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Giornalismo partecipativo, grande fermento nel Maghreb

Mentre è in corso sulla Rete un dibattito, anche aspro, sul ruolo che i social media avrebbero avuto nelle vicende tunisine di questi giorni (‘’Per favore, per la Tunisia non mi venite a parlare di ‘Twitter revolution’ o di ‘WikiLeaks revolution’, sollecita   Luke Allnutt su Tangled Web, mentre  un tweet del 15 gennaio affermava categoricamente  ‘’nessuno con cui ho parlato oggi a Tunisi mi ha citato Twitter, Facebook o WikiLeaks; si parla solo di disoccupazione, corruzione, oppressione’’), è comunque chiaro che le nuove tecnologie hanno attivato giornalisti e comuni cittadini a diventare produttori di notizie e ad agire – In un ampio articolo sull’ European Journalism Center, scritto comunque  prima degli ultimi avvenimenti tunisini -, attraverso l’analisi degli attuali media nella regione, Laid Zaghlami racconta anche quali movimenti di libertà di espressione si stiano muovendo e emergendo grazie alla rete in tutta la regione del Maghreb – Mettendo in rilievo come esistano dei gap fondamentali nella comunicazione all’interno della società del Maghreb, dovuti alla varietà delle barriere economiche, sociali e culturali: generazionali, educative, finanziarie e sessuali.

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CITIZEN MEDIA IN MAGHREB

(Ejc)

di Laid Zaghlami

(giornalista algerino, coautore del volume ‘Giornalismo partecipativo e democrazia in Africa’, uno studio della School of Journalism and Media Studies della Rhodes University in SudAfrica).

(traduzione di Claudia Dani)

Lo stato dei media in Maghreb

L’attuale sistema politico in Maghreb non è impaziente di promuovere una reale libertà nella stampa. Al contrario, stanno agendo, per prevenire l’emergenza di un reale e pluralistico panorama dei media e la nascita di una società civile attiva e indipendente.

In Marocco, con l’affermazione del re Mohamed VI nel 1999, le speranze di libertà divennero alte. Erano state infrante in qualunque modo, da 10 anni in cui i quotidiani venivano banditi e i giornalisti imprigionati perché avevano osato pubblicare qualche notizia troppo vicina alla famiglia reale e ai suoi membri.

I cambi della politica dei media in Marocco sono orientati alla promozione dell’immagine del re, giornalisti e blogger sono spesso soggetti alla sorveglianza da parte delle autorità e al controllo sui loro articoli e commenti.

In Tunisia, diversi organismi internazionali e organizzazioni non governative hanno apertamente criticato il governo a causa del peggioramento della libertà di parola e dei diritti umani.

Attivisti per i diritti umani, oppositori politici, avvocati e giornalisti vengono spesso molestati e poi imprigionati. Anche molti blogger rischiano la prigione a causa dei loro resoconti critici sulla rete.

L’Algeria sembra avere abbastanza  libertà di parola in confronto ai suoi vicini. 74 testate su 80 sono proprietà di editori privati che si sono creati una posizione dominate sul mercato dei media. Ma comunque sanzioni e multe sono applicate in caso di diffamazione e calunnia.

Gli algerini sembrano avere un accesso ad internet non limitato, questo perché non vi è una legislazione che supervisioni e monitorizzi la rete. Comunque le autorità stanno attuando leggi per definire quali siano i crimini di comunicazione.

Una blogosfera emergente

L’analfabetismo è un importante fattore che determina il livello educativo e culturale dei cittadini nel Maghreb e di conseguenza la partecipazione online delle persone. In termini statistici colpisce il 23% dei 35 milioni di abitanti dell’Algeria, il 32% dei 9 milioni della Tunisia e il 40% della popolazione del Marocco (36 milioni).

Il giornalismo partecipativo nella regione del Maghreb – in particolare in Algeria – ha ancora da percorrere un strada lunga prima di avere una alternativa reale ai media convenzionali. Ma è chiaro che le nuove tecnologie stanno attivando giornalisti e comuni cittadini a diventare produttori di notizie.

In Tunisia per esempio, un gruppo di blogger ha creato un blog chiamato Tunisian Witness (testimone tunisino) il cui scopo è raggiungere i cittadini tunisini nel mondo intero, in particolar modo quelli interessati a sviluppare media internazionali e indipendenti. Questi blogger si considerano come citizen journalists attivi, che contribuiscono all’idea della cittadinanza tramite notizie, idee e commenti così come con la partecipazione attiva in forum e dibattiti su temi relativi alla Tunisia.

Percezioni del giornalismo partecipativo

Tema centrale è che il concetto di citizen journalism è definito malamente fra la popolazione di questi tre paesi del Maghreb. Alcuni lo considerano semplicemente come la stampa online.

