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In 15 anni i quotidiani Usa hanno tagliato 17.000 giornalisti (meno 31%)

Fra il 1999 e il 2013 i posti di lavoro giornalistico nelle redazioni dei circa 1400 quotidiani Usa sono diminuiti di oltre 17.000 unità, passando da 55.104 a 37.982, con un calo del 31%.

 

Il dato si ricava da una tabella dell’ Asne (l’ American Society of News Editors).

 

Il segmento che ha registrato il calo più vistoso è quello dei fotografi e dei grafici, con una perdita del 41% dei posti di lavoro (da 5.912 del 1999 ai 3.493 del 2013).

 

Segue quello dei ruoli direttivi (capiredattori e direttori), che sono scesi da 13.335 a 8.087, con un calo del 39,3%).

 

I redattori e i cronisti sono scesi del 31% (da 25.253 a 17.422).

 

I copy o i layout editor e gli online producer hanno registrato la diminuzione minore, -24,7%, passando da 10.604 a 7.980 unità.

 

Da notare che il livello di occupazione del 2013 è inferiore persino a quello del 1978, quando i posti di lavoro giornalistico erano 43.000. Da quell’ anno i posti di lavoro sono cresciuti costantemente toccando la punta massima nel 1990 con 56,900 giornalisti occupati e rimanendo sempre sopra il tetto di 52.000 fino al 2008, quando è cominciata la crisi che ha fatto calare l’ occupazione giornalistica a tappe forzate:

 

 

I dati fanno parte di uno studio sull’ andamento della presenza delle minoranze all’ interno dei quotidiani americani.

 

Le minoranze

 

Una tabella mostra come questa presenza sia fortemente cresciuta negli ultimi decenni, passando dal 3,95% del 1978 (1.700 giornalisti su 43.000) al 12,37 del 2013 (4.700 su 38.000). La punta massima era stata registrata nel 2006, col 13,73% (7.400 su 53.600).

 

La distribuzione dei giornalisti nelle varie funzioni redazionali è comunque abbastanza omognea fra i ‘’bianchi’’ e le minoranze: su 100 addetti delle minoranze, 47 fanno i reporter (contro i 46 bianchi) e 21 sono copy o layout editor (21). Lievi differenze invece fra fotografi o infografici (12 delle minoranze contro 9 fra i bianchi), e ai vertici delle redazioni (20 contro 24).

 

I quotidiani che impiegano di meno giornalisti delle minoranze sono quelli con una diffusione inferiore alle 10.000 copie quotidiane (lo fa il 25%, uno su 4). Le testate fra le 10.000 e le 25.000 copie con addetti delle minoranze sono il 52%, percentuale che sale al 79% nella fascia di diffusione 25-50.000 e al 91% nei giornali del segmento 50-100.000 copie. Al 100% invece le testate con diffusione superiore alle 100.000 copie. (Da segnalare che il Newseum di Washington, DC, presenta una mostra sulla storia della presenza e dell’ attività delle minoranze nella storia del giornalismo americano).

 

Differenze di genere

 

Per quanto riguarda le differenze di genere, negli ultimi 15 anni – come rileva anche un’ analisi del Pew Research Center diffusa in occazione del licenziamento della direttrice del New York Times Jill Abramson, la percentuale delle donne nei giornali è rimasta sostanzalmente statica: è scesa dal 36,9 al 36,3%, ma, nel segmento dei capiredattore e direttori, è lievemente cresciuta, passando dal 33,8 al 34,6%.

 


Per  quanto riguarda i salari, un recente studio dell’ Indiana University ha rilevato che il salario mediano delle giornaliste dei quotidiani nel 2012 era inferiore di circa 5.000 dollari a quello degli uomini: 42.857 dollari per le donne contro i 48.037 dollari per gli uomini. In pratica le donne guadagnano l’ 87% di quello che entra nelle tasche degli uomini.

 


Complessivamente, in tutti i settori dell’ editoria giornalistica, la ricerca dell’ Indiana University mostra che il reddito mediano per le donne era di 44.342 dollari nel 2012, cioè l’ 83 % del salario degli uomini (53.600 dollari). Questo divario retributivo è lievemente cresciuto visto che nel 1991 la percentuale era pari all’ 81%. Il miglioramento è più netto rispetto ai dati del 1970, quando il reddito delle giornaliste era solo il 64% di quello maschile, e rispetto al 1981 quando le donne guadagnavano 71 centesimi rispetto a un dollaro intascato dagli uomini.

 

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