale in cui viviamo ogni giorno la rete ha un ruolo fondamentale. Ci sono degli studiosi che stanno cercando di capire scientificamente quanto i nostri rapporti di lavoro, di amicizia, commerciali con le aziende, siano influenzati e influenzabili. In altri termini quanto la nostra libertà di pensiero e azione sia orientabile grazie ad alcuni meccanismi insiti nell’uso della rete. Altri studiosi provano ad allargare il tema e ragionano su come si siano evoluti/involuti in nostri comportamenti attraverso l’uso della rete e degli strumenti digitali. A digit15 abbiamo provato a ragionare di << Filterbubble >>, ore 15,30 camera di commercio di Prato, sala Convegni assieme allo studioso di giornalismo, etica e rete: Marco Dal Pozzo, che nella vita reale fa l’ingegniere, e la sociologa dell’Università di Perugia Rita Marchetti. Molto diverse le loro posizioni sul tema. Pragmatica ma anche un tantinello allarmata quella di Dal Pozzo che auspica che:  il giornalismo sia un bene comune e  che ci si  sforzi di uscire dagli algoritmi che governano la nostra vita online per creare un percorso di conoscenza condivisa. In particolare il ruolo dei giornalisti Marco Dal Pozzo lo immagina come quello di “sacerdoti della notizia” ovvero mediatori, non filtro, della notizia per attribuire senso ai fatti narrati. Rita Marchetti nel suo intervento ha esaminato l’attuale ecosistema mediale trovando molte analogie con il passato ma anche parecchie novità. Per Marchetti la domanda da porsi è :<< la Filterbubble nasce online o siamo sempre stati all’interno di una bolla personale? >>. La sociologa definisce l’attuale ecosistema dell’informazione come un contesto di overload informativo disintermediato e reintermediato attraverso il ruolo degli influencers. Il software libero gioca un ruolo importantissimo nell’universo digitale. In particolare a digit15 abbiamo voluto provare ad approfondire i temi del giornalismo e del fare informazione utilizzando softaware liberi. Il relativo workshop si è svolto alle 15,30 nella sala consiglio della camera di commercio e i relatori Luca Ceccarelli, informatico e assessore del Comune di Grosseto e Ludwig Bargagli sviluppatore di software hanno provato ad approfondire il tema : << Linux for journalism >>.

 

 

La prima giornata di #digit15 si è conclusa con l’approfondimento di due temi caldi per il giornalismo: la riservatezza delle fonti e il giornalismo d’inchiesta ai tempi del digitale. Il primo tema riassunto nel workshop << Whistleblowing all’italiana >> è stato affrontato da Marco Calamari ingegnere e fondatore del Centro Hermes per la trasparenza e i diritti umani digitali e Vittorio Pasteris vice presidente di Lsdi. In particolare Calamari ha presentato Globaleaks  la piattaforma di whistleblowing italiana nata  dal software libero per garantire la totale anonimità nel rapporto fra fonti e giornalisti. L’ultimo argomento della giornata è stato il << Longform journalism >> trattato da Leila Zoia di Lsdi e Angelo Cimarosti, co-fondatore della piattaforma di citizen journalistm italiana You Reporter e giornalista a sua volta. Di seguito il video integrale del wrkshp.

 

 

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