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Nuovi giornalismi, un blog-osservatorio sugli omicidi a Washington

Su Homicide Watch D.C. la storia di ogni assassinio viene raccontata utilizzando Google Maps, linkando le necrologie o le pagine in ricordo delle vittime allestite su Twitter e Facebook, pubblicando copia di tutti i possibili documenti relativi alla vicenda e consentendo ad amici e familiari delle vittime e agli imputati di dire la loro nella sezione dei commenti – Il sito al centro di uno dei progetti di crowdfunding sostenuti da SpotUs

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“Registrare ogni omicidio. Ricordare ogni vittima. Seguire ogni caso’’.  E’ l’ impegno che si è preso Laura Norton Amico, 29 anni, una ex cronista di nera di Santa Rosa (California), che dall’ ottobre scorso cura un Osservatorio sui delitti compiuti nella zona di Washington, che ha chiamato Homicide Watch D.C.

Laura Amico ha intenzione di realizzare una biblioteca digitale in cui raccogliere tutti i possibili elementi relativi ai casi di omicidio compiuti nel distretto della capItale americana, andando quanto più è possibile in profondità, e in autunno si era rivolta quindi a Spot Us,  – , il noto sito americano di crowdfunding mirato al giornalismo investigativo, che lo ha inserito fra i progetti da finanziare. Per ora la raccolta di fondi è arrivata a quasi 900 dollari. 46 persone hanno contribuito con finanziamenti che vanno da 2,86 a 100 dollari ciascuno.

Qualche giorno fa Annys Shin sul Washington Post ha dedicato un ampio articolo alla giornalista e al suo progetto, raccogliendone le osservazioni. Amico ha raccontato di essere stata spinta ad aprire questo sito dai limiti, ben conosciuti, della tradizionale cronaca nera. “Mi sentivo veramente frustrata quando c’ era qualche caso importante e tutto quello che io potevo guardare era un comunicato scritto e riscritto del Dipartimento di polizia, quando i casi non venivano seguiti per bene, quando non arrivavano a una soluzione’’, racconta Amico che ora lavora per il blog 10 ore al giorno per sette giorni senza per ora guadagnarci un dollaro.

Su Homicide Watch D.C. la storia di ogni assassinio viene raccontata utilizzando Google Maps, linkando le necrologie o le pagine in ricordo delle vittime allestite su Twitter e Facebook, pubblicando copia di tutti i documenti relativi alla vicenda e consentendo ad amici e familiari delle vittime e agli imputati di dire la loro nella sezione dei commenti.

L’ idea non è del tutto nuova e aveva avuto dei precedenti in altre città. C’ erano stati per esempio il Los Angeles Times’ Homicide Report, avviato nel 2007, e l’ ormai defunto Chicagocrime.org, lanciato nel 2005. Amico racconta di essersi ispirata in particolare al sito Who Murdered Robert Wone, realizzato da quattro investigatori non professionali della capitale con lo scopo di offrire una copertura il più approfondita possibile dell’ omicidio, mai risolto, di Wone, un avvocato di Radio Free Asia ammazzato in circostanze misteriose nell’ abitazione di un amico di college, nel 2006.

“Ogni caso dovrebbe ricevere lo stesso tipo di attenzione di questo’’, osserva Amico.

Homicide Watch D.C. e gli altri siti come questo riempiono un vuoto nella cronaca nera – sostiene Craig Brownstein, uno dei creatori del sito sul delitto Wone.

“C’ è un grosso interesse del pubblico per la cronaca nera approfondita, ma le testate tradizionali non hanno il personale o le risorse per coprire anche nei dettagli più microscopici i vari casi, soprattutto quelli più complessi e che per anni non vengono risolti, come il delitto Wone’’, aggiunge Brownstein. “Nel caso del distretto  di Washington, sembra che i morti non finiscano mai (131 omicidi nel 2010, ndr) e ogni vittima si merita quanta più attenzione e interesse della stampa possibile’’.

Una audience in crescita

Da quando è partito, il sito è diventato una fonte molto interessante per i cronisti di nera e si è costruito un grosso seguito, anche se la fondatrice non ha fatto nessuna promozione. Non aveva i soldi per farlo. Ha ipotizzato di ricorrere a qualche fondazione prima di lanciarlo ma, non riuscendo inizialmente a trovare nessuno, ha deciso di partire in ogni caso.

Nel primo mese ha registrato 505 pagine viste, diventate a dicembre più di 35.000. Ed ha destato l’ attenzione di vari inquirenti, fra cui il capo della polizia del distretto, Cathy L. Lanier.

“Il sito non può che aiutarci a trovare persone che possono fornire informazioni’’, ha spiegato Lanier nei giorni scorsi. ‘’Fin quando i fatti sono corretti, è utile avere qualcuno là fuori che ci può aiutare a ottenere informazioni, se ci sono informazioni che vanno raccolte’’.

E le acque si sono mosse, racconta Annys Shin, facendo emergere elementi utili alle indagini.

Gli avvocati non però meno entusiasti di questa attività parallela. ‘’Rischia di compromettere le possibilità di difesa – spiega l’ avvocato penalista Bernard S. Grimm -. Il blog rischia di inquinare le potenziali giurie’’.

Laura Amico sostiene che il vero problema è il fatto che l’ insieme della comunità sa molto poco della natura degli omicidi che si registrano nel distretto. Molte persone pensano che gran parte dei casi siano collegati al traffico della droga, anche se molti di essi non sembrano collegati a questo profilo.

Ma Amico tiene duro: più oscuro è il caso, e più viene stimolata a lavorare.

“Ci sono dei casi in cui le vittime non hanno nessuno e la loro morte a stento viene segnalata dai media. Non c’ è un necrologio, nulla: è come se non fosse mai accaduto’’.

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