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‘’Instant Song’’, dal femminicidio all’ uccisione di Aldovrandi : la cronaca nera diventa ballata

Cronaca nera e canzoni: due termini che, a prima vista, sembrano non aver nulla a che fare l’uno con l’altro, ma che in realtà nascono entrambi da una necessità naturale dell’uomo: quella di raccontare, riferire fatti e avvenimenti per fare in modo che la gente sappia. Ovviamente il verbo “raccontare” è declinato in modo differente dal giornalismo e dalla musica.

Se per il primo, infatti, raccontare significa (o dovrebbe significare) informare, per l’arte musicale esso può essere un punto di partenza per un’opera artistica che ripercorra il fatto, ma senza entrare nei dettagli ma, soprattutto, può essere il punto di partenza per una riflessione più ampia, prendendosi anche delle libertà di espressione che il giornalismo non dovrebbe seguire.

Una scelta, quella di raccontare in musica fatti di cronaca nera, che il cantautore Massimo Bubola sta portando avanti con il progetto Instant Songs, partito nell’aprile 2013, ma in costante aggiornamento e composto, fino ad ora, da sei canzoni, che traggono spunto da altrettanti episodi di cronaca.

 

di Fabio Dalmasso

 

L’ultima canzone è stata pubblicata il 13 settembre e si intitola Sopra la legge , un brano ispirato “pensando a chi nel nostro Paese pratica, difende o addirittura ammira l’ illegalità oltre qualsiasi giudizio e sentenza”.

 

Il primo brano ad essere stato pubblicato risale invece ad aprile ed era Hanno sparato a un angelo, canzone che compare anche nell’ultimo album dell’artista, In alto i cuori, e che prende spunto dal tragico episodio accaduto a Roma all’ inizio del 2012, quando una bambina di nove mesi,  Joy, venne uccisa in un tentativo di rapina ai danni dei genitori, Zhou Zeng e Li Yan, titolari di un bar. Il colpo che ferì mortalmente la bambina raggiunse poi il cuore del padre uccidendolo.

 

Un terribile episodio da cui Bubola parte per comporre una canzone intensa in cui l’artista si chiede se, in questa società, la pietà sia morta e che fine abbia fatto la cultura del dolore:

 

“Cosa possiamo dire se non abbiamo voce/

Noi che non sappiamo stare ai piedi della Croce/

e non possiamo credere che morta sia Pietà/

Hanno sparato a un angelo e a un po’ di Eternità”.

 


Aldrovandi e femminicidio

 

La seconda canzone è invece dedicata al tristemente famoso episodio che ha visto come tragico protagonista Federico Aldrovandi, ucciso il 25 settembre 2005, durante un controllo della Polizia. Quante volte si può morire e vivere è una ballata che fa rivivere le ultime ore di Federico: il ritorno a casa, l’incontro con la Polizia e “la realtà poi vinse sulla fantasia” per un terribile epilogo.

 

Chi fermerà questa croci, terzo brano delle Instant Songs, è una canzone che, come dice lo stesso Bubola, «è concepita come un salmo biblico sull’eterno femminicidio». In questo caso l’episodio ispiratore è stato l’omicidio della quindicenne Fabiana Luzzi da parte del suo fidanzato, 16 anni, avvenuto nel maggio del 2013 a Corigliano Calabro (Cosenza): prima l’ha accoltellata e poi ne ha bruciato il corpo prima che la ragazza fosse morta. Il testo è “un lungo, doloroso elenco di morti femminili e di violenze avvenute solo negli ultimi due anni in Italia, ma è come se abbracciasse un arco di tempo e di spazio sconfinato”: “Chi trovata in un bosco/Chi gettata in un fosso/Chi coperta di graffi  feroci/Chi fermerà queste croci?”.
L’ auto fatale e i migranti

 

La morte del piccolo Luca Albanese, due anni, avvenuta il 3 giugno 2013 a Piacenza, per essere rimasto troppo al lungo al caldo nell’auto del padre Andrea, che lo aveva dimenticato andando al lavoro, ha invece ispirato Ho scordato te, scordando me, un brano che racconta il dolore per la perdita assurda di un figlio e si domanda se non sia un po’ colpa anche della trasformazione della società che riempie la vita di impegni, gadgets, blog, mail e che porta il cervello a un black-out che può essere letale.

