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Una nuova ‘’bibbia’’ del giornalismo italiano

Sergio Lepri, per quasi 30 anni direttore dell’ Ansa, pubblica con Rizzoli Etas un nuovo manuale di linguaggio giornalistico, che prende il posto di quello classico, la cui ultima edizione risaliva al 1982 – Il titolo è ‘’ “News. Manuale di linguaggio e di stile per l’informazione scritta e parlata’’

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A quarant’anni dalla sua nascita la e-mail è morta. Adesso si scrive email, così, senza trattino.

Lo ha decretato il nuovo Associated Press Stylebook, il manuale di stile – chiamato anche la ‘’Bibbia del giornalismo’’ (di lingua inglese) – al quale ogni redattore della prestigiosa agenzia di stampa deve attenersi. L’ edizione 2011 è appena uscita, nel tradizionale formato a spirale, in versione browser e come applicazione per iPhone e BlackBerry.

Ne dà notizia Pino Bruno sul suo blog, ricordando che anche il giornalismo italiano ha avuto la sua ‘’Bibbia’’. Quel   “Manuale di linguaggio giornalistico” che Sergio Lepri, ex direttore dell’ Ansa (per quasi 30 anni), aveva scritto per la sua redazione ma che era diventato presto uno strumento di lavoro indispensabile, da tenere sempre sulla scrivania in redazione accanto alla macchina per scrivere.

L’ ultima edizione era  del 1982 (Etas), ma ora, dopo questo lungo vuoto, Sergio Lepri, a 92 anni suonati, pubblica un ritorno sul tema:  “News. Manuale di linguaggio e di stile per l’informazione scritta e parlata”, edito da Rizzoli Etas (336 pagine, 21 euro).

Pino Bruno riporta nel suo post delle ampie citazioni dalla prefazione di Tullio De Mauro. Eccole:

“…alla buona informazione Lepri, in sintesi, suggerisce fondamentalmente tre cose: (1) dare le notizie interessanti per il pubblico destinatario della fonte informativa; (2) darle in modo completo, dunque accurato; (3) darle in modo comprensibile, dunque in un linguaggio chiaro e accessibile”.

De Mauro aggiunge: “Il problema dell’approssimazione … ha una dimensione più grande e riguarda moltissimi casi, quando cioè il giornalista ritiene che la qualifica che gli è stata data, la posizione che occupa, la consapevolezza di scrivere per migliaia di persone (o, peggio, di rivolgersi a milioni di telespettatori) gli conferiscono un’ autorità culturale che lo esonera dal controllare dati e grafie e (spessissimo in tv) la pronuncia, specie dei nomi stranieri. È strano che non ci si accorga di quanto discredito può portare un errore che è evitabile con la semplice e veloce consultazione di un dizionario, di un’ enciclopedia, di un manuale; oggi, a volte, anche una veloce ricerca su Internet”.

Continua De Mauro: “Sergio Lepri già in passato e di nuovo in questo libro non risparmia sforzi e cura per ricordarci le norme di buon uso e metterci in guardia contro cattivi usi correnti della nostra lingua. I prontuari alfabetici che arricchiscono il volume sono il luogo in cui emergono i frutti puntuali di questo suo impegno. Se ne avvantaggeranno, se se ne serviranno, giornalisti e annunciatori di radio e televisione. Se ne potrebbero avvantaggiare direttamente o indirettamente (ma forse è sperar troppo) anche quei nostri attuali ministri che, per esempio, dicono egìda e inclìto. Ma ce ne avvantaggiamo tutti perché Lepri ci mette in guardia anche da quegli stereotipi in cui rischiamo di scivolare”.

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