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Il futuro del giornalismo e la crisi del vecchio modello economico

Il problema principale del giornalismo non sta nel giornalismo stesso, ma nel fatto che il tradizionale modello economico che lo ha sostenuto per oltre 150 anni ha cominciato a venir meno. Così Angela Phillips, docente di giornalismo a Londra ed esperta del Goldsmiths Leverhulme Media Research Centre, descrive il problema chiave che sta alla base della crisi dell’ editoria giornalistica attuale.

 

 

Nel 2000-2001 – scrive la giornalista in un articolo pubblicato qualche giorno fa e tradotto per VociGlobali – i ricavi da pubblicità erano in buona salute e non c’ erano grosse minacce all’ orizzonte. Ma in pochissimi anni i proprietari dei quotidiani sono stati presi dal panico quando hanno cominciato a vedere che i lettori si spostavano verso il web.  Si sono gettati a capofitto online ritenendo (sulla base del modello esistente) che la pubblicità li avrebbe seguiti e che i ridotti costi di diffusione sull’ online avrebbero coperto le perdite nei ricavi dalle vendite della carta. Quello che non avevano previsto però era che la pubblicità sarebbe finita altrove e avrebbe lasciato l’ informazione alla deriva. Né, ovviamente, avevano previsto il collasso degli investimenti pubblicitari in occasione della crisi del 2008.

 

L’ analisi di Phillips – spiega VociGlobali – sfata molti miti,  come quello che il giornalismo possa essere gratuito, che i contenuti prodotti dagli utenti riducano i costi, che il video è il futuro del giornalismo, ecc.

Il futuro, invece, si gioca tra due possibili alternative: o un giornalismo che dipenda sempre di più dall’uso che le grandi multinazionali fanno dei nostri dati personali oppure dalla possibilità di un sistema di pagamento online che ci permetta di pagare per i contenuti che ci interessano.

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