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Giornalisti precari atto primo, contro la congiura del silenzio

Un eccellente esempio di buona informazione sul problema del precariato in campo giornalistico è stato offerto l’ altra sera da Riccardo Iacona su Presa diretta (Rai3) -Due freelance di lungo corso, in particolare, hanno offerto nelle loro interviste un ideale vademecum, una sorta di ”avviso ai naviganti”,  che proponiamo in vista della manifestazione contro il precariato e per la dignità del giornalismo in programma venerdì e sabato a Firenze

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di Marco Renzi

La precarietà nel giornalismo è uno di quegli argomenti che nessuno mai affronta, soprattutto sui mezzi di informazione, in particolare sui media mainstream. Eppure in questa nostra professione i colleghi “traballanti” sono la gran massa delle persone che “realmente” producono informazione nel Paese. L’ esempio  eccellente di buona informazione sul problema fornito da Riccardo Iacona domenica sera 2 ottobre su Rai Tre a Presa Diretta, potrebbe riuscire a far emergere una volta per tutte questa realtà insabbiata.

L’ inchiesta, a onor del vero, aveva un respiro più ampio e indagava a 360 gradi il mondo “tipicamente nostrano” dei contratti di lavoro atipici.  E nella prima parte faceva bella mostra di sè, forse per la prima volta in un programma televisivo destinato al grande pubblico, proprio il fenomeno del precariato nel  mondo dell’ informazione.  Un settore quello della stampa,  che in quanto a sfruttamento  del lavoro e a posizioni atipiche maltrattate,  detiene forse un record assoluto di “longevità nello sfruttamento” oltrechè di totale “invisibilità del fenomeno”.

Davanti al microfono delle giornaliste della redazione di Presa Diretta, una di queste “regolarmente precaria”, come sottolineato dallo stesso Iacona, sono sfilate in rappresentanza del variegato e composito mondo dell’informazione del Bel Paese: Luciana Cimino, “free lance” di lungo corso all’ Unità, e Silvia Bencivelli,  giornalista scientifica, conduttrice per la Rai di un magazine di informazione scientifica sul terzo canale di Radio-Rai.

Le informazioni fornite dalle due colleghe alle redattrici di Presa Diretta potrebbero concorrere,  a nostro avviso, a comporre un ideale vademecum, una sorta di avviso ai naviganti,  da proporre in toto al pubblico presente alla prossima manifestazione nazionale dedicata al giornalismo, con un occhio particolare al precariato,   che Firenze si appresta a vivere il 7 e l’8 ottobre presso il cinema teatro Odeon :  ”Giornalisti e Giornalismi libera stampa e liberi tutti”.

Ma vediamo nel dettaglio cos’ hanno detto le colleghe Luciana e Silvia.

(Video-intervento di Luciana Cimino, estratto da clip di Presa diretta del 2 ottobre 2011 su you tube dal minuto 9,00 alla fine della clip)

Luciana Cimino:

”Free lance è una giornalista che vende le sue notizie al miglior offerente. In realtà io da sempre vendo i miei articoli soltanto all’ editore per cui lavoro, con cui dunque si configura un rapporto di subordinazione che non mi viene  riconosciuto. Sono pagata a pezzo  in media 25 euro cadauno, ma ci sono anche  pezzi per cui prendo 10 euro lordi, che netti fanno 7 euro. Anche lavorando tutti i giorni non riesci a superare questa soglia dei 6/700 euro al mese lordi, circa 500 euro netti. Voi direte: come fai a vivere? Ti arrangi con altre cose. Io ho fatto la cameriera, uffici stampa, ho lavorato per programmi televisivi, cioè si fa di tutto pur di mantere il proprio lavoro da cronista.

E poi è ovvio che sei ricattabile. Dalla redazione ti chiamano a qualunque orario e in qualunque giorno della settimana, e tu accetti qualsiasi cosa, perchè ogni pezzo concorre a formare il tuo misero stipendio mensile. Per fare un articolo, meglio ancora per scrivere un’inchiesta bisogna lavorare minimo due/tre giorni, accumulando spese che non ti vengono rimborsate in alcun modo. I trasporti, il cibo, ma soprattutto il telefono, è tutto a carico tuo. Per fare un pezzo si fanno in media 6/7 telefonate si spendono immediatamente 10/15 euro solo di telefono e poi il pezzo ti viene pagato 25 euro, a 90/120 giorni e tu ci hai perso. Ci hai perso,  economicamente, ci hai perso energia. Peggio ancora quando il pezzo “magicamente” ti viene ridotto in pagina o addirittura salta, perchè magari quel giorno all’ultimo minuto vengono ridisegnate le pagine perchè Berlusconi esterna alle 19,30! Tu perdi tutto, hai lavorato e non vieni pagato, punto”.

