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Anche in Brasile un Centro non profit di giornalismo investigativo

La coppa del mondo di calcio (2014), la foresta amazzonica, la dittatura militare: sono i tre filoni su cui si articolerà prevalentemente l’ impegno di  Publica, il primo centro di giornalismo investigativo non profit brasiliano fondato nel marzo 2011 da tre giornaliste, Tatiana Merlin, Marina Amaral e Natalia Viana.

 

 

Ne parla sul sito di Nieman Lab un interessante articolo di Antonio Jiménez.

 

Pur essendo al suo secondo anno di vita, le creatrici di Publica (l’ aggettivo ‘publica’ in portoghese è femminile e sta per ‘’tutto quello che appartiene al popolo’’) sono sempre più convinte che il modello non profit non può essere semplicemente copiato e ‘incollato’ da una paese all’ altro.

 

Le tre giornaliste si sono, sì, ispirate a modelli di oltre Atlantico, soprattutto al  Bureau of Investigative Reporting britannico, che Viana aveva seguito da vicino quando viveva a Londra.  ‘’Ma funziona diversamente da paese a paese – spiega la giornalista -. Bisogna essere molto creativi  sotto tutti i punti di vista’’.

 

Il Brasile non ha una grande storia di stampa libera e aggressiva; è stato sotto una dittatura militare fino al 1985. C’ è una tradizione di giornalismo investigativo, che si concentra però quasi esclusivamente sul problema della corruzione nel governo, mentre altre questioni non ricevono la stessa attenzione. ‘’Non c’ è una cultura di inchieste sui monopoli, sulle violazioni dei diritti umani o sui problemi sociali’’, spiega Viana.

 

Publica ha scelto di concentrarsi su alcune aree in cui vede un bisogno di scavare e che considera ‘’essenziali’’ per il futuro del Brasile e la ‘’qualità della democrazia’’, soprattutto ora che il paese sta diventando una superpotenza economica.

 

 

Publica opera con un piccolo team — sei persone con ruoli spesso intercambiabili. Altre testate possono ripubblicare (e acquistare) gli articoli e i servizi, ma solo se non vengono modificati. ‘’Dobbiamo preservare il nostro obbiettivo, che è l’ interesse pubblico’’, spiega Viana.

 

Lo sforzo maggiore in questi 14 mesi, comunque, è stato la creazione di una rete di sostenitori e di partner.  Publica non aveva entrate fino all’ inizio di quest’ anno, quando la Ford Foundation e la  Open Society Foundations hanno investito nell’ iniziativa. Entrambe le organizzazioni hanno finanziato i progetti annuali che la testata aveva messo a punto, sperando che si riesca a trovare dei flussi di ricavo stabili.

 

Accanto a investimenti e donazioni, il Centro sta studiando qualche altra ipotesi:

 

L’  attività di Publica solleva comunque qualche dubbio nel mondo dell’ informazione. ‘’I dirigenti editoriali non credono che il modello non profit sia possibile’’, spiega Viana. Ma Publica lavora per costruire un insieme di partner nel paese, cominciando con i blogger indipendenti, e collaborando con diverse testate tradizionali, come  Agora (uno dei maggiori quotidiani di San Paolo) e tre quotidiani dell’ Amazzonia. E ha stretto anche una collaborazione con diverse testate nord e sud americane.

 

Viana infine non esclude accordi di collaborazione con i maggiori gruppi editoriali brasiliani: ‘’Vogliamo che i nostri servizi abbiano la massima diffusione’’.

 

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