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Nella “guerra delle parole” anche i Taliban scelgono le armi più moderne

Negli ultimi anni in Afghanistan si sono moltiplicati in maniera esponenziale i media indipendenti, soprattutto a Kabul (canali televisivi in primis), e parallelamente le tecniche di guerra dei media della fazione talebana si sono fatte sempre più aggressive e capillari – E’ la rete telefonica, in particolare, ad essere uno dei canali principali di promozione e reclutamento dei Taliban, in uno stato in cui i cellulari sostituiscono spesso una rete urbana inesistente – Messaggi di testo, video di attacchi, nasheed. – La multimedialità fatta propaganda

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(a cura di Valentina Barbieri)

La caduta del governo talebano in Afghanistan, avvenuta nel 2001, ha segnato un profondo cambiamento non solo nel panorama mediatico delle istituzioni governative di vertice ma anche nelle tecniche di comunicazione dei talebani. Dal divieto di usare strumenti come internet, imposto quando erano al governo, all’impiego massiccio di strumenti come Facebook e Youtube. Dal rifiuto di film e fotografie al servizio sms di aggiornamento.

E se è vero che negli ultimi anni si sono moltiplicati esponenzialmente i media indipendenti, soprattutto a Kabul (canali televisivi in primis), dall’altro canto le tecniche di “guerra delle parole” della fazione talebana si sono fatte sempre più aggressive e capillari. E’ la rete telefonica, in particolare, ad essere uno dei canali principali di promozione e reclutamento dei Taliban, in uno stato in cui i cellulari sostituiscono spesso una rete urbana inesistente. Messaggi di testo, video di attacchi, nasheed.

La multimedialità fatta propaganda.

Di fronte ad una presenza così tangibile due settimane fa, in seguito alla minaccia di un nuovo attacco terroristico, il governo ha deciso di isolare telefonicamente l’intera area della provincia afgana di Helmand (fonte: BBC). Ma una soluzione estemporanea non può essere, evidentemente, la risposta ad un progetto così articolato.ù

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Taliban Employs Modern Weapons In ‘War of Words’

di Bashir Ahmad Gwakh
“Le guerre oggi non possono essere vinte senza i media. I media mirano al cuore più che al corpo; se il cuore è sconfitto, la battaglia è vinta”

Questa conclusione, a cui è giunto Abdul Sattar Maiwandi in un’intervista pubblicata recentemente dal sito Al-Emarah, non è una grossa novità.

L’importanza di vincere “la guerra delle parole” – come Maiwandi la definisce – per vincere una guerra reale è stata compresa da molto tempo.

Ma fate attenzione alla fonte. Maiwandi è caporedattore di Al-Emarah, un sito ufficiale talebano.

E se i talebani hanno vietato ufficialmente la fotografia, i film e l’uso di internet quando erano al potere in Afghanistan, ritenendoli anti-islamici, oggi il gruppo militare non può negare il potenziale di questi media come strumenti di propaganda e di reclutamento.

I talebani si avvalgono di varie tecniche nell’attuale campo di battaglia mediatico. Secondo Maiwandi il gruppo avrebbe designato un “comitato media” ufficiale per sovraintendere all’iniziativa. Sarebbe stato creato uno studio di produzione con il nome Al-Shahamat per produrre video. I video, distribuiti poi sui siti web talebani e trasmessi di cellulare in cellulare, raggiungono un pubblico più ampio attraverso altri canali come Facebook e Youtube.

Danish Karokhel, direttore della prima agenzia di notizie dell’Afghanistan, Pajhwok Afghan News,

sostiene che le campagne mediatiche dei talebani mirano a condizionare le opinioni sia degli afgani sia degli stranieri.

“Fanno propaganda per influenzare le nazioni straniere affinché facciano pressione sui loro governi [perché ritirino le lori forze militari dall’Afghanistan]. Vogliono anche diffondere il terrore tra la gente in Afghanistan attraverso i loro video” dice Karokhel.

I talebani “vogliono spaventare le persone in modo che non sostengano il governo. Minacciano le persone. Chiunque veda questo genere di video si spaventerà, ovviamente”

Taliban.com

I siti web talebani alemarah-iea.net e shahamat.info sono degli strumenti attraverso cui il gruppo militante diffonde vari materiali di propaganda.

Al-Emarah è pubblicato in inglese, pashtu, dari, urdu e arabo, e mette online una serie di video critici verso i progetti finanziati dagli Stati Uniti e da altri paesi occidentali coinvolti nella guerra in Afghanistan.

I video spiegano come strade, scuole e cliniche siano costruite in modo approssimativo e sprecando  soldi. I progetti sono additati come esempi delle false promesse occidentali e come sforzi di ingannare gli afgani.

Molti dei video inseriti sui due siti web mostrano attacchi suicidi contro l’Afghanistan e contro le forze internazionali, accompagnati dall’audio delle salmodie coraniche chiamate “nasheeds”.