”Mi fa rabbia perchè con i miei colleghi ci troviamo spesso a pensare che il giornalismo sia una professione ereditaria. Si diventa giornalista se sei figlio di giornalista, se sei figlio di un politico. Perchè c’è questo precariato lunghissimo e avvilente e mortificante,  che si può permettere soltanto chi ha una famiglia benestante”.

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(Secondo video di Luciana Cimino, estratto da un secondo clip di Presa diretta del 2 ottobre 2011 su you tube, dal minuto iniziale sino  al minuto 1,30)

”C’ è una congiura del silenzio intorno al precariato nella stampa. Perchè tutti i giornali hanno questa situazione. Non esiste il giornale virtuoso che non ha precari. E’ terribile arrivare a quarantanni e vedere che non hai prospettive, che sei sempre l’ultima ruota del carro, impegnato in un’eterna corsa dove non arrivi mai da nessuna parte, qualunque sia il tuo stato di abnegazione verso il lavoro.

Noi giornalisti ogni mattina ci svegliamo pensando di fare il lavoro più bello del mondo. E poi invece ogni sera ci corichiamo con il fegato gonfio per le umiliazioni che abbiamo subito durante la giornata. I pezzi non firmati. I pezzi non pagati. I pezzi che non sono usciti’‘.

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”E di precariato nel giornalismo possiamo travare numerosi esempi – sottolinea nel servizio la voce fuori campo di Riccardo Iacona – anche in televisione, anche in Rai, anche qui a Presa Diretta.

Elena Stramentinoli, Lisa Iotti, Sabrina Carreras, Vincenzo Guerrizio, Danilo Procaccianti, sono giornalisti ma non hanno contratto giornalistico.

E la stessa cosa succede in tutti i programmi di approfondimento giornalistico della televisione italiana.

“Ballarò”, “Report”, “Anno Zero”, quando andava in onda, “Exit” e adesso “Piazzapulita”, “L’ infedele”  e poi ancora “Porta a porta”, “Matrix”.

Se non lavori per un telegiornale il contratto giornalistico te lo puoi scordare! ”

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(Video-intervento di Silvia Bencivelli, estratto dalla seconda clip di Presa diretta del 2 ottobre 2011 su you tube, dal minuto 2.28 al minuto 5.22 della clip)

Silvia Bencivelli:

”Ho un contratto da Free lance con partita iva, sono 6 anni che vengo tutti i giorni, tutti i giorni per nove mesi. Per chi ha figli, una famglia,  questo è soprattutto una mancanza di futuro. Un contratto che scade. Veniamo quasi sempre richiamati perchè serviamo. Il fatto è che veniamo richiamati con condizioni di lavoro miserrime. In tutto io dalla Rai racimolo un migliaio di euro al mese, nei mesi in cui lavoro. Molto poco effettivamente! Ed è anche il motivo per cui alla fine di ogni contratto ti viene voglia di dire basta.

Mi sono fatta un curriculum, sono molta grata alla Rai, non tanto all’azienda, soprattutto sono grata alle persone persone che ho trovato, ai miei capi, che mi hanno educata, mi hanno formata. E anche loro li vedo un po’ smarriti,   perchè hanno investito tanto in qualcuno che adesso potrebbe, e che anzi spesso lo fa, andarsene. Questo mese e mezzo prima dell’eventuale rinnovo del contratto lo passerò in vacanza, a scrivere perchè devo scrivere, però quando poi rientrerò, lo so che mi prederà un magone infinito a farmi i conti in tasca.  Così sarà…chissa per quanto?

Un libero professionista dovrebbe avere dei rischi nel lavoro e però anche dei benefici. Quand’è che un lavoratore con partita iva si chiama precario? Quando non può contrattare il compenso. Quando ha un contrato che non descrive quello che fa veramente. Quando viene pagato poco per quello che fa!”

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