La realtà aumentata e il futuro del giornalismo

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Rinnovare il giornalismo e il modo di comunicare offrendo qualcosa in più di semplici pagine statiche. Andare oltre la classica forma di informazione nel quale si riceve passivamente la notizia e trasformare il lettore in un nuovo tipo di utente, in grado di interagire con una realtà diversa, sovrapposta a quella percepita. Sarà questo il futuro dell’ editoria? Al di là degli ormai famosi necrologi per la carta stampata, è innegabile che il futuro modo di informare sarà totalmente diverso da quello attuale: se già ora l’ integrazione tra reale e digitale è una via percorsa da quasi tutti i giornali, con risultati più o meno meritevoli, la strada che porta la carta stampata verso la realtà aumentata rimane ancora poco percorsa.

 

di Fabio Dalmasso

 

 

La Stampa e gli auguri di Natale

 

Uno dei primi esempi di questa possibile combinazione tra passato e futuro dell’editoria risale al 24 dicembre 2012 quando il quotidiano torinese La Stampa decise di affidare gli auguri ai propri lettori all’attore comico Giacomo Poretti: non solo un semplice articolo scritto, ma un’esperienza con la Realtà Aumentata. I possessori di iPhone o iPad, infatti, dopo aver scaricato gratuitamente un’apposita applicazione, dovevano puntare il telefonino sulla pagina specifica del giornale e gustarsi il video che sarebbe apparso sul proprio supporto mobile.

 

“Un esempio di “realtà aumentata” – scriveva il quotidiano torinese – una modalità per arricchire l’esperienza di lettura del giornale anche con contenuti multimediali destinati agli strumenti che accompagnano sempre più la nostra quotidianità: lo smartphone e il tablet”.

 

Un’ operazione simile era stata  realizzata dal quotidiano giapponese Tokyo Shimbun aggiungendo alla sperimentazione un valore educativo con l’ obbiettivo di avvicinare i bambini alla lettura del giornale grazie alla traduzione dei caratteri di stampa Kanji (difficili da leggere) in Hiragana, più facili per i bambini.

 

 

Classic Rock

 

Tornando in Italia, un ulteriore applicazione della Realtà Aumentata è arrivata in edicola grazie alla rivista musicale Classic Rock che, dal numero di marzo 2103, può vantare il titolo di “Prima rivista in realtà aumentata”, come riportato in copertina. Un primato che viene ribadito con il riquadro “Primi in Italia! – Le pagine prendono vita! – La tua rivista preferita non sarà più la stessa…”.

 

Promesse allettanti che vengono spiegate dal direttore, Davide Tosini: «Siamo tutti orgogliosi di essere in primi, in Italia, a offrire un servizio di questo genere». Nello specifico i lettori di Classic Rock, esattamente come quelli de La Stampa, hanno la possibilità di vedere dei filmati dei vari gruppi trattati negli articoli dopo aver scaricato l’apposita applicazione gratuita e inquadrato un particolare simbolo stampato sulla pagina. Un uso della realtà aumentata che risulta leggermente limitato e che non sfrutta appieno le potenzialità che questo nuovo modo di accedere all’informazione ha in sé, ma che risulta comunque coraggioso e da seguire..

 

Il Tirreno

 

Realtà-aumentata3Leggermente più avanzato e tecnologicamente interessante è invece l’uso della Realtà Aumentata sperimentato dal quotidiano Il Tirreno che, nell’edizione di sabato 18 maggio 2013, ha permesso ai proprio lettori di accedere a un video del cantante livornese Bobo Rondelli e a un menù dove scegliere se ascoltare una sua canzone, vedere una sua intervista, scorrere una fotogallery e mettere un “like” alla pagina Facebook.

 

«L’idea – ha dichiarato il direttore del giornale, Roberto Bernabò – è di far diventare il giornale uno strumento dinamico, di innovazione e coinvolgimento. Il lettore può interagire direttamente col quotidiano e divertirsi esplorando i contenuti multimediali e social collegati a ogni foto».

 

 

 

Dalla Boeing

 

Le parole di Bernabò illustrano alla perfezione le caratteristiche della Realtà Aumentata che possono dare nuova linfa vitale a un’editoria in crisi, non solo economicamente, ma spesso anche di contenuti. Per capire meglio, però, come potrebbero essere sfruttate queste qualità tecnologiche, proviamo a descrivere più in profondità la Realtà Aumentata, o Augmented Reality (AR).

