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Giornalisti: e se l’ Ordine si autosciogliesse?

Di fronte a un ‘’governo Monti partito a testa bassa contro tutte le professioni e le loro organizzazioni senza fare distinzioni tra più o meno buoni e più o meno cattivi (…) l’ Ordine potrebbe prendere in contropiede il pollice verso di palazzo Chigi’’, presentando ‘’la proposta coraggiosa di sciogliersi e di restituire gli albi alla casa madre, il sindacato, che un tempo li gestiva in proprio. Il quale oggi avrebbe maggiori chance di salvarci dal tetto che crolla, perché ha un rapporto diretto contrattuale con le controparti editoriali, perché quando scende in piazza mobilita l’opinione pubblica e le leggi liberticide tornano nei cassetti’’.

L’ ipotesi è contenuta in una lettera aperta dal titolo ‘’ PENSIONARE L’ORDINE DEI GIORNALISTI SI PUO’ ’’, diffusa dal giornalista Romano Bartoloni in occasione dei suoi 50 anni di iscrizione all’ Ordine.

 

Nella lettera indirizzata al presidente dell’ Ordine e ai responsabili degli altri enti della categoria (fnsi, Inpgi, Casagit, ecc.), Bartoloni, che ha ricoperto vari incarichi negli enti della categoria, osserva fra l’ altro:

 

Nell’epoca della dittatura delle immagini e della comunicazione digitale sopra e sotto le righe, dove tutto viene portato da tutti nella pubblica piazza (blog e citizen journalist), non sarà certo l’Ordine, anche se dovessero venire i marziani a riformarlo, a tutelare la professionalità del giornalista, a promuovere l’accesso senza assalti alla diligenza, a garantire il diritto/dovere di cronaca, a salvaguardare la qualità dell’informazione, a combattere contro le leggi liberticide, a salvare la categoria dalle decimazioni, a scongiurare la sconfitta del giornalismo libero ed indipendente. Infine, al capolinea di una caduta sempre più in basso e di un ennesimo debole tentativo di dire la sua su cambiamenti di rotta imposti dall’alto -l’ultima parola, il prossimo 13 agosto, ormai spetta al ministero della Giustizia-, rinuncia persino a un atto di giustizia a favore dei cronisti – l’ assicurazione obbligatoria prevista per tutti i professionisti- contro i rischi della libertà e della vita (querele milionarie, minacce, violenze e attentati da parte della criminalità organizzata), perché non sarebbe “conforme alla specificità della professione giornalistica”.

 

 Solo il sindacato, se recupererà forza contrattuale e restituirà credibilità al giornalismo scrollandosi di dosso le pregiudiziali corporative alimentate da un OdG autoreferenziale e impotente, può costituire – continua Bartoloni – un argine all’attacco a fondo lanciato dai padroni del vapore con l’omertà delle caste politiche-economiche-finanziarie, che aspirano a un mondo di popolo bue senza i rompiscatole dei giornalisti. Perché ha i numeri per guardare avanti e alle nuove forme di giornalismo senza rimanere inchiodato al passato’’.

 
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Qui il testo integrale della lettera

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