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L’ eroica battaglia dei quotidiani francesi per la conquista dei lettori ricchi

Fra il Figaro e le Monde chi ha i lettori più ricchi? Acrimed, il sito francese di analisi critica dei media (Action Critique Médias), pone la questione in un caustico articolo dal titolo ‘’L’ eroica battaglia della stampa per conquistare ‘la crème de la crème’ ‘’ (L’héroïque combat de la presse pour conquérir « la crème de la crème » ). La stampa generalista è in crisi e perde audience? Che importa! Per i nostri grandi quotidiani nazionali alla ricerca di ricavi pubblicitari, la vera battaglia – osserva  François Neveux, l’ autore dell’ articolo – non si gioca sul numero di lettori, ma sui loro patrimoni.

 

 

Neveux riprende le considerazioni fatte nel novembre scorso da un settimanale liberale, Challenges, a proposito di uno studio di Audipresse sull’ audience della stampa su carta nelle classi sociali più ricche. ‘’I gruppi editoriali hanno gli occhi puntati sulle fasce di lettori ‘premium’ – scriveva -. Brutte notizie per il gruppo Dassault: Le Monde registra un bel vantaggio su Le Figaro’’. 

 

Delicatamente intitolato ‘’Studio AudiPresse Premium’’, la ricerca si sofferma su ‘’dirigenti e  quadri  delle aziende, livelli superiori della funzione pubblica, professioni liberali e individui dipiù di 18 anni appartenenti a famiglie ad alto reddito’’ e, in particolare, sul tasso di penetrazione dei giornali nelle classi superiori – e, quindi, sul tasso di penetrazione della pubblicità che quei giornali veicolano.

 

 

Nel 2011 – osserva Acrimed – Le Monde ha vinto.

 

Le Figaro non ha nemmeno dato la notizia, mentre il quotidiano della sera si è impegnato a consolidare la sua reputazione di prodotto di fascia alta nei confronti degli inserzionisti. Nell’ edizione del 23 novembre ben tre pagine erano dedicate alla ricerca: due con inserzioni e la terza con un articolo di informazione – diciamo -, perché, come sanno bene gli inserzionisti, se c’ è una cosa di cui non ci si può fidare è proprio la pubblicità.

 

La stampa è in crisi? Qualcuno sembra proprio non volerlo credere. Poco importa alla fine la disaffezione dei lettori popolari e la sfiducia generalizzata nei confronti dei media: l’ essenziale è che un po’ delle persone che leggono ancora la stampa scritta nazionale abbiano i mezzi per comprare quello che le inserzioni vendono.

 

La storia non  sembra dover finire. La stampa punta a non turbare i suoi amanti ricchi. Prima di tutto con i suoi prezzi di vendita, che la rendono inaccessibile ai poveri. E poi con i suoi orientamenti in materia di economia di mercato. Se un giorno si dovesse ad esempio porre la questione di tassare i ricchi, l’ idea potrebbe farsi strada solo a condizione che i ricchi stessi la proponessero, o che un candidato alle presidenziali ritenuto in testa dai sondaggi la faccia propria… ma sempre con la stampa che fa balenare la minaccia di una fuga fiscale da parte degli interessati.

 

L’ idea che il ‘’popolo’’ sarebbe più soggetto all’ influenza dei grandi media rispetto alle classi ‘’alte’’ – conclude Neveux – è una idea diffusa. Lo studio di Audipresse mostra involontariamente che è vero il contrario? Viene da pensare in egffetti che la passione delle categorie più ricche per l’ informazione ne fa un pubblico particolarmente ricettivo nei confronti dei dogmi difusi dalla stampa dominante…

 

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