Molti quotidiani hanno la loro versione elettronica in rete, anche se solo poche testate sono esclusivamente disponibili online. Il secondo caso include Chouroukonline.com e Tout sur l’Algerie che operano in conformità con le richieste del loro proprietario CNIL francese.

Altri riconoscono i blog come parte chiave del movimento del giornalismo partecipativo, rappresentano spazi online  in cui si può fare opposizione politica e mezzo per promuovere la libertà di stampa e di espressione.

Hanno creato spazi comuni in rete per nuove forme di espressione, specialmente nella sfera della politica e in Algeria.

Il sito web www.agirpourlalgerie.com, per esempio, è stato creato inizialmente da Hichem Aboud, un ex ufficiale della sicurezza algerino ora in Francia. Poi, importante per la blogosfera è  www.haddar-blog.com, scritto da un oppositore politico attivo che si chiama Yazid Haddar.

Esistono blog e siti web scritti dai cittadini che non sono esclusivamente focalizzati sulla politica. Algerie Decouverte è un blog dedicato al viaggiare che esplora la storia del paese, la natura e la geografia, mentre Kherdja è un blog dedicato allo shopping e al cibo.

Un timido debutto di giornalismo partecipativo professionale  sta prendendo piede nel Maghreb. Un buon esempio è il quotidiano online Algerie Focus, con sede in Francia, prodotto da un team di giornalisti, esperti e studiosi. Lo scopo è promuovere la libertà di espressione e la diversificazione delle opinioni.

Il suo capo redattore, Faycal Anseur, ha lanciato parallelamente uno spazio per i cittadini con il supporto di applicativi dei social network come Facebook, Linkedin, MySpace, Orkut, Flickr, Bebo, Hi5, YouTube, Basecamp, Viadeo, Flickr, e Webwag.  Tuttavia, il giornalismo partecipativo in Maghreb sembra avere ancora davanti un lungo percorso da intraprendere prima di essere ampiamente compreso.

Il concetto di Anseur di giornalismo partecipativo si sviluppa da un desiderio di elevare la libera comunicazione  come piattaforma per generare concetti nuovi e comprendibili circa i termini giustizia, politica, economia democrazia e altri.

Rivedendo la severità etica e la correttezza politica dei media esistenti in Maghreb, il suo immediato scopo è di assicurare più spazi sulla rete per la libertà di espressione delle opinioni senza restrizioni o censura.

Esistono buchi basilari della comunicazione fra e dentro i membri della stessa società lungo tutto il Maghreb, dovuti alla varietà delle barriere economiche, sociali e culturali: generazionali, educative, finanziarie e sessuali.

È troppo presto per confermare come un progetto come Algerie Focus entrerà nel modello convenzionale del giornalismo del paese. Cosa evidente rimane comunque che i media tradizionali nella regione del Maghreb hanno deluso i cittadini.

Assorbimento e comprensione del citizen journalism da parte dei media convenzionali

I media convenzionali pubblici e privati del Maghreb sembrano sotto stimare  o ignorare il concetto di giornalismo partecipativo. La loro unica reazione è semplicemente  stata quella di creare un versione online delle loro pubblicazioni.

Così come esibiscono un approccio altamente istituzionalizzato del giornalismo partecipativo, tendendo a intendere i loro quotidiani come spazi per i contributi e i suggerimenti dei  cittadini.

Inoltre avendo una rete regionale e locale di corrispondenti, alcune testate mettono a disposizione linee ai loro lettori per commenti su differenti argomenti. I media tradizionali ritengono che non ci sia bisogno di sviluppare nuovi progetti di giornalismo partecipativo questo porterebbe ad un’alternativa ai canali convenzionali.

Solo un quotidiano chiamato Le Citoyen è dedicato al resoconto di notizie regionali mettendo i cittadini al centro e si tratta di una testata di proprietà di un gruppo privato.

Il valore democratico del citizen journalism

La pratica del giornalismo partecipativo richiede un sistema politico fondato al centro di valori democratici, che includano pluralismo politico e mediatico. Questi punti chiave fermi sono stati di fatto instillati in Maghreb, alla Conferenza sul giornalismo partecipativo nel mondo Arabo, tenutasi a Casablanca nel 2008.

I mezzi di comunicazione sono parte importante del processo democratico nella regione, i giornalisti stessi sono attori e agenti della democrazia. Coloro i quali stanno lavorando nella stampa della regione in mano ai privati, oggi dovrebbero essere orgogliosi delle  loro conquiste nell’assicurare spazi comunicativi per l’opinione pubblica.

I media convenzionali e specialmente la stampa privata, continua ad avere un ruolo importante nella promozione e salvaguardia della democrazia nella regione del Maghreb. Comunque, dovrebbe aprirsi per creare forum nei quali giornalisti, studiosi, oppositori politici e cittadini comuni possano intervenire nella cosa pubblica.

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