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Stagisti, un bacino di sotto-precari


Gli stagisti rischiano di diventare un bacino di sotto-precari come dimostrano i “fenomeni di preoccupante degenerazione” che si registrano nel settore.

Lo rileva una ricerca sul mondo degli stage in Italia realizzata da Isfol (un istituto per la formazione al lavoro) e da Repubblicadeglistagisti.it , e presentata ieri a Roma.

“I tirocini formativi e di orientamento – spiega la premessa del volume che raccoglie la ricerca, dal titolo “Gli stagisti italiani allo specchio” – “rappresentano, da parte di un numero consistente di aziende, una scorciatoia per acquisire manodopera a basso o bassissimo costo, con scarse tutele, senza che venga erogata effettivamente una qualche forma di attività di tipo formativo o di orientamento al lavoro».

Dal sondaggio emerge che i settori aziendali “a più alto tasso di stagisti” sono quelli della comunicazione, spettacolo e pubblicità, all’interno del quale ha svolto lo stage il 12% dei partecipanti al sondaggio, della pubblica amministrazione (11%), e della consulenza o servizi alle imprese (10%).

Quasi un tirocinante su cinque – osserva affari italiani.it – ha al suo attivo tre o piu’ stage (18,9%). Tra questi che potremmo definire “serial stagisti” la componente femminile e’ circa tre volte quella maschile a conferma – secondo il sito – delle maggiori difficolta’ delle donne ad inserirsi stabilmente nel mercato del lavoro, ma anche della maggiore intraprendenza delle ragazze rispetto ai maschi.

Lo stagista tipo e’ in piu’ di 2 casi su 3 una donna (69%), ha un’eta’ compresa tra i 25 e i 30 anni (68%) ed ha conseguito una laurea, specialistica nel 44,6% dei casi, triennale nel 27,1%. Una quota non trascurabile dei tirocinanti che hanno risposto all’indagine ha conseguito un diploma di master (13,7%).

Nelle aspettative iniziali i giovani intervistati ammettono di aver intrapreso uno stage soprattutto per trovare un lavoro (33,2%) e mettere a punto un proprio percorso professionale (9,3%). Il 24,1% ha intrapreso uno stage per completare la propria formazione, per orientarsi nel mondo delle professioni (18,5%) o per ottenere crediti formativi (12,5%).

Il sondaggio è qui .

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