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Ai lettori non piace personalizzarsi l’ informazione

I risultati del Rapporto del Pew Research Center dimostrano una certa riluttanza delle persone di fronte alla crescente offerta di servizi di personalizzazione dei siti web di alcune grandi testate giornalistiche – Roy Greenslade: ‘’i lettori vogliono ancora essere sorpresi’’

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Nonostante la convinzione che il mondo digitale sia per sua natura ‘’attivo’’, determinando una partecipazione istintiva e convinta da parte degli utenti, la constatazione del ruolo ‘’mediocre’’ dei social media sul piano del traffico convogliato verso i siti di informazione farebbe pensare piuttosto a un atteggiamento fondamentalmente passivo da parte delle persone. Almeno per quanto riguarda le grandi testate giornalistiche.

L’ osservazione è di Pier Luca Santoro che in un articolo sul Rapporto sull’ informazione online pubblicato da Pew Research Center pochi giorni fa,  cita a sostegno di questa impressione anche la convinzione in questo senso di Roy Greenslade, giornalista del Guardian ed acuto osservatore di cose mediatiche.

‘’C’ è grande entusiasmo fra i pionieri digitali sull’ idea di poter offrite ai lettori un flusso di Informazione personalizzata, ma i lettori, almeno per il momento, sembrano piuttosto freddi di fronte a questa possibilità’’, rileva il giornalista britannico in un articolo dal titolo ‘’ Here is the news – online readers like to be surprised by what they read’’. Insomma , la lettura principale che Greenslade dà del  Rapporto del Pew è che le persone preferiscono la sorpresa per le proposte di  lettura che vengono dalle testate.

Greenslade, a sua volta, fa riferimento a una ricerca di Neil Thurman, docente di editoria elettronica alla City University di Londra, secondo cui non ci sarebbe alcuna connessione fra la crescita dell’ offerta di informazione personalizzata in Uk e Usa e la risposta dei lettori. Secondo lo studio – Making ‘The Daily Me’: technology, economics and habit in the mainstream assimilation of personalized news* -, al contrario, vi sarebbe una certa riluttanza nel personalizzare i siti di informazione giornalistica.

Tornando al Rapporto del Pew, esso, fra le altre cose – racconta il Giornalaio –  ‘’evidenzia come vi siano solo tre fonti [referrals] che generano più del 10% delle visite ai principali siti d’informazione stunitensi: Google [search + news ], Drudge Report e Yahoo (search + news ].

Due di questi, come noto, sono motori di ricerca che offrono anche un servizio di aggregazione delle notizie mentre il terzo è un “aggregatore puro”.

L’ infografica qui sotto, realizzata da PBS News – continua Santoro – ne specifica i risultati, per ciascuno dei principali quotidiani esaminati, confrontandoli con quelli di Facebook e Twitter.

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