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Metà dei pubblicisti ‘’giornalisti a vita’’, una Ricerca sul pubblicismo in Italia

Fra i 73.030 pubblicisti che risultavano iscritti all’ Ordine alla fine del 2012, più della metà, 35.379, sono nell’ albo da più di 15 anni e come tali sono diventati di diritto ‘’giornalisti a vita’’, anche se non svolgeranno più alcuna attività giornalistica.

 

E’ un dato – inedito – che emerge dallo studio ‘’Il pubblicismo 2010-2012, tre anni dati alla mano’’, curato da Vito Scisci, consigliere nazionale dell’ Ordine, e presentato nei giorni scorsi a Roma.

 

Un altro dato curioso è quello relativo al rapporto pubblicisti/abitanti.

 

La metà delle regioni – ha rilevato la Ricerca, concentrata in una serie di slide che pubblichiamo insieme alla relazione di Scisci – è più o meno attestata sulla media nazionale, che è pari a 1,2 pubblicisti per 1.000 abitanti (73.030 pubblicisti per 60 milioni e 770.000 abitanti – censimento 2011).

 

 

Ma alcune zone si discostano dalla media, anche in maniera sensibile, come la Val d’ Aosta, che  ne ha invece quasi il doppio. La percentuale scende nel Lazio che ne ha poco più dell’ 1,7 per mille. In coda alla classifica invece il Veneto che, con 3.762 pubblicisti su una popolazione di quasi 5 milioni di abitanti, presenta un rapporto pari a poco più dello 0,7 per mille.

 

 

La composizione degli iscritti all’ Ordine

 

Come si vede nella tabella qui sotto, relativa alla composizione degli iscritti all’ Ordine, fra il 1994 il 2009 e il 2012, il rapporto fra le tre componenti è rimasto sostanzialmente immutato. Anche se va notato il calo dei praticanti, passati in tre anni (dalla fine del 2009 al 2012) da 1928 a 1666: un secco -13,6%.

 

Questo dato da solo – osserva Scisci  nella relazione – riassume il momento di crisi che sta attraversando la nostra editoria e di conseguenza il mondo dei giornalisti. ‘’E l’altra faccia della stessa medaglia è l’aumento percentuale dei pubblicisti che con il 71,3%  si riportano vicinissimi ai valori del 1994, il 71,4%’’.

 

Lo studio segnala anche l’ impennata degli iscritti nello scorso anno, più di 3.000 rispetto all’ anno precedente: quasi il 5%, ‘’un aumento particolarmente sensibile e mai registrato negli ultimi 18 anni di vita dell’ Ordine’’. E il dato della diminuzione dei pensionati, passati da 7.208 nel 2009 a 6.394 nel 2012.

 

 

Uomini e donne nel pubblicismo

 

Per quanto riguarda il genere, si rileva che gli uomini in 18 anni sono cresciuti di oltre un terzo, passando da 33.270 a 46.022 (+ 38,3%), mentre le donne sono cresciute tre volte,  con un incremento del 210%, passando da 9.329  a 28.923.

 

 

Qui sopra la rappresentazione grafica della progressione del rapporto tra i due sessi:  gli uomini sono passati dal 78,1% al 61,4%, mentre le donne sono cresciute dal 21,9% al 38,6%.

 

Se il trend non dovesse subire alterazioni rilevanti, entro il 2020 le pubbliciste saranno pari al numero dei pubblicisti.

 

In alcune regioni, per altro, il sorpasso è già realizzato. In Basilicata nel 2012 i nuovi pubblicisti sono stati 34 uomini e 31 donne. In Puglia le donne sono state sono state 167 mentre gli uomini iscritti 163. Anche in Sicilia tra i nuovi pubblicisti 125 sono state le donne e 120 gli uomini.

 

 

L’ andamento delle iscrizioni

 

Per quanto riguarda l’ andamento delle iscrizioni nelle varie Regioni, l’ analisi nota una serie di ‘’contraddizioni’’ che, ipotizza la relazione, sono state probabilmente ‘’influenzate da misure in loco assunte dagli organi regionali, come la revisione degli albi oppure più decisi criteri selettivi per accedere all’albo’’.

 

A fronte di Ordini che non registrano un aumento degli iscritti, come Piemonte e Sardegna, il Trentino invece ne conta, al 31 dicembre 2012, meno di tre anni prima. E c’ è chi va in controtendenza. La Puglia, ad esempio, negli ultimi tre anni ha incrementato di oltre il 20% il numero dei pubblicisti.

 

 

Metà dei pubblicisti nel nord, ma il dato è in calo

 

Per quanto riguarda la situazione nelle tre macro aree,  la metà dei pubblicisti è al nord, anche se in tre anni il dato è in flessione: 49,2% nel 2012 rispetto al 50,9% del 2010. A vantaggio del sud che dal 27,9% è passato al 29,2% del 2012. Sostanzialmente costante il dato del Centro che in tre anni cresce solo dello 0,3%.

 

 

Età: fra gli uomini in maggioranza gli over 50; fra le donne la fascia 30-50 anni

 

Interessante anche il dato relativo all’ età degli iscritti a seconda del genere.

 

La ricerca mostra in particolare che, a differenza degli uomini,  le pubbliciste over 50 non sono la maggioranza.

 

L’ età media delle donne è sensibilmente più bassa rispetto ai colleghi uomini.

 

La maggioranza delle iscritte, che in questo caso è oltre il 50%, ha un’età che va tra i 30 e 50 anni.

 

 

I pubblicisti pensionati

 

I pubblicisti pensionati (ma non sono dati Inpgi) sono passati da 8.394 del 2010 a 8.779 del dicembre 2012.

Il record di pensionati è in Sicilia: sono 1.366 su 4.033, un terzo degli iscritti. La Puglia, invece, ne ha “solo” 398 rispetto ai 3.951 iscritti. Appena il 10%. Percentuale che ‘’crolla’’ nel Lazio: su 11.104  iscritti i pensionati sono solo 492, meno del 5%.

 

 

Iscritti da oltre 15 anni

 

Infine i dati sui pubblicisti iscritti da più di 15 anni: erano 30.593 a gennaio 2010 (di cui 10.573 donne) e sono diventati 35.379 al 31 dicembre 2012 (11.901 le donne). Con una crescita complessiva del 15,6% (+17,3% fra gli uomini e +12,6% fra le donne).

 

 

– Qui le slide con i dati completi

– Qui la relazione di commento

 

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Sulle questioni del pubblicismo vedi anche lo studio dal titolo ‘’ Il pubblicismo professionale e la precarietà nel lavoro autonomo’’ pubblicato su Lsdi nel febbraio 2012.

 

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