 

Senza catene, infine, prende spunto dalla morte di Samia Yusuf Omar, ventunenne somala incinta al quarto mese, morta il 17 marzo 2012 su un gommone che la portava dalla Libia verso l’Italia. “Chi di noi ha pianto per tutti questi morti?

 

chi ha versato una lacrima per quelle persone partite per “la libertà/

che è qui vicina/

è il nuovo volto del nostro volto che è clandestino”.

 
Moderno cantastorie

 

 Instant Song è un progetto estremamente interessante per capire come la cronaca nera possa influenzare la società ed entrare nell’arte musicale, attraverso il genio e la maestria di un cantautore come Massimo Bubola. Una sorta di moderno cantastorie che si rifà a quella tradizione orale italiana accennata anche dal criminologo Luca Steffenoni, nel suo libro Nera. Come la cronaca cambia i delitti , quando racconta di come “gli ultimi chansonniers del delitto hanno lasciato le piazze solo verso la fine degli anni Sessanta”.

 

 Lsdi ha intervistato Massimo Bubola che racconta la genesi e i motivi che stanno alla base del suo progetto Instant Songs.

 

 

L’ intervista

 

Come è nata l’idea del progetto di Instant Songs?

 

Il progetto Instant songs vuole ricondurre la canzone alla sua funzione originaria: cioè quella di raccontare i personaggi e i fatti salienti del nostro tempo e della nostra società, con particolare attenzione per quella che è definita “cronaca nera”. Prima dell’avvento della letteratura scritta, le opere di Omero ed Esiodo nella Grecia del VII-VIII secolo venivano perlopiù cantata e recitate ritmicamente ed era quello uno dei modi più praticati per tramandare la storia che si fondeva allora con la mitologia. Per questo la canzone e la ballata hanno assunto nel tempo una funzione di memoria condivisa.

 

Nel momento in cui si affronta la cronaca con una canzone, il racconto si espande dai motivi che l’hanno ispirato e diventa epico cioè racconto collettivo, riuscendo a parlarci al di là dai fatti specifici che l’ hanno ispirato ed estrapolandolo dal suo contesto.

 

Ho scritto nel passato già altre “instant song” da Cocis nel ’78, sulla mala del Brenta, ad Alì Zazà che nel ’93 che narrava l’ascesi e la caduta di un baby killer napoletano. Un angelo in meno sull’aereo militare italiano che cadde sull’Istituto Tecnico “Salvemini” di Casalecchio sul Reno, uccidendo dodici ragazzi. Una storia sbagliata sull’oscura fine di Pier Paolo Pasolini. Coda di Lupo sulla metamorfosi di un pellerossa che diventa metropolitano. La canzone Tutti assolti nel ’94 sulle stragi di Piazza Fontana e Piazza della Loggia. Nel ’97 Cuori ribelli su un tentativo d’insurrezione di indipendentisti texani e Corvi sui signori della guerra nell’ex Jugoslavia.

 

Perché ha scelto di raccontare in musica proprio episodi di cronaca nera?

 

Un fatto di cronaca per quanto crudele, per quanto possa colpire profondamente l’immaginario collettivo, si esaurisce giornalisticamente, per propria natura, nell’arco di breve tempo, un mese al massimo. Come dice Mick Jagger “Who wants yesterdays papers / Nobody in the world” –  “Chi vuole i giornali di ieri, nessuno al mondo”.

 

Le instant songs, vorrebbero essere una forma di cronaca attraverso la struttura antica della ballata, che rimane a parlarci come testimonianza dei fatti e di altri accadimenti a memento per il futuro, così come le ballate dei cantastorie che ci hanno accompagnato fino  ad oggi. Possiamo pensare all’episodio di Paolo e Francesca nel V canto dell’Inferno di Dante come ad una ballata su un tragico episodio d’amore che colpì la collettività fiorentina per essere stato Paolo Malatesta capitano del popolo a Firenze anni prima.

