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Lavorare per e con la rete

Nell’ultimo incontro di Giornalisti Digitali e Dintorni, la rassegna su giornalismo e comunicazione 2.0 in corso di svolgimento al Caffè letterario delle Murate di Firenze si parlerà anche del libro a sei mani Working On Web , come non si inventa una professione, scritto per Franco Angeli editore da Daniele Chieffi, Claudia Dani e Marco Renzi.

 

Per realizzare il dossier sul libro che introduce l’ incontro di mercoledì 17 luglio alle ore 18,30, abbiamo chiesto a due di loro, Chieffi e Dani, che saranno anche ospiti all’incontro fiorentino,  di rispondere a cinque  domande sul libro. Ecco le due interviste.

 


Lsdi: << Perchè questo libro? >>

 

Claudia Dani : << La forza e il perché del libro fondano nell’aver voluto indagare un ambito che raramente indaga se stesso. Oltre che nel fatto che si tratta di un’analisi svolta su qualcosa di concreto e tangibile. La situazione italiana attuale del lavoro con e nel web.Da una parte, l’analisi di mondi anglofoni nei quali il rapporto fra comunicazione e web paiono essere ben consolidati e le professioni ben definite, anche se alla fine dello studio la tesi non è stata totalmente confermata. Dall’altra, le interviste a chi, in Italia quei ruoli li ricopre ogni giorno. Qui sta la ‘vitalità’ del libro.

 

A livello personale, ritengo che l’evoluzione stessa del libro sia la forza di esso: un’inchiesta che a volte ha offerto risposte che non si aspettavano, altre ha posto altre domande. Un altro perché sta nella volontà di emergere in mezzo ad una pila di altri testi dal titolo simile che però si limitano a ‘filosofeggiare’ sull’argomento e non a concretizzare. In ultimo questo libro andava scritto, perché non si possono definire ‘nuove’ professioni del web ma ruoli professionali ‘dinamici’>>.

 

Daniele Chieffi:<< Che il digitale rivoluzioni le dinamiche della comunicazione è ormai un dato acquisito. Che questo, da una parte crei nuove opportunità e figure professionali e modifichi profondamente quelle esistenti è altrettanto certo. Più complesso è disarticolare questi processi e comprendere quali siano, nello specifico, queste “nuove professioni”, spesso dai nomi tanto fantasiosi quanto vuoti di reale significato. Chi si avvicina a questo mondo (giovani in cerca di lavoro, professionisti che si devono aggiornare o riqualificare), si trova di fronte a una serie di definizioni ma nessuna che spieghi effettivamente cosa sia necessario saper fare e come. Il libro nasce per colmare proprio questa “lacuna”. Per far questo era necessario partire dal concreto, ovvero capire che cosa facessero questi nuovi “professionisti digitali”, isolarne le competenze, vecchie e nuove, e scoprire (ed è un merito di questo testo) che le definizioni sono spesso vuote, i problemi ancora tanti, e molta la confusione. Ma che le opportunità di lavoro ci sono, così come le competenze che bisogna avere >>.

 

Lsdi: << Quali sono fra le professioni esaminate quelle che a tuo giudizio ritieni fondamentali e perchè, in chiave Italia? >>

 

Claudia Dani :<< Senza dubbio il Data Journalist e il Content Curator. Incarnano i valori dell’etica fondamentale del giornalismo classico e l’unica, almeno a mio parere, via per il futuro della comunicazione online: la presentazione dei contenuti online al meglio e fruibili che possano svolgere al pieno la funzione di informazione. Perché è fondamentale il DJ? Il mondo dell’informazione attuale è spesso animato di messaggi non interpretabili da tutti e in numero sempre maggiore, oltre che essere sotto forma di dati, che vanno decifrati e resi fruibili. Il Data Journalist è essenziale perché sa scegliere i dati utili e li rende leggibili. Allo stesso modo chi si occupa di trovare la forma più idonea per presentare contenuti e informazioni online (Content Curator) sceglie quelli utili allo scopo, è fondamentale nell’informare e comunicare nel web. In Italia, più che mai, è necessario che un professionista sappia leggere, interpretare e presentare i dati, allo stesso tempo è fondamentale il ruolo professionale di chi renda fruibili a lettori pigri o sommersi di input contenuti importanti >>.

 

 

Daniele Chieffi :<< Più che di professioni parlerei appunto di competenze. Tre, a mio giudizio, quelle assolutamente irrinunciabili: Capacità di gestione delle conversazioni social e delle dinamiche stesse delle piattaforme che permettono l’interazione. Capacità di ascolto e di analisi dei bisogni, interessi ed esigenze del proprio pubblico di riferimento ovvero della community e capacità di utilizzare tutti gli strumenti per la produzione di contenuti (testuali, grafici, immagini, video) >>.

 

Lsdi :<< Comunicatori e giornalisti sono davvero così diversi oggi? Differenze, assonanze, convergenze. >>.

