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Verso un sistema ibrido dell’ informazione, quale equilibrio economico?

Il valore economico generato dall’informazione, oggi garantito in misura massiccia dalla carta, sarà in prospettiva generato da una molteplicità di componenti – pubblicitarie e  di accesso – che verranno applicate attraverso modelli di business eterogenei. Anche se non sarà faciletrovare un punto di equilibrio economico-finanziario che possa garantire la sostenibilità di un sistema editoriale ibrido basato su carta e online”.

Lo afferma l’ Osservatorio europeo di giornalismo in un documento di aggiornamento della ricerca Giornali e Internet, come uscire dalla crisi? pubblicata nel maggio del 2009 e di cui Lsdi aveva dato un’ ampia sintesi.

Ma come arrivare all’ equilibrio se, come ricordava ad esempio giorni fa Al Varian, economista capo di Google, in media, solo il 5% del fatturato pubblicitario dei giornali viene garantito dalle edizioni online (un valore che, per giunta,  non corrisponde alla crescita progressiva di internet conosciuta negli ultimi 5 anni)?

Il quadro è molto complesso e, tra l’ altro, sottolinea l’ Osservatorio, i media tradizionali hanno ancora una forte centralità.  Nonostante tutto, infatti,

le notizie originali sono ancora in massima parte prodotte e fatte circolare dalle testate storiche, nazionali (vedi studio Neiman Lab) e locali (vedi rapporto). Non solo, ma la discussione che avviene su web, blog e media sociali, è alimentata in percentuale altissima dalle più consolidate fonti di informazione. Una prova di quanto appena detto arriva dall’indagine promossa dal Pew Research che, analizzando più di un milione di blog e siti di social media, ha verificato che l’80% dei link fa riferimento a media tradizionali.

Il documento analizza i vari aspetti della questione (ipotesi di sviluppo, centralità del giornalismo, modulazione delle scelte rispetto alle esigenze delle singole testate, rapporti concreti con i lettori, ecc.) ed elenca anche una serie di linee di condotta per “aumentare il traffico online ed essere determinanti al fine di garantire una posizione competitiva nell’acquisizione di investimenti pubblicitari”.

Fra di esse:

– Introdurre tutti i meccanismi che permettono di distribuire le notizie sui media sociali

– Essere un punto di aggregazione, linkando notizie da quei siti o blog di informazione specialistici che possono essere di utilità al lettore

– Rendere disponibili ai lettori tutti quegli strumenti che consentono di personalizzare l’accesso all’informazione in base ad argomenti di loro preferenza

– Per le notizie di più alto interesse creare dei mini siti o aree informative che contengano informazioni di backgound mirate ad agevolare e ad approfondire un determinato argomento.

–  Per i gruppi editoriali che oltre ai giornali operano su più diversi media, tipicamente Radio e TV, il web può fungere da punto di convergenza e smistamento dei diversi contenuti.

Insomma, conclude l’ Osservatorio,  in un sistema ibrido online-offline,

il valore economico generato dall’informazione, oggi garantito in misura massiccia dalla carta, sarà in prospettiva generato da una molteplicità di componenti – pubblicitarie e di servizio di accesso – mutuando modelli di business eterogenei che emergeranno dalla specificità del rapporto dei singoli giornali con i propri lettori.

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