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Giornali, contro la crisi insegnare alla comunità a fare giornalismo

La nuova sede del Guardian

 

In un mondo “saturo” di media, il futuro del giornalismo sta anche nel servire la comunità offrendo all’ industria e agli affari le proprie preziose competenze in termini di informazione – Tom Foremski, un noto osservatore di media e tecnologia dalla Silicon Valley invita i quotidiani a seguire l’ iniziativa del Guardian, che ha cominciato ad offrire ai lettori corsi di formazione in produzione giornalistica digitale

 

 

 

Journalism has a future: Helping communities tell their stories

di Tom Foremski*

 

 

L’ iniziativa del Guardian di offrire corsi di formazione in produzione giornalistica digitale è uno sviluppo importante, uno spunto che potrebbe essere raccolto da tutti i giornali visto che può produrre quegli ulteriori ricavi così desiderati dalle testate alle prese con la crisi del modello editoriale tradizionale (vedi qui).

Ho detto ripetutamente che il futuro del giornalismo sta nel servire la comunità, che comprende anche parlare di economia e di industria. L’ abilità giornalistica è importante ma è solo un aspetto: l’ altro è spiegare come produrre e pubblicare sui media digitali, e forse è ancora più importante.

 

La libertà di parola è inutile se uno non sa farsi sentire. I giornali lo sanno e possono insegnare questo loro know-how agli altri.

 

Potrebbe sembrare che ci sia bisogno di una costosa rotativa o di uno studio televisivo per imparare come creare e usare i media. Ma il problema non è il costo delle strutture, il problema è la qualità dei contenuti.

 

Le capacità necessarie per creare degli strumenti di informazione interessanti e corretti non sono semplici da acquisire, ma possono essere imparate e le testate giornalistiche sono in una posizione ideale per offrire questi servizi.

 

In un futuro non tanto lontano insegneremo ai bambini gli elementi di base della produzione multimediale mentre stanno imparando a leggere: come realizzare e curare  un video, postare un blog, come fare cronaca, intervistare una persona, registrare e fotografare. E ancora elementi di base dell’ HTML e dei CSS, ancor prima della scuola media.

 

Tutte queste competenze specifiche diventeranno comuni come saper scrivere il proprio nome. Ma nel frattempo può essere economicamente interessante insegnare queste pratiche a chi esercita altre attività.

 

 

Redazioni ‘comunitarie’

Per i quotidiani può essere una grande opportunità seguire il Guardian nella sua attività di formazione. Ne verrebbero benefici anche in termini commerciali, oltre che di pubblico.

 

Se un quotidiano cittadino insegnerà alla comunità di riferimento come fare buona informazione, non solo creerà una grande ammirazione ma conquisterà anche un pubblico crescente di cittadini-giornalisti che sanno quello che stanno facendo e lo sanno fare. E il giornale otterrà anche buoni contenuti a costi bassissimi.

 

 

Nuovi servizi

Ogni azienda in fondo è un mezzo di comunicazione ma molte non sanno come fare a diventarlo. E questa è una grossa opportunità commerciale per un’ azienda editoriale.

 

I 14 dollari a persona che il Guardian intende far pagare ai lettori per i suoi corsi non sono una grossa cifra. Molte aziende hanno budget alti e potrebbero pagare anche di più.

 

Le aziende cercano disperatamente di far scattare l’ attenzione su di loro, di trovare dei canali informativi di alta qualità che raccontino le loro storie con interesse e attenzione.

 

Attualmente il mondo degli affari si rivolge alle società di PR per vedere pubblicate le loro notizie e imparare come trattare con i giornalisti. Tutte le aziende di pubbliche relazioni offrono del ‘’media training’’ ai loro clienti, ma il loro interesse è soprattutto quello di controllare e gestire quello che viene detto – piuttosto che creare dei canali aperti di comunicazione con i media.

 

Noi giornali potremmo fare invece questo lavoro meglio. Se abbiamo aperto un dialogo fra affari e media, saremo maggiormente in grado di affrontare i problemi più grossi prima e meglio.

 

 

Controllori e osservatori

In occasione della crisi finanziaria del 2008, vennero poste a politici e giornalisti molte questioni: come mai la crisi non era stata vista in anticipo? Perché i media non avevano investigato nel campo dei mutui e dei sub-prime? Perché c’ era stato un flusso di comunicazioni così basso prima della crisi?

 

Era stata colpa della mancanza di approfondimento da parte dei giornalisti economici? Forse, ma se i dirigenti delle aziende avessero appreso una maggiore capacità di comunicazione, specialmente attraverso le aziende editoriali piuttosto che attraverso le società di pubbliche relazioni, sarebbe stato un grosso passo in avanti nella giusta direzione.

 

 

Raccontare

Tutti gli uomini d’ affari vorrebbero sapere come raccontare al meglio le loro cose. Chi meglio di una testata giornalistica può farlo? Non è meglio impararlo da qualcuno che lo fa tutti i giorni invece che da qualcuno che non l’ hai mai fatto?

 

I giornali potrebbero insegnare ai dirigenti aziendali i modi migliori per contattarli, per parlare con loro. E mostrare come funziona la produzione giornalistica, come lavora una redazione, qual è il ciclo produttivo, ecc.

 

E’ stupefacente vedere quanti sono pochi gli uomini d’ affari che sanno come parlare con i media e come funziona questo mondo. Ma non si capisce perché dovrebbero rivolgersi unicamente alle società di PR.

 

Una formazione giornalistica fatta da aziende editoriali potenzierebbe le capacità di comunicazione, producendo grande trasparenza e focalizzando l’ attenzione sul mondo dell’ economia. E, a mio modesto parere, fornirebbe un grosso aiuto per separare l’ aggettivo ‘’oscure’’ dalle parole a cui molto spesso viene associato: ‘’attività economiche’’.

 

*Tom Foremski è un osservatore di cultura ed economia dalla Silicon Valley, all’ intersezione fra tecnologia e media.

 

(traduzione g.q.)

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