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La moderna tecnologia sta creando una cultura della distrazione?

I nuovi strumenti e dispositivi digitali che abbiamo a disposizione – dal web e i social media agli smartphone e ai tablet – ci rendono più distratti e  meno capaci di concentrazione? E tutto ciò danneggia la nostra capacità cognitiva e la nostra creatività e quindi, di conseguenza, danneggia l’ intera società?

Si tratta di un problema che viene sollevato sempre più spesso – osserva Mathew Ingram su Gigaom  –  citando ampiamente Joe Kraus, un serio imprenditore partner di Google Ventures che recentemente ha espresso la sua preoccupazione in We’re creating a culture of distraction.

 

Kraus è arrivato a suggerire un concetto alternativo, che ha chiamato ”Slow Tech”. Ma tutto questo davvero è una cosa di cui dovremmo preoccuparci? Ingram è molto scettico: anche il libro, a suo tempo, fu oggetto di critiche feroci e pesanti anatemi, ma alla fine ‘’ha funzionato proprio bene’’.

 
IS MODERN TECHNOLOGY CREATING A CULTURE OF DISTRACTION?
di Mathew Ingram

(GigaOm)

 

 

(…) Nella sua presentazione  Kraus sostiene che la domanda crescente di cellulari e social media, per non parlare delle email e di altre forme di distrazione, sta rendendo difficile per noi collegarsi con le persone -. anche con i familiari – e sta danneggiando la nostra capacità di pensare a qualcosa di diverso dalla ultima scossa che ci è arrivata dai dispositivi che ci circondano, come succede con chi si sottopone a quella scarica costante di stimoli a una slot machine al casinò.

 

Ecco come Kraus descrive la cosa:

 

‘’ Stiamo creando e incoraggiando una cultura della distrazione, in cui siamo sempre più scollegati dale persone e dai fatti intorno a noi, e sempre più incapaci di impegnarci in un pensiero di lungo periodo. Ci sentiamo angosciati quando il nostro cervello non viene stimolato.

In questo modo stiamo perdendo delle cose veramente important. Stiamo mettendo a rischio gli ingredient che sono alla base della creatività umana cercando di riempire tutto il tempo che avanza con questa continua stimolazione. E impediamo che scattino delle reali connessioni umane quando diamo la precedenza ai nostri cellulari trascurando le persone che ci stanno di fronte’’.

 

 

Il multi-tasking è solo un mito?

 

Kraus confessa di avere una ‘’relazione malata’’ con il suo cellulare, che usa compulsivamente per controllare che cosa succeed, e racconta che, se lo dimentica, questo comportamento gli procura dei forti vuoti, delle sensazioni di solitudine  e di noia.

 

L’ effetto di tutto questo, sostiene, è che siano sempre più distratti, e sempre meno capaci di prestare attenzione a qualcosa per un lasso di tempo ragionevole, e che questa distrazione ‘’si va aggravando’’.  ‘’Possiano pure pensare che siamo in gamba e che stiamo facendo del multi-tasking – aggiunge – ma gli studi sul cervello mostrano che questo multi-tasking è un mito e che in realtà stiamo solo tentando di fare tante cose in uno stesso momento e che stiamo sovrastimando la capacità di concentrazione del nostro cervello’’.

 

Kraus cita il sociologo Sherry Turkle: ‘’Siamo soli ma abbiamo paura dell’ intimità. La connessione digitale offre l’ illusione di una compagnia che non richiede amicizia. Ci aspettiamo più dalla tecnologia che dal rapporto con gli altri’’.

 

Questo spiega il desiderio costante di contatti virtuali, dice Kraus – e questo tipo di contatti prende il posto delle relazioni reali.

 

Kraus non è certo l’ unico che ha lanciato allarmi come questo: Turkle ha spiegato come Internet non ci aiuti a costruire dei rapporti reali, ma produca una sorta di falsa intimità. Nicholas Carr sostiene nel suo libro – The Shallows – che internet e i social media ci stanno rendendo meno intelligent – e meno interessanti – e che stanno cambiando in peggio il nostro cervello. Altri hanno descritto come stanno cercando di ridurre la distrazione provocata dai cellulari e ci sono diverse applicazioni che aiutano a concentrarsi quando si usa il computer.

 

Sono il primo a convenire che stare senza smartphone o tablet è una cosa apprezzabile e che è bello  fare lunghe passeggiate o farsi qualche bel bagno (il luogo dove Archimede fha scoperto la famosa legge dell’ idrostatica) e fare grandi meditazioni. E anche io combatto – come fa Kraus – col desiderio di controllare il cellulare quando pranzo o quando sto con la mia famiglia. Ma è davvero un disastro sociale aspettarsi che ciò accada? E davvero tutto questo sta cambiando noi e i nostri cervelli per il peggio? Ho i miei dubbi, così come dubito che abbia ragione Nick Carr quando sostiene che internet ci sta rendendo piùà stupidi e meno interessanti, o che Facebook e gli altri social network ci stiano rendendo piùsoli.

 

La distrazione è un male o un bene?

 

La tecnologia sta cambiando, e la società con essa? Naturalmente sì, ma questo non vuol dire affatto che noi stiamo in qualche modo peggiorando, oppure in qualche modo perdendo qualcosa di essenziale. In realtà noi potremmo sia perdere che guadagnare. Quando Carr ha posto questi argomento sulla distrazione che internet produrrebbe, avevo apena finite di leggere un articolo che  Paul Kedrosky aveva scritto per The Edge, in cui sosteneva che una delle cose che amava di più di internet e dei social media era il modo con cui veniva bombardato da dati e contenuti random — lo stesso modo con cui le molecole vengono bombardate da altre particelle durante le ricerche sui quanti – e che questo produceva una grande gamma di splendide combinazioni di idee:

 

Questa democratizzazione di connessioni, collisioni e idee storicamente non ha precedenti. Siamo laprima generazione ad avere una quantità di informazioni equivalente al Large Hadron Collider. E se questo non cambia il tuo modo di pensare, niente altro potrà mai farlo.

 

 

Certo non tutti possono consumare o capire tutto quello che arriva da fonti diverse di informazione, come può fare Kedrosky (motissimo blogger e divulgatore scientifico): il flusso casual di Informazione in cui siamo immerse quando stiamo online o sui social network o usiamo può essere nello stesso tempo sia una fonte di ispirazione e di creatività, sia un’ esperienza che distrugge qualsiasi cosa. Perché guardare aklla finestra o uscire a passeggio deve indurre di più alla riflessione rispetto a immergersi nella corrente di qualche amico su Tmblr? Non sono contro il passeggiare o il sognare ad occhi aperti, ma ci sono tanti modo di farlo e di pensare una idea giusta, e la doccia o una escursione non sono l’ unico luogo dove ciò può accadere.

 

C’ è bisogno di una moderazione particolare quando si è a telefono o si va su internet e i social media? Naturalmente sì, e si stanno sviluppando una serie di norme in relazione a questi mondi, come si svilupparano intorno alle carrozze e al telefono e a tutte le varie altre moderne invenzioni. Uno dei dispositivi che storicamente aveva suscitatio delle fortissime critiche da parte dei professori e dei teologi per le sue potenzialità corruttive e che invece ha funzionato proprio bene, è stato chiamato ‘’libro’’. Se abbiamo capito come si doveva maneggiare quello, potremo farlo agevolmente per i cellulari e per la nostra presenza su Facebook.

 

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