 

Un trovatore siciliano nel XIII secolo in una piazza del mercato, un menestrello francese nella salone da pranzo di un castello, un folksinger irlandese in una birreria del settecento, per attrarre l’attenzione di un pubblico rumoroso e distratto, non avendo amplificazione, doveva per forza trattare argomenti piuttosto efferati e storie particolarmente sanguinose, altrimenti non avrebbe mai attratto l’attenzione e quindi oboli in danaro o quant’altro in mezzo a gente che begava o beveva, cani che abbaiavano e venditori che urlavano la qualità della loro merce.

 

Certi cantanti pop di oggi, con le loro canzoncine insulse e annacquate, senz’altro a quei tempi sarebbero morti di fame o avrebbero fatto con ragione mestieri più faticosi.

 

Come sceglie gli episodi su cui poi scrive i pezzi?

 

Le Istant songs devono oggi essere delle ballate che creano sul fatto una riflessione più ampia della cronaca giornalistica. Devono trattare temi che riguardano il nostro corso civile e il tono etico di questo paese. Deve far parte di un percorso collettivo ed essere, come la poesia, una cartina tornasole della luce e del buio che si respira nella nostra società.

 

Per esempio la ballata Chi fermerà queste croci sull’assassinio di Fabiana Luzzi, quindicenne di Corigliano Calabro, da parte del suo fidanzato, è stata lo spunto per una canzone sul femminicidio, che è stata costruita come un salmo biblico sull’olocausto donne degli ultimi due anni. Ogni verso riguarda un preciso tragico episodio.

 

Oppure la canzone Senza Catene , dedicata alle madri migranti morte sui barconi. Per questa ho tratto spunto dal discorso di papa Francesco a Lampedusa su “Chi ha pianto per queste madri?” e ho dedicato la canzone all’atleta somala Samia morta due anni fa e alla tragedia dell’immigrazione clandestina e disperata di questi anni.

 

Oppure ancora la canzone Quante volte si può morire e vivere dedicata a Patrizia Moretti, la madre di Federico Aldrovandi, che è scesa in piazza a Ferrara con l’effigie del suo ragazzo morto davanti al raduno di un sindacato di poliziotti che manifestavano per i colleghi che avevano massacrato il figlio di botte.

 

O l’ ultima Sopra la legge sul culto dell’ illegalità nel nostro paese, a circa vent’anni da quando scrissi Don Raffaè con Fabrizio De Andrè.

 

Segue la cronaca nera sui giornali?

 

Sì, leggo giornali su carta e su internet e quindi anche la cronaca nera.

 

Cosa ne pensa della cronaca nera oggi? Dal punto di vista del linguaggio.

 

Il linguaggio in questi ultimi trent’anni di sottocultura televisiva si è fortemente impoverito, come del resto molte altre cose nel nostro paese e questa povertà anche lessicale è evidentemente penetrata in maniera sottocutanea anche nella scrittura giornalistica che ha sempre più accentuato la visibilità del fatto, come se ci fosse una ricerca costante al facile riscontro televisivo e al punteggio finale, il che è tipico del marketing che lo fa a scopo di lucro, ma non dovrebbe esserlo per l’ informazione che dovrebbe avere ben altri intenti, ma questa è una questione etica generale che viene, non a caso, poco affrontata.

 

Cosa ne pensa della spettacolarizzazione della cronaca nera e del dolore? Ad esempio i tanti programmi tv.

 

Come dicevo sopra, la spinta ad aumentare l’audience facendo leva anche su sentimenti più biechi e morbosi delle persone, esponendo i fatti come fossero pezzi di bassa macelleria e incoraggiando la curiosità più malsana della gente. Credo che ciò sia dovuto al fatto che più che fare informazione e trarre dai fatti più feroci una riflessione collettiva, si cerca invece di monetizzare il più possibile ogni avvenimento doloroso e funesto, prevaricando spesso i sentimenti delle persone coinvolte che sono spesso, continuo la metafora, trascinati alle interviste come vitelli al  macello.

 

 Come mai ha scelto di pubblicarle su Internet?

 

Le Instant songs hanno bisogno di rapidità e immediatezza come le notizie. Io descrivo fatti avvenuti il mese stesso in cui creo la canzone e ho bisogno di pubblicarla il prima possibile. I tempi della discografia sarebbero troppo lunghi e poi non esiste in quel mondo una sufficiente elasticità per formulare e sostenere un progetto di questo tipo, sempre che ne abbia interesse.

 

 

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