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Integrazione tra citizen journalism e videomaking professionale: quali rischi?

Uno dei temi al prossimo Dig.IT (incontro nazionale sul giornalismo digitale a Firenze il 4 e 5 luglio) è quello dell’integrazione tra giornalismo tradizionale ed informazione partecipata.
Tale integrazione nei fatti è già presente nel mondo dell‘ informazione, tuttavia con non poche perplessità e dubbi su vari aspetti, da quello professionale a quello qualitativo.

In questo articolo sul Guardian Kate Bulkley evidenzia, con qualche dubbio, l’importanza di aggiungere contenuti “user generated” all’informazione professionale, con particolare riferimento ai video. Essi possono conferire autenticità e senso di realismo ai documentari professionali ma è necessaria una scrupolosa verifica dei contenuti, della loro autenticità e provenienza. Un altro pericolo è lo svilimento e l’impoverimento della professione, come dice Roger Graef, pluripremiato regista e documentarista:  “temo che gli editori possano utilizzare questa come una scusa per tagliare i bilanci della cronaca ancora di più”

 

The rise of citizen journalism di Kate Bulkley

di Kate Bulkley

(Guardian)

 

a cura di Antonio Rossano

 

In un mondo digitale che dispone di tutta una serie di modi diversi per comunicare un evento di cronaca è sempre più difficile giudicare se sia maggiore il valore informativo di un video amatoriale girato da un testimone oculare su un telefono cellulare e pubblicato su Internet in confronto ad un documentario analitico e ponderato trasmesso su un canale televisivo tradizionale .

 

Dai bloggers di Occupy New York City, come ad esempio Tim Pool che ha trasmesso ore ed ore di rapporti in diretta da Zucotti Park, ai video su YouTube dei cittadini sotto il fuoco delle forze governative in Siria – sta cambiando lo scenario della creazione dei video documentari. Ciò è stato reso possibile dalle tecnologie utilizzate, dalle piattaforme di distribuzione che sono ora disponibili e dalla passione di uomini e donne per raccontare questo tipo di storie straordinarie che una volta erano il dominio di documentaristi professionali.

 

La video cronaca è  in un certo senso diventata ostaggio di queste nuove tecnologie “immediate”. Ma molti specialisti del settore apprezzano questi cambiamenti per l’aggiunta di una dimensione più ricca di attualità e realistica e tutti sembrano concordare sul fatto che il genere non sarà mai più lo stesso.

 

“Le macchine fotografiche incorporate nei telefoni ed i video su internet possono preoccupare le emittenti che pensano che i telespettatori si allontaneranno da loro (per andare sul web), ma l’arena collettiva è un fiorire di creatività”, dice Molly Dineen documentarista pioniere, “Questo può solo arricchire il lavoro dei documentaristi tradizionali e non togliere alcunchè.”

 

Roger Graef, pluripremiato regista e fondatore di “Film of Record”, parla con entusiasmo della possibilità di procurarsi e utilizzare filmati da YouTube e social network per integrare ciò che lui stesso produce. Nel suo film “The Trouble with Pirates” per Channel 4, Graef ha usato “home video” girati da pirati e prigionieri, materiale che egli “non avrebbe ottenuto nessun altro modo” e che dice “ha fatto il film”.

 

Ma sottolinea anche i rischi. “Ci sono due grandi svantaggi nel “trovare” video. Il primo è verificarne la provenienza: ci vogliono soldi e tempo per controllare che un video sia reale e non simulato; il secondo rischio è che il fatto che vi sia lo strumento (telefono cellulare con fotocamera) non significa che debba essere utilizzato:  temo che gli editori possano utilizzare questa come una scusa per tagliare i bilanci della cronaca ancora di più. ”

 

Il direttore generale dell’attualità di UKTV, Adrian Wills, dice che i filmati di citizen journalist e dei social media non influiscono sulla sua programmazione, ma ammette che sono uno strumento di marketing sempre più importante. “Storia e Scienze Naturali sono, credo, una bestia completamente diversa dai programmi di attualità. Le attività digitali hanno trovato la trazione nella reazione a fatti di cronaca e soprattutto “live”. Penso che per noi il materiale digitale sia come un amplificazione di quello che stiamo facendo già. ”

 

Ma l’attualità è chiaramente avvantaggiata dal citizen journalism e dalle testimonianze video dei cittadini comuni. “I social network stanno aprendo nuove prospettive per i video documentaristi,” afferma con entusiasmo Chris Shaw, direttore editoriale Productions ITN. “Si può fare dei film più sorprendenti utilizzando i contenuti dai social network, a volte con il permesso e, talvolta, senza l’autorizzazione delle persone che li hanno pubblicati”.

 

Shaw dice che il documentario di ITN, “La macchina della tortura della Siria”, per Channel 4, ha utilizzato circa 30.000 clip che sono stati caricati su vari siti di social network, tra cui “video trofei” dei torturatori militari siriani e filmati provenienti da famiglie locali e dei cittadini coinvolti nelle manifestazioni. “Penso che il giornalismo obiettivo non sia la stessa cosa che fare la pesca a strascico sui social network per i reportage e le immagini dei cittadini, ma ci sono due problemi da questo punto di vista”, dice Shaw. “In primo luogo ci sono luoghi come la Siria dove i giornalisti non hanno potuto accedere e la seconda è che vi sono straordinarie risorse di attualità sui social network, anche se dobbiamo porre una attenzione straordinaria nel verificare ciò che usiamo”.

 

Secondo Shaw, la via da seguire è di mescolare i “citizen video” con filmati professionali per giungere ad un risultato migliore. “E ‘una forza nuova del tutto nuova,  stupefacente, cruda e vicina all’azione e c’è molto di più” dice Shaw “ai vecchi tempi avremmo trovato una sola immagine dei piedi di qualcuno picchiati con un cavo, ma ora ne otteniamo 20 . Sebbene sia inquietante, possiamo cominciare a vedere gli schemi e costruire una migliore immagine delle dimensioni dell’ abuso. – e questa è stata una buona cosa per il film. ”

 

“Le nuove tecnologie certamente aprono nuove possibilità per il videomaking”, dice Jeff Deutchman, il cui documentario sul giorno dopo l’elezione di Barak Obama a presidente degli Stati Uniti, chiamato “4/11/08”, ha utilizzato filmati crowd-sourced. “La cosa interessante di quello che ho fatto è che è stata fondamentalmente in opposizione non solo ai documentari tradizionali, ma anche alle idee tradizionali di cinema che la maggior parte di noi hanno interiorizzato, come il realizzare video con una struttura “top-down” di cui il regista ha il pieno controllo. Ma la verità è che c’è qualcosa di veramente interessante circa il livello di democrazia insito nell’utilizzo di filmati crowd-sourced. ”

 

 

Deutchman, che è anche direttore delle acquisizioni e produzioni di Sundance Selects / IFC Films, pensa che accadranno  cose ancora più radicali su come le persone immaginno di usare le tecnologie disponibili per creare cose nuove e diverse. “Non so se tutta questa sperimentazione porterà a film migliori, ma io credo che possa essere estesa per ottenere un processo davvero radicale come nel caso in cui gli utenti sono in grado di modificare i propri film, forse. Penso che ci sia molto altro da scoprire”.

 

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