Da YouTube un nuovo modello di giornalismo visuale, ma manca un’ etica dell’ attribuzione

Con YouTube si sta sviluppando un nuovo modello di giornalismo visuale, in cui i cittadini condividono con le redazioni la creazione di contenuti. Lo indica un nuovo studio condotto dal  Pew Research Center’s Project for Excellence in Journalism.

 

Sulla piattaforma di condivisione di video fondata sette anni fa,  l’ informazione – osserva Journalism.org, il sito del Pej – sta diventando infatti un potente elemento di attrazione.

 

 

Tanto che nell’ arco di tempo analizzato dalla ricerca del Pej, 15 mesi, quasi un terzo dei termini più cercati ogni mese su YouTube fanno riferimento ad argomenti di carattere giornalistico.

 

Fra i video più guardati nello stesso periodo, più di un terzo (39%) sono stati prodotti da cittadini che si sono trovati ad essere testimoni di fatti di attualità, mentre il 51% erano stati prodotti da testate giornalistiche. Alcuni di questi video professionali, comunque, contenevano chiaramente brani e immagini ‘’catturati’’ da cittadini, anche se essi nonm venivano esplicitamente attribuiti come tali. Un altro 5% dei video più visti provenivano dai giornalisti stessi e  il restante 5% non presentavanio nessun contrassegno che potesse rendere possible l’ attribuzione a chi li aveva prodotti.

 

 

Anche se YouTube ha delle line guida precise sui sistemi di attribuzione spesso esse non vengono rispettate dagli utenti. Una delle conclusioni dello studio è che non sono stati sviluppati dei protocolli di attribuzione chiari e gli utenti a volte possono non capire bene come fare a verificare la fonte.

 

“Le notizie hanno trovato un ampio spazio su questa piattaforma, tanto che si è sviluppato un ampio flusso di informazioni e sono nati nuovi spazi di cooperazione e dialogo fra cittadini e redazioni”, ha rilevato Amy Mitchell, direttrice vicaria del Pej.

 

Ma ecco alcune altre conclusioni della ricerca sui video più popolari nel periodo gennaio 2011-marzo 2012.

  • Quasi il 39% dei video prodotti da testate giornalistiche sono stati pubblicati su YouTube da cittadini. Il restante 61% erano stati ‘postati’ dalle redazioni stesse che li avevano prodotti.
  • I video di Informazione più popolari sono quelli relativi in generale a disastri naturali o avvenimenti politici. I tre video più popolari nei 15 mesi erano relative a eventi non Usa (il 70% dell’ audience di YouTube non è americana). Il terremoto e lo tsunami in Giappone sono al primo posto (e rappresentano il 5% di tutti i 260 video più popolari esaminati), seguiti dalle elezioni un Russia (5%) e dalle sollevazioni in Medio Oriente (4%).
  • I video più popolari erano un mix di riprese sottoposte a editing e non. Più della metà dei 260 video esaminati, il 58%, riguardano riprese che sono state ‘editate’, mentre il 42% erano immagini grezze.
  • Le persone ‘’importanti’’ non sono un grosso elemento di richiamo nei video più popolari.  Non più del 5% dei video più popolari analizzati erano dedicati a singoli individui – e il 65% non parlavano assolutamente di singole personalità. Fra i pochi video dedicati a persone, il presidente Barack Obama era la figura più popolare (presente nel 4% dei video esaminati: che andavano dai resoconti dei suoi discorsi a ritratti satirici realizzati dai suoi oppositori).

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Intanto anche in Italia You Tube sta registrando dei forti tassi di crescita con il 90% di spettatori (a maggio 24 milioni di utenti di video utenti ; l’ 84% della popolazione di internet), secondo i dati di Comscore.

 

Il nostro – segnala Luca Conti su Pandemia, pubblicando due interessanti tabelle, che riportiamo – continua ad essere il paese che cresce di più nel campo della visualizzazione di video forse perché è uno di quellI in cui il fenomeno è partito dopo. Basta vedere i numeri assoluti di consumo per spettatore per vedere come l’arretratezza rimane, probabilmente per l’assenza di servizi di streaming online a pagamento in abbonamento, come Netflix.

 

Un fenomeno senza dubbio da tenere d’occhio nella sua evoluzione, soprattutto con l’offerta in aumento da parte di Sky e Mediaset, che passando però per il loro decoder non viene conteggiata da Comscore purtroppo. Considerando poi il consumo di televisione in Italia, tra i primi del mondo, c’è da scommettere – conclude Conti – che questo trend di crescita del video online sia destinato a continuare nei prossimi mesi, ancora a doppia cifra.