Site icon LSDI

In un click la mappa del crimine

Un interessante esempio di geolocalizzazione applicata alla cronaca nera mostra come dei dati bruti possano diventare delle visualizzazioni sorprendenti. E’ il lavoro di crime mapping che sta facendo un giovanissimo free lance milanese, Daniele Belleri, con un blog intitolato al classico giro di nera –  Si tratta comunque di uno strumento da usare con cautela, avverte l’ autore, per il rischio di stigmatizzare le aree urbane dove si verificano più reati o di incoraggiare una visione egoistica della città, dove la ricerca di sicurezza può raggiungere vertici di paranoia e intolleranza

————-

Un interessante esempio di geolocalizzazione applicata alla cronaca nera mostra come dei dati bruti possano diventare delle visualizzazioni sorprendenti. E’ il lavoro di crime mapping che sta facendo un giovanissimo free lance milanese, Daniele Belleri, con un blog intitolato al classico ”giro della nera”, il tradizionale pellegrinaggio che ogni mattina i cronisti del settore compiono fra Questura, carabinieri, finanza, ecc., per raccogliere notizie, spunti, soffiate,  mentre si cazzeggia con le fonti amiche…

Nel suo blog ”Il giro della nera” Belleri ha appena concluso la realizzazione di una Mappa della cronaca nera 2010 della città di Milano. E ha già cominciato il lavoro di mappatura per il 2011.

Il crime mapping – racconta Belleri, che dopo l’Ifg di Milano ha cominciato a collaborare fra diverse testate, fra cui Il Messaggero – ”è uno strumento quasi sconosciuto in Italia, ma molto diffuso negli Stati Uniti e in Inghilterra, dove di recente è stato promosso dal sindaco di Londra, Boris Johnson. Il crime mapping è l’analisi dei fenomeni criminali che si verificano in una città, secondo la loro distribuzione geografica: strada per strada, piazza per piazza. La novità è che queste informazioni, da sempre di esclusivo dominio della polizia, vengono ora pubblicate su Internet, a disposizione di tutti, pronte ad essere rielaborate in nuovi contenuti e nuove mappe. È una vera rivoluzione della trasparenza nel modo di affrontare le tematiche della sicurezza”.

Gli episodi della nera milanese, differenziati per tipologia e caratterizzati da un simbolo specifico, sono stati anche suddivisi in varie mappe delle diverse zone della città. Cliccando sui diversi simboli si ottiene una descrizione dell’ avvenimento. Cliccando ad esempio, nella prima mappa del 2011, sul simbolo di un incendio nella zona di Parco Sempione, si ottiene una sintetica descrizione del fatto: Via Luigi Porro Lambertenghi, 06/01/11. Incendio doloso: bruciate quattro moto in un cortile.

‘’Le mappe del crimine – osserva Belleri – sono strumenti che vanno usati con cautela anche per altri rischi che portano con sé. Il primo è quello di stigmatizzare le aree urbane dove si verificano più reati. Il secondo è quello di incoraggiare una visione egoistica della città, dove la ricerca di sicurezza raggiunga vertici di paranoia e intolleranza ai minimi segnali di socialità nello spazio pubblico, in una vittoria del modello delle gated community anglosassoni o dei coprifuoco milanesi.

Spetta al giornalista ovviare a queste derive, e i modi possono essere quelli della comparazione. Una comparazione prima di tutto statistica, cioè un confronto per evidenziare i risultati positivi ottenuti nel corso degli anni sul versante del calo dei reati, in alcuni quartieri. Questo avrebbe il doppio risultato di fare pressioni sull’amministrazione cittadina, per un suo intervento, e di offrire alle aree oggi più in difficoltà una prospettiva di riscatto a breve termine’’.

La lettura delle mappe di nera può riservare comunque anche delle sorprese.

La consultazione della crime map di Londra – nota Belleri -. Mostra ad esempio che l’ area dove si riscontra il più alto tasso di crimini è infatti (e di gran lunga) quella di Westminster, il cuore politico della capitale. Certo, l’insicurezza è un concetto sfaccettato, e i reati contro il patrimonio (predominanti nelle zone ricche) hanno un impatto emotivo assai minore delle violenze di strada o contro la persona, tipiche dei quartieri depressi. Ma è anche vero che la diffusa equazione tra periferia e criminalità, visto questo risultato, non può che essere ridimensionata.

E in Italia, come va? La mappa della cronaca nera di Milano–Il giro della nera mostra come a Milano la maggioranza delle notizie del 2010 riguardino aree semi-periferiche o periferiche. Eppure, in uno studio di qualche anno fa del Politecnico milanese, a cura di Massimo Bricocoli (di recente autore, insieme a Paola Savoldi, del prezioso Milano downtown. Azione pubblica e luoghi dell’abitare), si notava come nella percezione di polizia, carabinieri, vigili urbani e altri, fosse ancora il centro città, lungo le arterie dello shopping, il luogo più criminoso della metropoli. Insomma, non si ruba a casa del ladro. O forse, ancora meglio: prima si passa dal centro’’.

Exit mobile version