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Altro che quarto potere: quando il giornalismo diventa serial tv

Il processo di Perugia diventa una vicenda globale, di cui si occupano i giornali del Perù e quelli di Taiwan, in cui il giornalismo abdica dalla sua funzione di controllo per diventare protagonista dell’ info-intrattenimento globale – Un intervento di Gennario Carotenuto

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La vicenda del processo per l’ uccisione di Meredith Kercher, è in prima pagina perfino sul quotidiano La República di Lima, nel remotissimo Perù, nel Taiwan News, nell’australiano Sidney Morning Herald, e in migliaia di altri media, dalla Turchia al Sud Africa, un’ attenzione comunque oltre ogni logica per un caso di cronaca ambientato in una provincia italiana.

Lo segnala sul suo sito Gennario Carotenuto, osservando come ‘’non smettono di stupire le dinamiche dell’ info-intrattenimento globale’’.

Carotenuto richiama nel suo articolo un passo di un suo saggio del 2008, Giornalismo partecipativo, relativo alla ‘’agenda setting del giornalista flessibile’’, in cui scriveva:

Determinati omicidi, magari con risvolti piccanti o che coinvolgono personaggi noti, sono più notiziabili per un giornalismo che deve stare comunque sul mercato, rispetto alla caduta di un manovale albanese da un’impalcatura. Casi come quello del campione di football O. J. Simpson negli Stati Uniti, oppure di Wilma Montesi, nell’Italia degli anni ’50, o l’omicidio di Meredith Kercher a Perugia a fine 2007, con la continua esposizione del bel viso della presunta assassina Amanda Knox (50.000 foto sul web, due milioni di citazioni in Google, 35.000 nei blog), è prevedibile che inducano i giornalisti ad allettare l’attenzione fino alla morbosità del pubblico. Di nuovo: è prerogativa del giornalismo scegliere a quali fatti dare rilievo e in quale maniera narrarli (senza travisarli). Ma è altrettanto evidente che, focalizzandosi su determinati casi e ignorando altri, il giornalismo abdica da una delle sue funzioni principali. Lo fa per esempio proprio evitando di contestualizzare le centinaia di manovali stranieri che cadono dalle impalcature e quindi rinunciando a documentare fenomeni sociali per limitarsi a selezionare notizie appetitose (corsivo nostro).

È in tale contesto – commenta ora Carotenuto – che matura il “femminicidio globale” e globalizzato della povera Meredith ed è un contesto di abdicazione del giornalismo dal proprio ruolo di Quarto potere. Non è un caso che sopratutto i media britannici denuncino l’oscuramento della figura della vittima e l’esaltazione della figura della presunta colpevole Amanda Knox che cancella totalmente il suo ex-ragazzo italiano, coimputato, Raffaele Sollecito, benestante e belloccio ma, ahilui, terrone per la stampa italiana e meno interessante per quella mondiale.

Tutte le luci puntate su Amanda vuol dire la trasformazione di un delitto in un serial televisivo collocato in un paese giudiziariamente arretrato (per gli statunitensi) come l’Italia sul quale viene costruita una narrazione superficiale, già vista in diecimila telefilm da Fox Retrò a Fox Crime, nei quali Foxy Knoxy è assoluta protagonista nella quale immedesimarsi.

Qualcuno – conclude Carotenuto – ricorderà Midnight Express (Fuga di Mezzanotte), il bel film di Alan Parker nel quale un ragazzo americano finiva in carcere in Turchia in quanto colpevole di traffico di droga. Oggi il caso perugino viene presentato dai media statunitensi egemoni come una sorta di remake seriale dove l’ Italia è la Turchia, Amanda è al posto di Billy Hayes, e la giustizia penale italiana è al posto delle carceri turche. Con la differenza, ma sembra non interessare, che Meredith è morta davvero.

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