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Chiude Google Reader: la Rete continua a chiedersi cosa c’ è dietro

Google ha annunciato per il primo  luglio la chiusura di Google Reader, uno degli strumenti più utili e più utilizzati in campo giornalistico. Abbiamo provato ad esaminare i vari aspetti  di questa operazione sulla base delle varie opzioni e discussioni proposte in rete.  Mountain View sostiene che si tratta di un prodotto vecchio e poco redditizio, e sono già disponibili validi sostituti a livello di newsfeed, come Feedly, con la possibilità di importare gli RSS di Reader in blocco. Ma  dietro questa decisione potrebbe esserci altro, come il riconoscimento della vittoria delle news sociali, come sostiene qualcuno,  o la preparazione e lo studio di nuovi prodotti di Google. Resta però in sospeso una importante valutazione di GR rispetto alla libertà di espressione. Per alcuni paesi Google Reader rappresenta l’ unico modo per accedere alle notizie aggirando la censura. Ma dopo, paesi come Cina e Iran come faranno?

 

 

di Claudia Dani

 

Google Reader nacque all’ epoca dei blog e venne studiato per gestire contenuti da pagine statiche. L’ arrivo dei Social Network ha cambiato le dinamiche di accesso alle risorse online delle notizie, introducendo newsfeed e timeline e questo ha influenzato naturalmente  l’ uso di GReader, che pure è uno degli strumenti più utilizzati e più utili nel campo giornalistico.
GR permette di raccogliere in un unico luogo le ultime notizie ( i nuovi post, immagini o video) pubblicate sui blog e siti che il lettore stesso ha scelto di aggiungere al suo personale flusso di notizie. Ha bisogno di un indirizzo email di riferimento al quale inviare periodicamente gli aggiornamenti dai siti individuati dal lettore.

 

Dopo la creazione di GooglePlus, il social network di Google, si è fatto un primo tentativo di ‘socializzare’ GoogleReader, dando la possibilità di condividere i contenuti sul network sociale. Ma a quanto pare, per Google Inc., questo è non bastato per tenere in vita lo strumento. La giustificazione che è stata data per la chiusura è la diminuzione del numero degli utenti. Certo si tratta di ‘piccoli’ numeri rispetto alla rete, ma anche di utenti fidelizzati e fedeli.

 

Si può azzardare che il problema alla base della decisione sia la mancanza di socialità, ormai ‘necessaria’ nel web, di GReader.  Vi è una differenza sostanziale nel modo in cui le notizie arrivano all’ utente se si utilizza GReader o un social network per informarsi.

 

I social network seguono il criterio della popolarità, del numero di condivisioni, del luogo della condivisione e degli investimenti pubblicitari delle aziende.
Un SN  segnala le news  popolari, più volte condivise dai nostri contatti o legate alle pubblicità che appaiono proprio vicino alla nostra timeline. Il newsfeed di FB è pilotato da diversi fattori, che comprendono anche  investimenti pubblicitari. Google Reader invece gestisce le notizie in tutt’ altra maniera. Il lettore è aggiornato costantemente sulle ultime notizie pubblicate sui siti che egli stesso ha scelto.

 

Basterebbe quanto appena letto per spiegare il perchè Google abbia annunciato questa chiusura. La rete si è interrogata sui motivi di questa scelta, su quali scenari stanno dietro alla semplice giustificazione di Google  di attuare le pulizie di primavera. 

 

Secondo Businessweek pare che la morte di Google Reader rappresenti la vittoria delle news sociali. Secondo il sito la riflessione sul perché della cancellazione deve partire proprio dal fatto che Google reader non è in alcun modo legato al mondo social, non connette le persone, non fa condividere  nulla, al contrario è il singolo a scegliere per suo interesse/gusto/piacere quello che vuole gli sia segnalato e inviato.

 

Mathew Ingram (Businessweek) spiega che non si tratta di sostituire GR: ci sono e saranno molte alternative per chi intende continuare ad usare il servizio RSS. “Non si tratta di una guerra ai feed ma manca a GR qualcosa di sociale, l’ interazione” è questo il problema.

 

E’ senz’altro vero, ma le due opzioni sono diverse: quello che proviene dai SN risponde all’ esigenza di capire quale notizia è maggiormente diffusa e interessa al pubblico, ma, almeno per me, se voglio approfondire troverò in  un feed da reader maggior aiuto e informazioni rispetto ad una breve news che ho giù visto decine di volte. I newsfeed dei social sono un ottimo punto di partenza che induce la curiosità, ma i feed di GoogleReader aiutano ad approfondire. Sono due strade diverse e rispondono ad esigenze diverse.

 

Anche Jon Bernstein di PressGazette  si chiede perchè Google stia cancellando uno degli strumenti più utili per i giornalisti. GoogleR, scrive,  ha permesso di riunire in un solo luogo le importanti risorse e fonti di ogni giornalista. Ammette che si tratti di un prodotto di nicchia ma con un impatto enorme. Evidenzia il fatto che siano proprio i giornalisti ad utilizzarlo in maggioranza. GReader – scrive Bernstein – è l’ unico che tiene presente due fattori importanti nella raccolta dei contenuti:  la pubblicazione e la condivisione da una parte ma insieme all’arco temporale. Mentre un socialfeed è costruito solo intorno al primo fattore, GoogleReader tiene in considerazione entrambe le cose.

