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Sei fatti che rendono ottimisti sul futuro del giornalismo

In questi tempi di elenchi, bilanci, classifiche, ecc – a cui gli americani, nella loro coazione classificatoria, sono particolarmente affezionati  –  il contributo di  Mathew Ingram, uno dei più acuti osservatori del mondo dei media, offre un interessante punto di vista sulle vicende più significative del 2013 e le principali tendenze in atto.  

Ingram sceglie i sei avvenimenti che, più di tutti, infondono a suo parere una buona dose di ottimismo sul futuro del giornalismo:

il progetto Fist Look Media;  Bezos e l’ acquisizione del Washington Post;  la nascita di ‘’The information’’;  i due nuovi ‘’fenomeni’’ dell’ informazione digitale – Circa e Medium – e infine la vicenda del blogger Brown Moses.

 

Lo seguiamo in queste sue riflessioni che ci consentono di vedere da vicino una serie di fenomeni molto interessanti della scena giornalistica (digitale) americana, alcuni dei quali in Italia non hanno ancora avuto la necessaria attenzione.

 

1)      First Look Media –  Qualsiasi elenco che non includesse la nuova società finanziata dal miliardario di eBay Pierre Omidyar non avrebbe molta credibilità, a mio avviso . L’ idea che qualcuno sia  disposto a investire 250 milioni di dollari su una nuova testata di giornalismo investigativo è abbastanza interessante , ma il fatto che abbia incluso nella redazione giornalisti battaglieri come Glenn Greenwald , Jeremy Scahill e Laura Poitras rende la cosa ancora più interessante. Avrà successo come investimento e / o come sforzo giornalistico? Non pretendo di conoscere la risposta a questa domanda, ma sarà certamente affascinante assistere,  anche per  la inusuale struttura che Omidyar ha scelto per la società, che fa prevedere  per il futuro ulteriori innovazioni multimediali.

 

2)      Bezos + Post. Prima di Pierre Omidyar era arrivato l’ affare da 250 milioni di dollari relativo all’ acquisizione del Washington Post da parte del fondatore di Amazon Jeff Bezos.  Finora , il CEO di Amazon non ha spiegato che cosa progetta per il giornale, ma spero che abbia deciso di comprarlo perché ha in mente alcune idee su come l’ industria dei media dovrebbe evolvere per sfruttare appieno il web . Questa è una lezione che molti  media ( sia vecchi che nuovi ) avrebbero bsogno di imparare e  Bezos è la sola persona da cui potrebbero farlo.   Amazon viene guidata con un impegno molto accentuato nei confronti  dei clienti, e pensare ai lettori come clienti è qualcosa che i giornali non hanno mai saputo fare molto bene.

 

3)      The Information – Il nuovo sito giornalistico di Jessica Lessin non è il solo sito unicamente per abbonati presente sul mercato. Andrew Sullivan continua a seguire un modello simile a  The Daily Dish, che ha raccolto quasi 1 milione di dollari in abbonamenti. Ma l’ impresa di Lessin , una ex reporter del Wall Street Journal , è interessante perché chiede ai lettori un sacco di soldi: un abbonamento costa infatti 400 dollari l’anno, una cifra maggiore di quella che si paga per abbonarsi allo stesso WSJ  e i lettori non paganti non hanno accesso a nulla. Non è chiaro se il tentativo di Lessin di un “paywall rigido’’ funzionerà (in una intervista recente mi ha comunque spiegato perché secondo lei funzionerà), ma sarà affascinante vedere come la cosa si evolverà .

 

4) Circa – Sono nate un sacco di start-up  ma mi sta attirando molto Circa, la prima applicazione giornalistica per il mobile fondata (e finanziata) da Ben Huh, del famoso ‘’I Can Has Cheezburger’’.  E ‘ stata lanciata nel 2012 ma alcuni degli sviluppi più interessanti del servizio  si sono verificati l’ anno scorso e quindi penso che sia giusto includerla. Per chiarezza, sono amico di molti dei principali creatori di Circa – tra cui il CEO Matt Galligan, il direttore Anthony De Rosa e il redattore capo David Cohn – ma non è questo il motivo per cui la trovo interessante . Lo è perché si tratta di una delle poche piattaforme che stanno cercando di ripensare al modo con cui consumiamo le notizie su una piattaforma mobile invece di riproporre o ridisegnare i contenuti esistenti,  e questo è un elemento fondamentale .

 

5)      Medium – Un’ altra entità mediatica che non è stata lanciata nel 2013 ma è diventata sempre più interessante è  Medium, la piattaforma di blogging / magazine gestita dall’ ex CEO di Twitter e fondatore di Blogger, Evan Williams. Medium – a cui si è sempre guardato con interesse, dal momento che il suo creatore è stato protagonista di due delle piattaforme che hanno maggiormente innovato il web – è ancora più interessante perché nessuno sa ancora bene che cosa sia realmente. E ‘ una piattaforma che consente a chiunque di pubblicare oppure una pubblicazione/magazine di estrema accuratezza? Williams sostiene che è entrambe le cose, ma ritengo che possano nascere forti tensioni se si pensa di cavalcare entrambi i cavalli allo stesso modo.  Come queste tensioni influenzeranno il servizio e la sua capacità di crescita e/o diventare un affare, resta comunque tutto da vedere.

 

6) Brown Moses – Ho lasciato per ultimo uno dei più affascinanti sviluppi del 2013 (e forse anche del 2014).  Sebbene è da parecchio tempo che il blogger britannico Eliot Higgins , più noto come Brown Moses,  sta facendo quello che fa – la verifica degli armamenti attraverso il crowdsourcing sul suo blog, su YouTube e con la creazione di  una ‘’redazione aperta’’ di Storyful su Google+ –,  è arrivato al centro dell’ attenzione quest’ anno, grazie anche ai profili che gli hanno dedicato sia il New Yorker che Huffington Post ( ne avevo scritto a marzo).    Anche se non nasce come giornalista, Higgins è diventato uno dei migliori esempi di “citizen journalism ” che ho visto in questi anni. Ha annunciato che lancerà presto un suo sito, dove si occuperà non solo di giornalismo crowdsourcing ma anche di insegnare agli altri come farlo.

 

Mathew Ingram

Presi nel loro insieme, credo che questi esempi provino con evidenza che ci sono motivi di ottimismo in mezzo a tutta l’ oscurità che tende ad accumularsi attorno al settore dei media.

 

È l’ era migliore per il giornalismo, come Henry Blodget e altri ritengono? Forse no  – ma lo stesso vale per la conclusione opposta.  Tutto dipende da dove si guarda. Per quanto riguarda me, io sono entusiasta nel  vedere come queste e altre iniziative si sviluppano ed evolvono.

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