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Cina: 250.000 giornalisti a scuola di ‘’giornalismo marxista’’

La teoria marxista del giornalismo è la materia (?) che i 250.000 giornalisti cinesi dovranno studiare per rimettere a punto il loro impianto ideologico, riprendendo familiarità con la terminologia marxista e l’ uso di concetti come la teoria del valore o il feticismo delle merci.

 

Globalpost,  riprendendo varie notizie delle scorse settimane, fra cui  un articolo di Japan today, annuncia che la categoria dovrà affrontare un vero e proprio esame, a gennaio o febbraio del prossimo anno.

 

Nel frattempo, il governo ha imposto la frequenza a lezioni settimanali per garantire la “coerenza politica” con la linea del partito comunista .

 

 

“Fino ad ora non sono emersi casi di giornalisti con gravi carenze  –  ha spiegato un educatore marxista al giornale governativo Global Times -. Ma dobbiamo continuare ad educare i circoli giornalistici alla visione marxista del giornalismo. L’ istruzione in questo campo non può essere allentata e deve continuare sul lungo periodo”.

 

Fra gli argomenti di studio:

 

 

Il partito ha preparato per i giornalisti anche un libro di testo di 700 pagine redatto dall’  Ufficio di propaganda del governo e messo in vendita nelle librerie in tutta la Cina.

 

La campagna – osserva Globalpost – è un altro chiaro segno del desiderio di Xi Jinping di riportare gli organi di informazione sotto il controllo del partito.

 

A ottobre , il commissario politico della National Defense University cinese ha dichiarato  che “Internet è diventato il principale campo di battaglia nella lotta per l’ opinione pubblica” e che “il giornalismo e la propaganda hanno una responsabilità sempre maggiore” nell’ aiutare il governo in questa lotta ideologica.

 

L’ atteggiamento della stampa è un elemento chiave della lotta politica in corso nel paese, anche in relazione alla battaglia contro la corruzione.

 

Nel sud del paese, dove è maggiore il peso della cultura liberale, alcuni giornali si sono caratterizzati per una forte indipendenza, denunciando la corruzione e gli scandali della sanità pubblica. I redattori di Southern Weekend, una delle più note testate di questa area, sono scesi in sciopero all’inizio del 2013, dopo che la censura aveva modificato un editoriale che reclamava delle  riforme politiche .

 

Un giornalista di una testata del sud del paese ha dichiarato a Global Post, a patto dell’ anonimato, che la nuova formazione marxista è “ridicola” e  rappresenta “uno spreco assurdo di risorse”.

 

 

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