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Albania: numero record di testate, editori molto impuri, poca qualità e tanta autocensura

Nel paese europeo con il maggior numero di testate per abitante le tirature dei quotidiani non superano le 20 mila copie e i giornalisti professano apertamente l’ autocensura e praticano un modo superficiale di fare informazione – Una intervista sull’ Osservatorio sui Balcani a Lufti Dervishi esperto di media e direttore esecutivo di Transparency International Albania – ‘’Vi sono media privati piuttosto che media liberi’’ e i proprietari se li tengono stretti  come un ‘’capitale pubblico per mantenere o accrescere l’ influenza di determinati gruppi politici od economici nel Paese. Gli imprenditori fanno di tutto per non far fallire questi media, nonostante la loro scarsa redditività sul mercato’’.

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E’ il Paese europeo con il maggior numero di testate  per abitante: un numero sorprendentemente grande di media, radio, tv, giornali stampati e online. Ma le tirature dei quotidiani non superano le 20 mila copie e i giornalisti professano apertamente l’ autocensura e praticano un modo superficiale di fare informazione.

E’ il quadro della situazione dell’ editoria e del giornalismo in Albania che emerge da una ampia intervista a Lutfi Dervishi, esperto di media e direttore esecutivo di Transparency International Albania, pubblicata dall’ Osservatorio Balcani&Caucaso.

Tra le cause di questo stato di cose, secondo Dervishi, ai primi posti c’ è la ‘’feticizzazione della tecnologia: tutti investono nei media, in quanto è prestigioso nel Paese investire in aziende ad alta tecnologia, però nessuno investe sui giornalisti e sulla loro preparazione professionale: nessun aggiornamento, nessun corso di formazione. Abbiamo quindi dei media che rappresentano spesso grandi investimenti, soprattutto per quanto riguarda le tecnologie, ma non abbiamo la stessa qualità di informazione e di approfondimento giornalistico’’.

La proliferazione di testate, osserva Dervishi, è dovuta

‘’in parte al fatto che i media liberi sono stati una mela proibita fino al ’91. Dopo il crollo del comunismo i giornali, le radio e le tv private si sono moltiplicate di giorno in giorno, all’inverosimile. E stranamente, nonostante il mercato albanese sia molto piccolo, tenendo presente che si tratta di un Paese di circa 3 milioni di abitanti, la maggior parte dei media ha continuato ad esistere anche dopo la fase del primo entusiasmo pluralistico nel Paese’’.

Come riescono a sopravvivere?

La maggior parte di questi media non rappresentano l’unico investimento degli imprenditori che li possiedono. Spesso l’obiettivo è tenerli come capitale pubblico, e come mezzo di comunicazione pubblica, per mantenere o accrescere l’influenza di determinati gruppi politici od economici nel Paese. Gli imprenditori fanno di tutto per non far fallire questi media, nonostante la loro scarsa redditività sul mercato.

La situazione è tale per cui non si può parlare di ‘’media liberi’’ in Albania.

‘’Vi sono media privati piuttosto che media liberi. Di solito, per riuscire a controllarli meglio, si assumono pochi giornalisti. Il compito del giornalista consiste nel riempire le pagine. Non è facile fare vero giornalismo. Ci vuole tempo, e denaro. Ma la qualità è l’ultima delle preoccupazioni’’.

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