In un video del sito shahamat.info un giovane militante in costume tradizionale afgano guida un furgoncino contro un convoglio militare americano. Segue un’esplosione e la videocamera rimane fissa sulla fiammata prodotta. Il video prosegue mostrando il responsabile prima dell’attacco suicida; chiede ai genitori di non piangere per lui e spiega che dovrebbero ringraziare Dio perché il loro figlio è stato capace di fare l’estremo sacrificio.

Un altro video caricato di recente mostra vari attentatori suicidi; uno alla volta esprimono il loro forte desiderio di “uccidere Gesù, le forze armate cristiane e l’esercito afgano che hanno preso a noleggio”.

I video mostrano attacchi contro gli Stati Uniti e contro l’esercito e le forze di polizia afgane, immagini seguite dalle decapitazioni degli ufficiali catturati.

Network militante

Azmat Gharanai è uno specialista di Information Technology che gestisce un internet provider a Kabul. Secondo Gharanai i talebani usano il web per raggiungere simpatizzanti e finanziatori stranieri.

“Penso che vogliano tenersi in collegamento.  Possono non essere in grado di contattarsi direttamente, quindi questi [siti] potrebbero essere usati per comunicare con i loro seguaci in ogni altro angolo del mondo e vice versa”.

Azmat Gharanai afferma: “Sono convinto al 100% che questi siti siano il loro centro di comunicazione” e spiega che i talebani sanno usare in modo efficace i siti di condivisione gratuita di video, come Youtube, e i social network come Twitter and Facebook.

Radio Free Europe non ha potuto verificare in modo indipendente se i siti Facebook siano effettivamente appoggiati dai talebani o siano semplicemente fan pages gestite da simpatizzanti. Questa settimana un account Facebook chiamato “Stato islamico dell’Afghanistan” aveva oltre 1.600 fans. I feed della pagina seguono da vicino le attività dei talebani attraverso video pubblicati, articoli e fotografie. L’account riporta i link a siti amici e le informazioni di contatto di portavoce talebani e invita i visitatori a sostenere l’Emirato Islamico dell’Afghanistan (che ha la sua pagina Facebook con oltre 1000 fans). La pagina informativa sull’account “Emirato” lo colloca nel Minnesota, International Falls, e il suo amministratore è indicato con il nome di Muhammad Zaib Khan Mujhaid.

Terroristi che mandano messaggi

In un’intervista rilasciata ad Al-Emarah, il caporedattore Maiwandi spiega come i talebani si avvalgono anche di un altro strumento media: i cellulari.

Le notizie presenti sul sito sono convertite in sms inviati agli abbonati, che possono poi spedirli ai loro contatti. “Ognuno di loro lo manda ai propri conoscenti, all’interno e all’esterno dell’Afghanistan, e così inizia una catena di diffusione” dice Maiwandi.

Karokhel, direttore  di “Pajhwok Afghan News”, afferma che i suoi reporter ricevono anche storie, immagini e video dai talebani ribelli via sms.

Per Gawhar, un ragazzo dalla provincia di Khost (nell’Afghanistan orientale), i messaggi e i video ricevuti via telefono sono una tattica efficace per spaventare.

“Oggi tutti hanno un cellulare e i cellulari sono in grado di mostrare e registrare video. Anche io ce l’avevo e ho visto gente guardare i video dei talebani che massacrano chi lavora per il governo” dice. [Quei video] fanno molta paura e chiunque li veda non sarebbe disposto a continuare a lavorare con il governo.. Sono video odiosi.”

Gulab Shah, un abitante della provincia di Paktia che ha visto video di attacchi suicidi e omicidi,

consiglia alle persone che ricevono questi video di non guardarli.

“Ho visto un video in cui i talebani [militanti] massacrano delle persone. Mi ha rovinato l’umore. Poi non sono riuscito nemmeno a dormire perché continuavo solo a pensare a questo video spaventoso in cui i talebani massacravano dei ragazzi” dice. “Questi tipi di video hanno un’influenza estremamente negativa sulle persone, e quindi vorrei direi alla gente di non guardarli. Non hanno bisogno di guardarli. Non è necessario.”

Alcuni chiedono perché il governo permetta la diffusione di queste informazioni via cellulare. Ma quando è stato chiesto se questo canale può essere controllato, il portavoce del Ministero dell’informazione e della tecnologia ha risposto semplicemente  “no.”

“Diamo licenze operative alle compagnie telefoniche in modo che possano fornire servizi di comunicazione alle persone. Non è nelle nostre responsabilità né in quelle delle compagnie identificare chi usa i servizi per quali scopi” sostiene Marjan. “Sta alle persone come usare i mezzi di comunicazione. Ognuno può condividere i segreti del suo cuore o quello che vuole. Non è soggetto a nessuna legge”.

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