Scrivere con la voce (parlando al computer), ma che scrittura sarà?

( c. d.) – Su The Atlantic Robert Rosenberger, professore di filosofia al Georgia Institute of Technology, pubblica una interessante riflessione sulle tecnologie della scrittura, analizzando i vari passaggi nella produzione dei testi scritti e il loro impatto sulle condizioni di lettura.

In particolare, Rosenberger, affronta i riflessi di una nuova tecnologia, quella del dialogo con l’ hardware.  “In futuro, parleremo con i computer”, osserva, ma, mentre dare istruzioni con la voce è una cosa, scrivere con la voce è un’altra. Il passaggio a questa tecnologia, secondo l’ autore, darà forma diversa al tradizionale “to pen”, lo scrivere con la penna.

 

Rosenberger segnala nuovi strumenti e  diversi software  come Dragon dictation o  Siri, che permettono di dettare a computer o tablet frasi e pensieri invece di scriverli a mano.

 

Per alcuni, queste pratiche potranno risultare inutili o sminuenti del mestiere stesso dello scrivere, per altri risulteranno efficaci, soprattutto per il risparmio del tempo. Per la maggior parte delle persone si tratterà di un modo veloce per fissare le idee che poi verranno modificate con la calma che una tastiera ‘’qwerty’’ permette.

 

Rosenberger pone a questo punto una domanda: utilizzare un software vocale modifica lo stile di scrittura?

 

Certo, dettare un testo ad un computer o a un tablet non vuol dire che questo sia subito messo online o mandato ad un caporedattore. Il tempo di rileggere, correggere, riscrivere è necessario e forse se ne ottiene di più.

 

Ma in ogni caso, secondo Rosenberger, la tecnologia ha sicuramente una qualche influenza sul modo di scrivere e pensare. Utilizzare la tecnologia per scrivere sembra facilitare alcuni stili e limitarne altri, e lasciare all’autore più o meno spazio per la riflessione.

 

La discussione sull’ influenza da parte del metodo di scrittura sullo stile non è nuova. Basta, secondo Rosenberger, guardare al passato per capire a che cosa potrebbe portare utilizzare un software di dettatura.

 

Un effetto che si potrebbe produrre in un futuro in cui il dettato digitalizzato sarà diventato il mezzo principale per scrivere sarebbe il declino generale  nella nostra abilità di comporre un lavoro in forma scritta.  In questo ipotetico futuro le persone, sia a livello professionale che personale, dovrebbero acquisire soltanto un livello di abilità nella articolazione dei loro discorsi estemporanei.

 

In altre parole, scriveremo esattamente come parleremo.  Anche se, aggiunge Rosenbegerg, questo non dovrebbe essere il caso di chi scrive per mestiere e lo fa a livello professionale, come giornalisti e pr.

 

Ma l’ autore mostra anche come i risultati dell’utilizzo di software ‘verbali’ potrà avere effetti anche sulle nostre conversazioni vocali, sui nostri rapporti con gli altri.