 

Per esemplificare, usiamo, come fa PressGazette, una frase di Adam Tinworth :

 

Twitter è il luogo nel quale cerco quello che sta accadendo. Il mio lettore di RSS è invece dove vado per essere informato.

 

Secondo Buzzfeed  invece,  GoogleReader ce l’ ha una componente sociale:  e lo mostra con due immagini che contengono dati che ha analizzato riguardo l’impatto social di GR.  Sebbene il traffico del reader sia difficile da misurare, rimane una fonte di news significativa  e molto  più ampia di Google+, come mostra qui sotto uno dei due grafici.

 

 

Jared Newman di Time amplia la tesi di Buzzfeed: ” probabilmente G non voleva che finisse così”. Infatti un anno e mezzo prima aveva lanciato un re-design di Reader e l’ aveva integrato con Google+. Ma GoogleR, continua Newman” era già un social network in espansione, ma non quello che Google aveva in mente. ” “…un Reader per Google va incasellato chiaramente come un reader RSS e non ha la possibilità di crescere al di là di quello spazio” per cui è stato progettato,  ha affermato su Quora Brian Shih, ex product manager di Google Reader.

 

Techdirt  inserisce nella riflessione un aspetto in più:  il fatto che, secondo alcuni, la decisione di Mountain View confermerebbe che risulta vincente il modello di business che prevede l’ acquisto di un servizio da parte degli utenti  rispetto a quelli gratuiti (come Google Reader). Mike Masnick  non è d’ accordo e, nel suo post, spiega come anche i servizi a pagamento falliscano, come ne esistano gratuiti che guadagnano molto e come ci siano infinite vie di mezzo che se la cavano. Masnick conclude: insomma, ” qualsiasi cosa si faccia, bisogna essere in grado di ottenere abbastanza ricavi  e questo normalmente corrisponde all’ offerta di un buon prodotto con molti benefit”.

 

All’annuncio di Google oltre alle riflessioni sono seguite  anche delle proteste ed è stata aperta una petizione su change.org. Il numero di firme raccolte al momento è di circa 142 000. Proprio leggendo le motivazioni emerge come per molti paesi (come Cina, Iran… ) GoogleR rapprensenti ben di più di un semplice raccoglitore nel quale leggere le ultime notizie, ma sostanzialmente l’ unico modo per leggere delle notizie. Passare attraverso i feed di Google permette di bypassare la censura che i paesi impongo a molti siti web. Per approfondire questo aspetto:

 

http://mashable.com/2013/03/18/google-reader-censorship/

http://www.ibtimes.com/google-reader-death-may-aid-internet-censorship-say-oppressed-users-who-rely-rss-feed-114047

 

Abbiamo visto su Poynter qualcosa che forse vale la pena di inserire in questa panoramica sulle riflessioni legate a Google Reader:  pare che Google voglia introdurre un’  edicola digitale nel market di GooglePlay. Poynter cita come fonte AndroidPolice che racconta di una nuova app che economicamente e sul  mercato può avere un bell’  impatto.  Le indiscrezioni parlano di un GooglePlayNews costruito per vendere gruppi di notizie, cioè un quotidiano digitalizzato. Poynter osserva che il web e i social network hanno ‘insegnato’ a disgregare il consumo delle notizie, e non è chiaro – dice il post – perché  un lettore dovrebbe voler pagare per avere un media organizzato in quella maniera. “Si spera – leggiamo –  che quando questo prodotto emergerà si focalizzerà meno sul ricreare un’edicola virtuale per periodici e maggiormente sul creare un marketplace  per esperienze di fruizione delle news su misura per dispositivi mobili”.

 

Concludiamo ricordando gli altri prodotti di Google che riguardano il flusso delle notizie. GoogleCurrents è stato introdotto nel dicembre 2011: si tratta di una app per mobile con la quale costruire il proprio magazine personale. Mette a disposizione una varietà di fonti e offre una lista di contenuti al lettore che li sceglie e se li ritrova nel proprio magazine. Gli editori hanno a disposizione una piattaforma nella quale apparire e per la quale creare contenuti personalizzati. Di questi giorni la notizia che la versione per Android di Google Currents si aggiorna… E infine non vanno dimenticati i GoogleAlert, che permettono di personalizzare  la ricezione via mail dei risultati di ricerche che vengono aggiornate a determinate scadenze per parole chiave nel motore di ricerca.

 

Dunque la chiusura di GoogleReader non può essere semplicemente trattata come la cancellazione di un servizio non più nuovo, ma come qualcosa di più. Quali i risvolti futuri?

 

Quelli immediati sono: l’  ipotesi di un’ edicola digitale (GooglePlayNews), che lascia il dubbio del suo successo, e le alternative a GoogleReader: il più gettonato sostituto pare essere Feedly, anche perchè permette il trasferimento diretto, in blocco, dei feed di GoogleReader. Rimane, però, il problema della censura. Come questi nuovi RSS, newsfeed (o qualunque forma essi assumeranno), potranno bypassarla?

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