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Blog 1/ Ma quale stampa clandestina!

‘’E’ stata vinta una battaglia – benché importante – ma la guerra è lontana dal potersi dire egualmente vinta’’. Così  Guido Scorza commenta sul suo blog  – in un post dal titolo indicativo: ‘’Sentenza storica: i blog non sono clandestini’’- la sentenza della Cassazione che ha assolto lo storico siciliano Carlo Ruta dall’ accusa di stampa clandestina.

 

 


La decisione della Corte – non si può applicare ai blog che fanno informazione le norme della legge sulla stampa (numero 47 dell’ 8 febbraio 1948) che prevedono il reato di stampa clandestina per quelle pubblicazioni giornalistiche che non siano registrate presso il Tribunale – è ‘’una vittoria importante per l’informazione online’’, che è giusto festeggiare.  Anche se rimane in piedi il quadro legislativo ‘’oscuro e confuso’’ che ha portato dei giudici di merito a ritenere un blog clandestino.

 

Tra l’ altro, e la cosa ha una forte carica simbolica, proprio nei giorni della sentenza della Cassazione, si è saputo che fra gli inviati che seguivano il Giro d’ Italia c’ era un blogger, Giovanni Battistuzzi. Ha realizzato  un sogno – racconta l’ AdnKronos – : seguire da giornalista il Giro d’Italia, ripercorrendo le tappe della corsa rosa a bordo di treni locali e regionali- per poi raccontare ciò che vede e sente su un blog che ha creato appositamente: http://giroinseconda.wordpress.com/.

 

E infine, in questi giorni, un altro segnale di ‘’maturazione’’ importante è venuto dalla Spagna, dove i sindacati dei giornalisti hanno duramente criticato l’ intenzione dei vertici dell’ edizione spagnola di Huffington Post di non pagare i blogger che collaboreranno al sito.

 

 

Il verdetto della Cassazione, dunque, pone di nuovo con grosso risalto l’ urgenza di un intervento legislativo che modifichi – osserva Scorza – il quadro normativo, interpretato ed applicato dai Giudici di primo e secondo grado ( Modica in primo grado e Catania in appello), che avevano considerato il blog di Ruta stampa clandestina), che è ‘’ambiguo e confuso’’.
E’ un dato inaccettabile. E’ conto del Parlamento intervenire con urgenza a far ordine e  chiarire, una volta e per sempre, che fare informazione online, attraverso un blog non richiede nessuna registrazione in Tribunale.
Scorza invita quindi a non  dimenticare che mentre nel caso Ruta giustizia è ora fatta, ci sono in giro per il nostro Paese, vicende in relazione alle quali regole e giudici continuano a minacciare la sopravvivenza di belle ed importanti esperienze informative.

 

E’ il caso del gestore di PNBOX – una piattaforma di aggregazione e pubblicazione di contenuti audiovisivi – al quale, il Consiglio regionale dei giornalisti del Friuli Venezia Giulia, ha contestato, dinanzi alla procura della Repubblica di Pordenone – del tutto immotivatamente – il reato di esercizio abusivo della professione di giornalista, professione che il gestore della piattaforma non ha mai inteso svolgere né svolto.

Analoghe considerazioni valgono in relazione ad un’altra vicenda nella quale, egualmente, le regole minacciano di mettere a tacere una preziosa voce libera dell’informazione anti-mafia: tele jato, piccola TV comunitaria della minuscola Partinico, gestita da un’associazione non profit, costretta a chiudere i battenti perché la nuova disciplina non prevedrebbe la possibilità di esercitare una tv se non nella forma di una società commerciale.

 

Tante, troppe minacce all’informazione libera sul web per tirare davvero un sospiro di sollievo dopo la Sentenza della Corte di Cassazione.

E’ andata bene ma, in un Paese civile e moderno, non possono essere necessari quattro anni perché un Giudice scriva l’ovvio in una Sentenza e non ci si può ritrovare a dover gioire di una Sentenza come quella appena pronunciata dai Giudici della Cassazione, una Sentenza che stabilisce, appunto, ciò che dovrebbe essere normale ovvero che non servono patentini o registrazioni per condividere informazioni e pensieri online.

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