Site icon LSDI

Tre progetti italiani fra i 73 finalisti del Data Journalism Award

La mappa dei migliori (e peggiori) ospedali in Italia, realizzata da un gruppo di lavoro coordinato da Guido Romeo e pubblicata su Wired; l’ inchiesta  sul gas di Gaza e gli sprechi dell’ Unione europea, condotta da Cecilia Ferrara e Assia Rabinowitz per l’ Irpi (Investigative Reporting Project Italy);  e un reportage del Fatto quotidiano sulla pillola Ru486  sono i tre progetti italiani inclusi fra i 73 finalisti del Data Journalist Award, il Premio dedicato dal Global Editors Network  (GEN) alle iniziative più interessanti nel campo del giornalismo dei dati.

 

Fra i finalisti verranno scelti gli 8 vincitori, che si divideranno 15.000 euro  e saranno proclamati nel corso del GEN News Summit, in programma a Parigi dal 19 al 21 giugno e di cui Lsdi è quest’ anno uno dei media partner.

 

L’ elenco completo dei 73 finalisti (disponibile qui) è stato diffuso oggi a Perugia al Festival internazionale del giornalismo da Antoine Laurent, vicedirettore del Global Editors Network, nel corso di un panel sul Data journalism.

 

Complessivamente sono arrivati al GEN circa 300 progetti, da 19 paesi, suddivisi in quattro categorie: giornalismo investigativo, applicazioni di data journalism, storytelling attraverso i dati e siti web (o sezioni di siti) sul DJ.

 

La giuria è composta da:
 

Paul Steiger, ProPublica, USA, presidente; Justin Arenstein, African News Innovation Challenge, South Africa ; Peter Barron, Google, UK ; Wolfgang Blau, Director of Digital Strategy, Guardian ; Liliana Bounegru, European Journalism Centre, Germany ; Reginald Chua, Thomson Reuters, Hong Kong; Frederic Filloux, Les Echos, France ; Joshua Hatch, The Sunlight Foundation, USA; Aron Pilhofer, The New York Times, USA ; Paul Radu, Organized Crime and Corruption Reporting Project, Romania; ; Simon Rogers, DataBlog Editor, Guardian ; Gianina Segnini, La Nacion, Costa-Rica.

 

Parallelamente quest’ anno è stato lanciato anche un premio speciale indirizzato al pubblico (“Public Choice Award”), che potrà votare per l’ applicazione o la visualizzazione favorita sul sito datajournalismawards.org.

 

1 – La mappa sulla situazione della sanità in Italia è stata messa a punto da un gruppo di giornalisti e ricercatori che sta lavorando dalla fine di settembre scorso. Si basa sui dati che ogni anno l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari (Agenas) del ministero della Salute  registra attraverso le schede di dimissione compilate dai 1.200 ospedali italiani.

 

E’ solo il primo passo di un lavoro di analisi, di scavo e di correlazione all’ interno dei data set dell’ Agenzia, che dovrebbe mettere in luce vari altri aspetti del pianeta sanità in Italia su cui il gruppo di lavoro, coordinato da Guido Romeo, continuerà a impegnarsi.

 

 2 – L’ inchiesta  sul gas di Gaza e gli sprechi dell’ Unione europea è stata realizzata da Cecilia Ferrara e Assia Rabinowitz, due delle giornaliste del gruppo che aveva creato l’ Irpi.

L’ Istituto è un’associazione di giornalisti investigativi che intende sperimentare nuovi modelli di produzione di servizi, in due lingue, italiano e inglese.

E’ un progetto nato nel 2012 grazie all’ incontro dei suoi futuri fondatori a Kiev, nell’ ottobre 2011 nel corso della settima edizione della Global Investigative Journalism Conference (GIJC)

 

In un suo Manifesto l’ IRPI spiega che ‘’indagherà sui traffici illeciti di ogni sorta, scelte politiche o imprenditoriali sospette, guarderà con occhio attento agli sprechi nella spesa pubblica, perché sia corretta e depurata dalle clientele politiche e dai nepotismi; denuncerà affari e interessi della criminalità organizzata, spesso legata a doppio filo con la politica; denuncerà altresì la devastazione ambientale e le conseguenze di politiche aziendali che privilegiano il profitto allo sviluppo sostenibile’’.

 

3 – Il  reportage del Fatto quotidiano sulla pillola Ru486  ha permesso di delineare un quadro preoccupante dell’ applicazione della legge 194 nel nostro paese.

Consultori pubblici che scarseggiano nel Nord-Ovest. Ginecologi obiettori di coscienza in aumento dal 58% al 69.3% in cinque anni, e con punte del 80-85% nelle regioni del Sud. Centro-Italia pressoché sfornito di presidi che somministrano la pillola RU486 alle donne che ne fanno richiesta.

Il quadro che affiora dalle 40 pagine di testo, grafici e tabelle allegate è quello di un Paese diviso, dove l’erogazione di servizi in materia di maternità e interruzione volontaria di gravidanza varia – e di molto – di regione in regione.

 

Exit mobile version