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‘Liberazione’ dei dati: per un Foia anche in Italia

“Un Governo popolare senza un’informazione popolare, o che non offra i mezzi per acquisirla, è solo il prologo di una farsa o di una tragedia; o forse di tutte e due. La conoscenza prevarrà sempre sull’ignoranza; e un popolo che vuole governare sé stesso deve armarsi con il potere offerto dalla conoscenza”. E’ James Madison (1751 -1836), alfiere della libertà di informazione e Presidente degli Stati Uniti che fu tra i redattori del celebre Primo emendamento – Questa definizione che lega i concetti di governo e informazione, è stata recentemente reintrodotta nel dibattito italiano dalla presentazione della Proposta di Legge in Basilicata su FOIA e Open Data

 

 

 

di Andrea Fama

“Un Governo popolare senza un’informazione popolare, o che non offra i mezzi per acquisirla, è solo il prologo di una farsa o di una tragedia; o forse di tutte e due. La conoscenza prevarrà sempre sull’ignoranza; e un popolo che vuole governare sé stesso deve armarsi con il potere offerto dalla conoscenza”. E’ James Madison (1751 -1836), alfiere della libertà di informazione e Presidente degli Stati Uniti che fu tra i redattori del celebre Primo emendamento .

 

Questa definizione che lega i concetti di governo e informazione, alla base di ogni democrazia matura e trasparente, è stata recentemente reintrodotta nel dibattito italiano dalla presentazione della Proposta di Legge in Basilicata su FOIA e Open Data, che è stata occasione per parlare di buon governo, ma anche di buon giornalismo –e delle norme che in Italia ne inibiscono un corretto funzionamento.

 

Durante l’incontro pubblico, infatti, si è fatto cenno al concetto di Bollino Blu per l’ informazione (ricordando come il giornalismo dei dati nasca con una sorta di autocertificazione di qualità per le intrinseche ragioni di trasparenza, verificabilità e accuratezza dell’informazione di cui si fa veicolo) ed è stato sottolineato il ruolo del giornalista quale mediatore naturale del dato verso la collettività, in quanto capace di interpretarlo, raffinarlo e diffonderlo in modo incisivo e accessibile a tutti (secondo Simon Roger, capo redattore del Data Blog del Guardian, il data journalism incarna l’espressione più avanzata del principio di libertà e accesso all’informazione).

 

Ma l’incontro è stata anche occasione per riportare l’ attenzione su alcune iniziative in materia di accesso e liberazione delle informazioni del settore pubblico che Lsdi ha avviato tempo fa, consapevole della necessità di una norma che sancisca in modo inequivocabile il diritto all’ informazione, che è alla base anche di ogni forma di cittadinanza attiva.

 

Il Senatore Vincenzo  Vita – presente al dibattito di presentazione della PdL – ha infatti più volte ricordato il percorso di dialogo avviato insieme, a ottobre 2011, con Lsdi e la Federazione Nazionale della Stampa in occasione della presentazione dell’e-book “Open Data-Data Journalism: trasparenza e informazione al servizio delle società nell’era digitale“, rilanciando un suo possibile impegno in tal senso.

 

Ebbene, a margine dei lavori appena avviati dalla Cabina di Regia per l’Agenda Digitale e al fine di fornire un contributo concreto al previsto processo consultivo in materia di Open Gov e Open Data, l’impulso lucano potrebbe consentire di far ripartire quel tavolo operativo annunciato a ottobre dal Presidente della Fnsi Roberto Natale e dallo stesso Vita, guardando a “nuova fase di collaborazione fra giornalismo, associazioni per la liberazione dei dati e i segmenti della pubblica amministrazione più sensibili ai temi della trasparenza” in grado di “consolidare i rapporti fra Fnsi, associazioni e mondo politico … per rilanciare un movimento che punti a realizzare anche nel nostro Paese una legislazione avanzata in termini di accesso ai dati”.

 

Proprio alla luce del primo documento ufficiale della Cabina di Regia, il tavolo operativo potrebbe essere una grande occasione per lanciare una campagna per il corretto accesso alle informazioni del settore pubblico (FOIA), senza limitare il concetto di openness alla sola liberazione dei dati. L’Open Gov, infatti, è da intendersi come concetto dinamico e bilaterale, dove da un lato la PA apre online i suoi archivi ai cittadini, i quali, d’altra parte, hanno comunque il diritto di richiedere e ottenere l’accesso anche a quelle informazioni di pubblico interesse non necessariamente rese note.

 

La mancanza, in un eventuale intervento normativo, di tale principio bilaterale corrisponderebbe a una diminuzione del grado di democrazia e libertà di informazione e conoscenza del Paese. Ma anche del suo livello di innovazione e produttività. È ormai in atto, infatti, la terza rivoluzione industriale, in cui la conoscenza ha sostituito il carbone. E il dato è comunemente riconosciuto come la linfa vitale dell’economia della conoscenza, la valuta dell’ innovazione.

 

Quella dell’accesso e della liberazione delle informazioni del settore pubblico è quindi una scelta che farebbe non solo qualsiasi filosofo, ma anche qualsiasi manager.

 

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