 

Claudia Dani :<< Non credo siano diversi in modo netto, credo più probabile che il futuro delle due professioni sia un ‘meltin pot’ di competenze e skill. Queste possono essere le stesse, ma la risposta sta nel destinatario del messaggio. Il lettore-utente sul web è attivo, interagisce, sceglie di chi fidarsi sia esso un giornalista o un comunicatore aziendale. La chiave di lettura sta nel comprendere che ogni utente creerà il proprio quotidiano online, fatto di link personalmente scelti dalle diverse fonti. Il quotidiano sarà fatto da scelte basate sulla fiducia. Chi si conquista questa fiducia? Il Content Curator aziendale da una parte e il Giornalista Storyteller dall’altra. Il primo produce contenuti efficaci che dalle aziende arrivano all’utente, il secondo sfrutta al meglio gli strumenti del web per raccontare fatti ed eventi >>.

 

Daniele Chieffi :<< Nella conclusione del libro sostengo che, in realtà, esiste un solo professionista della comunicazione digitale, che possieda la conoscenza approfondita di strumenti e modalità professionali per lavorare nell’ecosistema sociale che è il Web. Differiscono gli obiettivi e gli impianti deontologici ed etici che vanno poi rispettati. Un giornalista dovrà “fare il giornalista”, il comunicatore il suo mestiere ma utilizzeranno gli stessi “attrezzi del mestiere” >>.

 

Lsdi :<< Come proseguiresti questo cammino? Quale potrebbe essere il seguito ideale di questo libro? >>.

 

Claudia Dani :<< Prima accennavo ai ruoli dinamici, proprio questo è il seguito naturale del libro: essere un punto di discussione, di riflessioni dal quale muovere per affrontare una questione in continua evoluzione. Il blog www.workingonweb.it è il luogo naturale nel quale discutere sui contenuti del libro e dal quale, spero, possano emergere nuovi spunti lavorativi e aiuti per chi vuole entrare nell’ambito della comunicazione nel/per il web. Il seguito auspicato, invece, è che la lettura del libro possa suscitare azioni concrete da parte di chi tira le fila del mondo giornalistico, dell’editoria e delle aziende coinvolte. L’unica chiave che apra la porta è quella dell’aggiornamento costante, insieme all’essere ‘sul pezzo’: seguire i movimenti continui del web e di chi vi agisce dentro. Qui sta il cammino >>.

 

Daniele Chieffi :<< Il Web, il digitale è, per definizione, in continuo mutamento, semplicemente perché, essendo un ecosistema sociale e non un medium, rispecchia le dinamiche sociali e, in una sorta di circolo autoalimentato, contribuisce a modificarle. Un libro come questo non può, proprio perché ha la pretesa di accompagnare i lettori nella conoscenza di un mondo liquido, fermarsi. Seguire l’evoluzione delle professioni digitali, delle competenze e di come queste evolvano credo sia inevitabile e necessario >>.

 

Lsdi :<< Tre strade per un futuro professionale: brand journalism/ content curation/ data journalism: definisci professioni, spiega il tipo di attività e fornisci elementi per considerarle il futuro, o anche no >>.
Claudia Dani :<< Come ho già provato a spiegare, sicuramente due dei ruoli chiamati in causa saranno protagonisti del futuro del web. Il brand journalist – informare in nome di un brand, mantenendo ben saldi i principi del giornalismo – va certamente inserito nella triade. Non credo si tratti di tre strade diverse, ma strade che probabilmente uno stesso professionista percorrerà in base alle esigenze. Un punto fermo è quello che chiunque ricopra un ruolo unico ‘meltin pot’ o uno dei tre ruoli distinti, deve avere una conoscenza profonda e aggiornata dei social media. Nella definizione e funzione di questo termine sta il segreto per il workingonweb >>.

 

Daniele Chieffi :<< Sempre nella conclusione del libro sostenevo che il nuovo professionista digitale è l’ibrido di tutte le vecchie categorie professionali (comunicatori, giornalisti, marketer, pubblicitari, ecc.) ma con un dna più spiccatamente giornalistico, nel senso che deve avere il senso della notizia, la curiosità e la capacità di sintesi propria del giornalista. Se traduciamo questo con le categorie della domanda dovrà essere in grado di comprendere e tradurre la complessità dei big data, essere in grado di realizzare contenuti appealing e validi (content curation). Dall’altra parte le aziende hanno sempre più bisogno di professionisti in grado di “raccontarle” in modalità storytelling e chi meglio di un professionista in grado di utilizzare strumenti giornalistici su fonti aziendali potrà risolvere questa esigenza (brand journalist)? Ma, come si vede, alla fine, le competenze che emergono anche da quest’ultima analisi sono le medesime descritte prima: comprendere il proprio pubblico di riferimento (altrimenti una buona content curation è impossibile) che può essere tradotto in un buon “senso della notizia”, anche per un giornalista aziendale. Capacità di realizzare contenuti e capacità di gestire le conversazioni social che da questi scaturiscono >>.

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