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La nuova generazione di consumatori di notizie promuove (con riserva) i social network, con un occhio all’ attendibilità

Uno studio della Knight Foundation fra gli studenti delle scuole superiori Usa mostra uno spostamento del baricentro delle fonti di informazioni dei giovani – La ricerca fra l’ altro, racconta Poynter.org, mostra  che le fonti non vengono comunque scelte principalmente sulla base del criterio della affidabilità

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Secondo un recente sondaggio finanziato dalla Knight Foundation e condotto tra studenti delle scuole superiori, il 92% del campione sostiene l’importanza di tenersi informati (la stessa percentuale che sostiene l’importanza di votare).

Lo studio –  condotto tra aprile e giugno 2011 su un campione di 12.090 studenti e 900 insegnanti provenienti da scuole pubbliche e private –  mostra uno spostamento nel baricentro delle fonti di informazione degli adolescenti, come rileva Poynter.org. In una giornata tipo, gli intervistati dichiarano di informarsi come segue:

Le fonti dichiarate dagli adolescenti non riflettono coerentemente le fonti che gli stessi ritengono più attendibili in materia di notizie ed  informazione. Gli intervistati, infatti, sono meno propensi a leggere le notizie sui quotidiani, pur ritenendoli le fonti più attendibili:

Nonostante la sfiducia nei confronti dell’accuratezza dei social network, la ricerca rivela un boom tra i giovani nell’utilizzo dei media sociali per tenersi informati. Alla domanda su quanto spesso si informassero attraverso uno specifico paniere di fonti, il 56% degli adolescenti ha indicato i social network quali fonte quotidiana di informazione:

Nel 2007, soltanto l’8% degli adolescenti si informava attraverso dispositive mobile ed il 67% non aveva mai usato un cellulare per tenersi informato.

Alla base dello studio, tuttavia, non vi era la rilevazione delle principali fonti di notizie  per i giovani, bensì l’analisi della relazione che intercorre tra l’uso dei social media ed il sostegno al Primo Emendamento della Costituzione americana (quello che afferma la terzietà della legge rispetto alla libertà di parola e stampa, per intenderci).

In tal senso, i risultati sono stati incoraggianti:

Vi è una relazione chiara e positiva tra l’utilizzo dei media sociali e il sostegno al Primo Emendamento. Il 92% degli studenti che utilizzano i social network quotidianamente per tenersi informati concordano sul fatto che “le persone dovrebbero poter esprimere opinioni impopolari”. D’altro canto, solo il 77% di coloro che non utilizzano i social network per  tenersi informati concordano sullo stesso principio.

Sarebbe interessante condurre un’indagine simile anche tra gli adolescenti italiani, magari supportati da una campagna informativa su leggi, articoletti e cavilli attualmente al varo della miope (nella migliore delle ipotesi) politica nostrana in materia di intercettazioni, AgCom,copyright, ammazzablog eccetera eccetera eccetera … (mentre l’Europa alza lo sguardo e mira al mercato unico digitale).

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