 

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Il termine fu coniato nel 1992 da Thomas Preston Caudell, ricercatore della Boeing che aveva ideato un sistema multimediale per guidare i tecnici nell’assemblaggio e nell’installazione di vari sistemi elettrici all’interno dei velivoli. Grazie all’interessamento di ricercatori universitari, il modello escogitato dalla Boeing venne raffinato e fatto conoscere a tutto il mondo. Il passaggio, ovviamente, non fu dei più rapidi ed è sufficiente analizzare i dati di Google trends per intuire quando l’ interesse verso la Realtà Aumentata si spostò dai laboratori di ricerca alla società civile: il termine ottiene una vera e propria impennata di interesse nelle ricerche nel settembre 2009, mentre prima rimaneva ad appannaggio di pochi addetti ai lavori.

 

L’evento che scatenò una tale notorietà fu un semplice, ma efficacissimo strumento di marketing messo a punto dalla General Electric, uno di primi esempi di Realtà Aumentata “da scrivania” che, nonostante gli evidenti limiti, sdoganò questa tecnologia raggiungendo così milioni di persone.

 

 

 Più informazioni

 

Negli anni la Realtà Aumentata ha conosciuto nuove e diverse applicazioni, è stata migliorata ed è destinata a diventare, secondo molti, il futuro modo di comunicare. Ma come funziona?

 

Semplificando molto, si può dire che la Realtà Aumentata è formata da elementi-informazioni virtuali (solitamente tridimensionali) che si sovrappongono alla realtà e con i quali si può interagire.

Un esempio classico per capire meglio il funzionamento è quello della strada: immaginiamo di inquadrare una via qualunque con il nostro smartphone o il nostro tablet: sullo schermo vedremo comparire i nomi delle vie, la temperatura, le caratteristiche di eventuali negozi presenti, la possibilità di accedere ai relativi siti e/o social network, la possibilità di prenotare un tavolo nel ristorante, etc… Un insieme di informazioni, quindi, che vanno ad aumentare le informazioni provenienti dal mondo reale, sovrapponendosi ad esse e, soprattutto, offrendo all’utente la possibilità di interagire con esse nel modo più naturale possibile.

 

 

Pochi strumenti

 

Tutto questo è possibile grazie all’utilizzo di pochi e semplici strumenti, ormai molto diffusi: uno smartphone, o un tablet; un’applicazione e un marker, cioè un simbolo che metta in moto  l’applicazione. Proprio questa sua facilità di utilizzo da parte dell’utente finale ha attratto il mondo della pubblicità e del marketing che vede nella Realtà Aumentata una nuova, originale e coinvolgente esperienza da sfruttare appieno per veicolare i propri messaggi: l’idea di “vendere un’ esperienza in Realtà Aumentata” ha inevitabilmente e immediatamente fatto breccia tra i pubblicitari e gli specialisti di marketing, pronti a sfruttare un nuovo modo di comunicare, ma soprattutto un nuovo tipo di esperienza da dare al consumatore, rendendolo parte attiva della comunicazione.

 

Meno intraprendenti e attenti, forse, si sono invece dimostrati i professionisti dell’editoria giornalistica: spesso legati a vecchi schemi consolidati e timorosi di avventurarsi su un percorso ancora in parte sconosciuto, gli editori non hanno saputo cogliere appieno le grandi potenzialità della Realtà Aumentata. Almeno fino ad ora.

 

 

 

Il futuro dell’editoria giornalistica?

 

Come abbiamo visto in precedenza, infatti, anche in Italia si stanno moltiplicando gli esempi di editori “illuminati” desiderosi di rischiare e gettarsi a capofitto nel futuro della comunicazione che, come molti sostengono, non sarà solo digitale, ma assumerà una forma ibrida, capace di integrare diversi elementi e in grado di coinvolgere sempre più il lettore-utente.

 

Tra i vantaggi che la Realtà Aumentata offre all’editoria spiccano, infatti, la bi-direzionalità della comunicazione e l’ alta interattività, che determina una fruizione attiva da parte del lettore il quale sarà così in grado di accedere a contenuti dinamici, multi e cross-mediali.

 

Il tutto attraverso dispositivi mobile, cioè smartphone e/o tablet, garantendo quindi un’usufruibilità praticamente illimitata, senza limiti di spazio e di tempo e, cosa molto importante, a costi estremamente ridotti per il lettore.

 

Gli esempi riportati sopra rappresentato i primi tentativi dell’editoria italiana di affacciarsi sul mondo della Realtà Aumentata: spesso essi si rivelano essere più legati a strategie di marketing che non a intenti giornalistico-informativi reali e, nella maggior parte dei casi, vanno poco oltre al QR Code, limitandosi a sfruttare solo alcune e superficiali caratteristiche della Realtà Aumentata.

 

Ma rappresentano comunque un interessante tentativo di aggiornarsi e guardare al futuro. Un futuro in cui, forse, grazie a un’applicazione e un simbolo stampato su un giornale, potremmo addentrarci in una realtà diversa, fatta di molte più informazioni. Rigorosamente interattive e coinvolgenti.